MARCO'S P.O.V.
Ultimamente ero circondato dal bianco. Stanza bianca, letto bianco, camice bianco. Pensieri, pensieri bianchi. Solo una figura riusciva a sovrastare il bianco accecante: una ragazza, la ragazza. Luna. Un paio di occhi verdi, i suoi, risplendevano in quella quotidianità piatta e monotona. La sognavo, la vedevo affianco a me. Abbassavo le palpebre e dominava tra tutto il bianco nella mia testa. Eravamo legati da un filo impercettibile di ricordi. Ogni tanto un flashback mi sorprendeva. Lei era ovunque e da nessuna parte. Avevo ancora il sapore dell'ultimo bacio impresso sulle labbra. L'avevo baciata perché sentivo che ne aveva bisogno, ma non solo lei, inconsapevolmente, anche io. Come può mancare così tanto una persona che nemmeno si conosce? No, in realtà la conoscevo. Allora come può mancare una persona di cui non si hanno ricordi? No, qualche ricordo l'avevo. Come poteva mancarmi Luna? Lo so, era una parte fondamentale di me.Erano passati tre mesi dall'incidente che mi avevano raccontato. Sembravano trascorsi anni. Il tempo non passava mai. Ero sospeso nell'incertezza, nel dubbio, nei contorni sfumati di un passato che si andava via via ridefinendo. Però facevo progressi. Passati tre mesi e due settimane un medico era entrato nella mia stanza, la 241. Si era seduto sul bordo del letto e con assoluta tranquillità aveva iniziato a parlare. In tutto quell'arco di tempo gli argomenti erano sempre stati gli stessi, ma quel giorno no, una novità. Avevo una buona probabilità di riacquistare completamente la memoria e quindi tornare a casa. Ero al settimo cielo. Senza pensarci un secondo in più, mi ero alzato di scatto dal letto, preso dalla gioia. Peró, dopo la botta che avevo preso in testa, avevo iniziato a soffrire di vertigini. Quel movimento brusco quindi mi provocó un violento capogiro. Ricaddi sul letto a peso morto e chiusi gli occhi. Il dottore subito accorse, mi sollevó la testa e l'appoggió al cuscino. Improvvisamente delle figure iniziarono a definirsi nella mia mente. Sempre lei, Luna. Eravamo a scuola, la nostra. Ormai la riconoscevo, avevo avuto altri flashback inerenti a quel luogo. Stavo giocando a calcio con un gruppo di amici. Lei si era andata a sedere su una panchina non lontana. Ero già tentato di chiamarla, ma non mi aveva visto e non volevo che mi prendessero in giro. Continuai a giocare come se nulla fosse. Punizione. Tommaso tiró un po' troppo forte e nella direzione sbagliata. La palla colpì la spalla di Luna e dopo un po' cadde a terra senza sensi. L'ansia s'impossessó di me. Iniziai a urlare il suo nome cercando di svegliarla. Tommaso provó ad avvicinarsi ma lo allontanai guardandolo in cagnesco e prendendo in braccio Luna per portarla in infermeria.
Riaprii subito gli occhi, ero completamente sudato e la felicità si era smorzata. Ero da solo, il dottore non c'era più. Questo probabilmente era stato uno dei flashback più lunghi e dolorosi fino ad allora. Tutte le sensazioni di quell'avvenimento si fecero pian piano spazio nel mio corpo. Ansia, rabbia, preoccupazione, tristezza. Mi colpirono come una raffica di vento improvvisa. Rivissi anche gli istanti successivi. Luna in infermeria, in quella stanza tremendamente bianca e tremendamente somigliante alla mia. Occhi chiusi, espressione beata. Io che morivo dentro. Poi si sveglió. La gioia collegata a quel ricordo mi invase il petto. La sua importanza per me era ormai chiara. Dovevo fare qualcosa. Dovevo parlare. Doveva sapere che iniziavo a ricordare. Dovevo ritrovarla.
Scesi dal letto più lentamente per evitare nuovi capogiri, presi la giacca, un foglio e una penna che erano sul tavolino e mi diressi fuori da quella stanza, da quella terribile struttura bianca.
Con una leggera spinta aprii le grandi porte all'entrata dell'ospedale e una luce accecante mi colpì in pieno. Era una giornata stupenda. Nemmeno una nuvola in cielo, l'aria fresca di metà novembre e i mormorii della gente in cortile. Lentamente mi diressi verso il vecchio salice e mi sedetti sulla panchina sotto di esso. C'era ombra e si stava freschi. Tolsi il cappuccio della penna, lo poggiai sulla panchina e iniziai a scrivere con la mano tremante.
"Luna. Lo so, di solito non si inizia a scrivere così una lettera.
Ma non servono tanti giri di parole, un nome vale molto di più.
Sto iniziando a ricordare. La tua immagine è scolpita nella mente e nel cuore. Sei indelebile. Sei l'unica certezza in un mondo dai contorni sfumati. Ho avuto dei flashback ultimamente. Ci sei tu, sempre.
Possono sembrare parole affrettate da dire, ma lo sento, sento che tu sei importante. Sento che non voglio perderti. Sento che voglio riaverti vicina. Vivo nei pochi ricordi che ogni tanto si fanno strada nella mia mente. Rivivo sensazioni appartenute al passato. Vorrei solo poter vedere io stesso, non attraverso il riflesso di un ricordo, i tuoi occhi. Ho bisogno di un tuo sorriso, reale. Voglio constatare che la memoria non mi inganni e che le emozioni siano davvero quelle. Ho intenzione di stringerti ancora a me, di sentire il tuo profumo. La differenza tra te e me, in questo momento, è data solo da un certo numero di ricordi che si possiedono, ma io credo di amarti anche senza tutti i pezzi del puzzle. Ho già capito che figura verrà fuori. Cercherò di fare tutto il possibile per tornare subito da te. Devo. Lo sento. Ho bisogno di tutto quello che c'è stato prima dell'incidente. Ho bisogno di te. Ci rivedremo. Ci rivedremo tra un po'. Te lo prometto, sarà perfetto.
M."
Piegai il foglio in quattro, non avevo intenzione di scrivere altro, il succo della situazione c'era. Rapidamente mi alzai e tornai nell'ospedale. Lasciai la lettera alla reception indicando dove volevo che fosse spedita.
Luna avrebbe ricevuto per posta prima mie notizie e poi possibilmente anche me dal vivo. L'avevo promesso.Sedicesimo capitolo!❤️ Abbiamo il punto di vista di Marco e scopriamo che gli stanno ritornando dei ricordi inerenti soprattutto a Luna. Marco decide anche lui di scriverle una lettera e di inviargliela. Qui ho voluto creare una sorta di parallelismo tra i due. Da una parte, nel capitolo precedente, Luna ricorda ogni cosa e pensa a ciò che avrebbero potuto fare insieme se avessero avuto più tempo. Dall'altra Marco crede di amare Luna anche se non ha tutti i pezzi del puzzle.
Cosa succederà?
Grazie mille per le visualizzazioni e i commenti❤️ se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e/o un commento. Baci❤️
STAI LEGGENDO
Il sapore del mare
Random"Che brutta cosa i ricordi, eh? Fanno male, tanto, ma senza di essi non potremmo vivere. Senza di essi non possiamo vivere." • "E fu proprio ciò che più amavo a trascinarmi sul fondo." • È davvero la scelta giusta?