Ten.

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"Merda"
Lo sentii imprecare e subito mi allarmai.
"Che faccio ora?" bofonchiai in preda al panico alzandomi di scatto dal letto e trattenendo le lacrime di nervosismo e agitazione che stavano per iniziare a colarmi sulle guance.
Justin si alzò velocamente anche lui e mi posò una mano sulla bocca per farmi tacere.
Si portò l'indice davanti alle labbra e, guardandomi dritto negli occhi, mi fece cenno di seguirlo.
Aprì la cabina armadio e la richiuse alle nostre spalle.
Era molto luminosa, piena di vestiti casual ma anche eleganti. Ovviamente tutti firmati. Per non parlare della varietà delle scarpe.
Avevo fissato il mio sguardo su un paio di Supra rosse quando la lucina che illuminava l'interno si spense di colpo.
"Justin sei tornato?"
La voce del padre del biondo era molto vicina a noi, come i suoi passi.
Mi strinsi a lui più forte che potei per sentirmi protetta e al sicuro.
"Non fiatare" bisbigliò nel mio orecchio osservando le mosse del padre dalle fessure delle ante.
Trattenni il respiro fin quando non sentii la porta della camera aprirsi e poi richiudersi.
Esalai un respiro di sollievo e lo guardai.
"Spara il tuo piano ragazzino" dissi incrociando le braccia.
Non poteva andare avanti così ancora per molto, o di sicuro avrei fatto un bel soggiorno in riformatorio.
Uscimmo dal nostro nascondiglio e mi spiegò nei dettagli le sue intenzioni.
"Nel garage? E i tuoi genitori le macchine non le tirano fuori?" domandai perplessa.
"No, per il semplice fatto che sono entrambe parcheggiate in giardino trecentosessantacinque giorni all'anno" precisò.
Annuii un po' più convinta, ma non del tutto.
"Non lo so Justin, potrebbe andare però... Finiremo nei guai, me lo sento"
Abbassai lo sguardo, ma subito le sue dita me lo sollevarono e il suo viso si avvicinò al mio. Molto. Troppo.
Percepii il suo respiro sulle mie labbra appena parlò.
"Devi fidarti Becky"
Nei suoi occhi leggevo una tale sincerità da farmi addirittura venire la pelle d'oca. O era semplicemente il fatto di averlo a due centimetri che me la fece venire?
I suoi occhi, di quel colore caldo e ambrato che ogni volta mi ammaliavano, si spostarono sulla mia bocca.
Non resistetti più.
Mi avvicinai a lui fino a far collidere le nostre labbra una volta per tutte e la cosa sembrò non dispiacergli affatto, visto che cominciò a baciarmi con una delicatezza disarmante.
Da seduti, ci ritrovammo sdraiati sul letto, abbracciati.
Non volevo staccarmi da lui, quel sapore di zucchero e menta che aveva la sua lingua mi portò fino ai cancelli del paradiso.
Mai dato bacio più bello, mai dato bacio più lungo.
Le nostre mani si intrecciarono, come se non si conoscessero già abbastanza, e i suoi pollici mi accarezzarono in modo così romantico da farmi sciogliere come un cubetto di ghiaccio al sole.
Dopo infiniti minuti di pura magia, l'incantesimo svanì e il bacio si fermò. Eppure non era ancora mezzanotte.
Mio Dio sto forse sognando?
Justin si leccò le labbra bagnate facendomi sorridere imbarazzata.
"Wow, e tu saresti single?!" disse facendomi arrossire.
"Potrei chiederti la stessa cosa" sussurrai stringendomi al suo petto come una bambina indifesa.
Lo sentii ridere leggermente e baciarmi la fronte.
Era così premuroso nei miei confronti, ma la verità era che sarei stata soltanto un peso per lui, anzi, sarei stata la causa dei suoi guai. Ma non voleva darmi retta.
"Justin..."
Alzai il viso per incontrare il suo sguardo.
"Dimmi.."
"Stamattina hai detto che... che non è vero che per te non sono nessuno. Cosa volevi dire? Cosa sono per te?" domandai curiosa della risposta ma anche timorosa.
Lo vidi fare un respiro profondo e la cosa mi preoccupò.
"Dal primo giorno che ti ho vista sui gradini del teatro ho pensato 'cosa ci fa una ragazza così bella qui a chiedere l'elemosina?', mi sono chiesto chi eri, come mai eri in quella situazione e la prima cosa che mi è passata per la testa è stata darti qualcosa: i famosi cinque dollari" rise "Continuavo a vederti tutti i giorni e non potevo arrivare a mani vuote, era una cosa che mi ero imposto. Dovevo e volevo aiutarti. Poi quando ho visto quei poliziotti che ti ammanettavano e ti portavano via non c'ho più visto. Okay, rubare è sbagliato ma lo hai fatto per te stessa e lo avrei fatto anche io, senza ombra di dubbio. Sono venuto a pagare la tua cauzione e a liberarti perchè, non lo so, c'era qualcosa in te che..." fece una pausa e mi accarezzò la guancia. "Non mi importa se non hai un soldo, mi piaci e per questo ti aiuterò. Fine della storia"
Ti piaccio?
Appena udii quella frase il cuore prese a martellarmi nel petto più forte che mai.
Gli piaccio.
Se fossi stata da sola probabilmente mi sarei messa a saltare sul letto, ma in quel momento con lui davanti non mi pareva il caso.
Gli sorrisi dolcemente e gli lasciai un leggero bacio a fior di labbra.
"Sei molto dolce Justin" sussurrai "solo che.."
Come poteva piacergli un'accattona, una ladra, una poveraccia.
"Cosa? Se non provi lo stesso per me non importa.." rispose.
Ahahahaha bella questa. Certo che provo lo stesso per te, scemo.
"No, cioè... Sì provo lo stesso per te, mi piaci molto, sei gentile e premuroso nei miei confronti e di questo sono felice, in più sei veramente bellissimo e quando mi guardi mi sento sempre avvampare..." confessai ridendo appena "ma quello che mi preoccupa è..." sospirai "insomma, se andando avanti oltre all'amicizia nascesse qualcos'altro, dovrai pur dirlo ai tuoi genitori e loro non mi accetteranno mai"
"Intendi... Se mi innamorassi di te?"
Annuii debolmente.
"Troppo tardi, sono già innamorato di te Becky" disse lasciandomi di stucco.
Cosa? No, non è possibile.

JUSTIN POV
"Come puoi essere innamorato di me dopo così poco?" domandò la biondina mettendosi seduta di fronte a me.
Aveva appena detto che provava lo stesso per me e ora si comportava come se avessi detto un'eresia.
"Non ha importanza il tempo che si passa insieme o da quanto ci si conosce, l'importante è ciò che senti dentro, e credimi, quando ti vedo, quando sono con te io strabordo di emozioni" confessai.
Scosse ripetutamente la testa. Era agitata.
"Justin! Non.. Non puoi essere innamorato di me..."
Piccole gocce salate le rigarono le guance.
Perchè piangeva?
"Io non posso renderti felice, sarò solo la causa dei tuoi guai e delle tue sofferenze" piagnucolò.
Quindi era questo il problema? Pensava di non essere abbastanza per me?
La abbracciai di colpo, senza lasciarle il tempo di continuare.
"Non puoi saperlo e comunque non puoi comandare il mio cuore" mormorai accarezzandole la schiena.
"Ti prego, promettimi che saremo solo amici. Promettimelo"
Ero in difficoltà. Come potevo fare una promessa che non potevo mantenere?
Volevo renderla felice, sicura di sè e invece ora stava piangendo tra le mie braccia solo perchè avevo detto di provare qualcosa di più che una semplice amicizia.
Ma d'altronde cosa avrei dovuto fare?
"Te lo prometto" risposi a malincuore.

SPAZIO AUTRICE
Ahhhh l'amour <3
Ciao ragazze mie belle(?)
Non c'è molta azione ma ci sono delle rivelazioni importanti in questo capitolo:)
Secondo voi chi ha più ragione dei due?
Secondo voi cosa succedera nel capitolo Eleven?
Un bacino a tutte xx

Saver || J.B. {Conclusa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora