Erano passate le tre ormai, e di un segnale da parte di Logan non vi era traccia.
Stavo iniziando ad incazzarmi. Avevo detto chiaramente, forse esagerando, che era una questione di vita o di morte, il che significava che volevo una risposta all'istante.
Da seduto quale ero sulla sedia davanti alla scrivania, con la testa fra le mani, mi alzai di scatto e afferrai cellulare e cappotto per poi dirigermi all'esterno della villetta.
Non potevo aspettare oltre, se Logan non si fosse fatto sentire, mi sarei fatto sentire io.Guidai lentamente fino a casa del ragazzo, gettando occhiate a destra e a manca sperando di scorgere Becky lungo il tragitto, ma senza risultati.
Parcheggiai l'automobile nel vialetto e a passo svelto mi appostai sotto la finestra della sua stanza. Presi il cellulare e lo chiamai.
"Rispondi cazzo" sussurrai stringendo i denti in una smorfia.
Sbuffai riattacando e cercai, in maniera maldestra, di arrampicarmi fino al suo balcone. Una volta coi piedi sul marmo beige del soppalco, bussai alla finestra più volte finchè un ombra alta e scura non comparve da dietro le tende.
Nel vedermi, Logan sgranò gli occhi stropicciandoseli più volte come per assicurarsi che non stesse sognando.
"Apri Logan" borbottai maledicendolo mentalmente.
Il ragazzo moro dall'altra parte del vetro, aprì cercando di non fare rumore.
"Che cosa ci fai qua Justin?" chiese in un impercettibile sussurro.
Notai che era in mutande e gettando un'occhiata sul suo letto capii subito il motivo.
"Complimenti! Il tuo migliore amico ti chiama perchè ha un'emergenza e tu pensi a scopare con quella?" replicai stizzito.
Lui gettò uno sguardo alla ragazza addormentata sul materasso ed alzò le spalle raggiungendomi.
"Scusa se non ho fatto quello che mi hai chiesto. Di che si tratta precisamente?"
Gli raccontai di come avevo conosciuto Becky, di come volessi aiutarla e del fatto che era fuggita da casa mia.
"Devo trovarla capisci? È sola e indifesa e... magari è in pericolo" sussurrai passandomi una mano tra i capelli sospirando.
"La ami amico?". La domanda di Logan mi lasciò un po' spiazzato, ma non potevo negare l'evidenza. Annuii e lui mi diede una pacca sulla spalla.
"Mettiamoci al lavoro" esclamò andando a sedersi alla scrivania.
Accese il portatile e in pochi passaggi aprì una pagina di cui non capivo assolutamente nulla.
"Dammi il numero" ordinò.
Non me lo feci ripetere e gli dettai le dieci cifre corrispondenti al mio vecchio numero di cellulare.
Sullo schermo comparve una mappa, la mappa di Los Angeles, e un puntino rosso si muoveva lasciando dietro di se una linea tratteggiata.
"È lei? È Becky?" domandai col cuore in gola.
Logan non rispose limitandosi a guardarmi.
"Dobbiamo andare... e alla svelta" disse dopo qualche secondo di silenzio.
Becky si trovava nella zona più degradata e pericolosa della città.BECKY POV
Avevo smesso di correre già da qualche minuto. Ero sfinita e non sapevo nemmeno dove mi trovavo. Volevo andarmene da quella città e soprattutto, a malincuore, da Justin. Non volevo che soffrisse o che litigasse con i suoi genitori per causa mia, e tutto ciò solo per proteggerlo perchè, sarebbe da stupidi non ammetterlo, lo amavo.
Come lui aveva detto di amare me, e può sembrare strano, ma il solo pensiero che lui provasse davvero quel sentimento per me mi creava un nodo alla gola difficile da sciogliere. Ero una stracciona, senza un soldo, senza vestiti, senza nulla da dargli.
Se solo tu fossi ancora con me mamma..
A quel ricordo, gli occhi iniziarono a bruciarmi finchè lacrime salate ed amare non mi rigarono le guance.
Mi asciugai subito con il palmo della mano e continuai a camminare lentamente lungo quella via buia, sconosciuta e deserta.
La luce di due soli lampioni non era sufficiente a rendere visibile il mio cammino, per questo non mi accorsi delle due ombre appoggiate ad un muretto pochi metri più avanti.
"Guarda Jason, una bella ragazza solitaria"
Quella voce bassa e truce mi fece arrestare di colpo.
L'immagine di quell'ubriaco che pochi giorni prima mi aveva toccata e palpata mi tornò alla mente più nitida che mai.
Deglutii col cuore che a breve sarebbe uscito dal petto e con un bel respiro continuai ad avanzare.
Tornare indietro non sarebbe stato saggio, dovevo affrontare la situazione.
"Già, è proprio una bella signorina. Quanti anni hai tesoro?" domandò l'altro gettando a terra il mozzicone che prima era tra le sue labbra.
Non risposi ed accelerai il passo.
"Ti ho fatto una domanda!" urlò e sentii il rumore delle sue suole a contatto con la neve, segno che si stava muovendo.
"Ho - ho diciassette anni" balbettai impaurita voltandomi di scatto.
In un battito di ciglia me lo ritrovai appresso, con la sua mano gelida e fetida di fumo sul collo.
"Mmh, un po' piccina per girovagare di notte, non credi Tom?" disse l'uomo rivolgendosi al suo amico ma continuando a guardarmi ammiccando.
"Lasciatemi in pace" dissi spingendo la sua mano via dal mio viso.
"Ehi! Ragazzina qua si fa come diciamo noi, chiaro?" gridò, portandomi d'istinto a chiudere gli occhi.
Indietreggiai senza guardare dove stavo andando, finchè la mia schiena andò a sbattere contro una parete.
Merda, sono in trappola.
Vidi il bestione davanti a me ridere e l'altro avvicinarsi.
"Perchè non ci mostri un po' di mercanzia bambolina, a scaldarti ci pensiamo noi più tardi"
L'ultimo arrivato mi posò una mano sul petto e mi aprì leggermente il giaccone.
"N-non toccarmi.." sussurrai iniziando a piangere. "Lasciatemi stare!"
Ero in preda al panico. Se fossi rimasta a casa di Justin questo non sarebbe mai successo.
Ero rassegnata. Cosa mai avrei potuto fare per difendermi da loro?
Continuavo a urlare e dimenarmi ma loro non rinunciavano al piacere di toccarmi il seno ormai scoperto.
Quando ormai avevo perso le speranze di uscirne sana e salva, uno dei due maniaci si allontanò da me di scatto, seguito subito dall'altro.
Stremata mi accasciai a terra e con gli occhi socchiusi intravidi la chioma bionda del mio salvatore.
Justin..
A stento riuscii ad incurvare le labbra per sorridere.
Lo guardai fare a botte con quello che si chiamava Jason mentre un ragazzo mai visto, al suo fianco, prendeva a pugni l'altro.
"Che cazzo le hai fatto pezzo di merda! Io ti ammazzo hai capito? Toccala di nuovo e ti ammazzo!"
Il tono di Justin era alto e crudele. Se uccidere fosse stata una cosa lecita, in quel momento lo avrebbe fatto, ne ero certa.
"Justin.." mormorai, ma lui non mi udì, troppo impegnato com'era.
Avevo freddo e non avevo forze per coprirmi, avrei voluto che mollasse quel tizio per venire da me subito.
Come un desiderio che si avvera, qualche secondo più tardi vidi il suo viso fare capolino sopra il mio, circondato dalla notte stellata.
I suoi occhi erano bagnati, stava piangendo a dirotto.
"Piccola sono qui, sono qui. È tutto finito" sussurrò guardandomi e accarezzandomi il viso con mano tremante. Il suo sguardo si posò sul mio seno e un leggero rossore gli dipinse le guance prima che mi coprisse nuovamente dei miei abiti.
"Mi dispiace..." sussurrai "Non sarei dovuta fuggire così"
"Shh, basta, non dire niente. Sei al sicuro con me. Ora torniamo a casa e non me ne frega un cazzo di quello che diranno i miei" disse deciso.
Gli accarezzai la guancia e un istante più tardi le sue labbra si posarono sulle mie facendomi rivivere.SPAZIO AUTRICE
Buon Nataleeeeeeeee!!!!!
Ahahahah ecco per voi il mio regalo :)
Spero vi piaccia. A me personalmente questo capitolo piace tantissimo, spero vi aggradi.
Un bacione e mi raccomando... non mangiate troppo! ;)Ps: a breve dovrei cambiare la copertina della storia con una un po' più adatta.
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Saver || J.B. {Conclusa}
FanficBecky ha perso la madre da poco e si ritrova, a soli 17 anni, a chiedere l'elemosina davanti al teatro più In di Los Angeles. Nessuno sembra accorgersi di lei, tranne un ragazzo, Justin, che col suo affetto e poi il suo amore, la salverà da questo d...