Non sapevo dove stessi andando e nemmeno il perché lo stessi facendo, ma l'unica cosa di cui avevo bisogno era andare via. Il cellulare squillava, non avevo il controllo delle mie gambe, ma non mi interessava. L'odore salmastro giunse alle mie narici, rallentai, aprii gli occhi e sorrisi. L'istinto mi aveva portata nell'unico posto in cui sarei stata davvero felice, nell'unico luogo dove potevo essere me stessa. Mi tolsi le scarpe, mi sedetti sulla sabbia, i miei occhi erano attratti dall'unica meraviglia presente: il mare. Il cielo inizió ad assumere una tonalità di colore via via più scura. Accesi il cellulare, c'erano 6 chiamate perse da Marco e 4 da Aria e una decina di messaggi da parte di entrambi. Dovevano essere preoccupati. Molto. Ma avevo bisogno di stare da sola. Spensi quell'oggetto troppo vicino alla società con cui non volevo minimamente entrare in contatto. Ero rimasta tutto il tempo a fissare il mare, seduta sulla sabbia fresca. Non avevo pensato a Marco, a Aria o alla mia vita. Mi ero semplicemente limitata a starmene lì, ferma, a subire i miei problemi, i miei pensieri. Non ero stata capace di affrontarli, o forse non ne avevo avuto voglia. Alzai gli occhi al cielo che era pieno di puntini luccicanti. L'indomani sarebbe stata una bella giornata. Sollevai le palpebre, una luce fortissima mi perforò gli occhi. Ero sdraiata sulla sabbia in una posizione fetale con i capelli stepposi e aggrovigliati. Non dovevo avere un bell'aspetto. Accesi il cellulare: erano le 9.30 di mattina. Mi ero addormentata in spiaggia! Come lo avrei spiegato ai miei 'genitori'? Decisi di non tornare a casa e di non andare nemmeno a scuola. Mi diressi verso la pineta. Il cellulare era quasi scarico ma ascoltai comunque la musica. Mi cacciai le cuffie nelle orecchie e alzai il volume al massimo. L'obiettivo era quello di diminuire il rumore dei miei pensieri e lo raggiunsi, più o meno. Non stavo pensando a Marco, ad Aria (cosa che avrei dovuto fare prima o poi), pensavo a quanto fossi cambiata negli ultimi anni. Mi venne in mente una frase, che lessi da qualche parte, che diceva che le persone cambiano perché c'è stato un evento, un qualcosa che ha portato a una 'trasformazione' dell'individuo...era vero. Non bisogna giudicare le persone a primo impatto, ma bisogna imparare a conoscerle, a scavare nel profondo, perché dietro ogni gesto, ogni comportamento, ogni modo di relazionarsi, c'è una storia, c'è un motivo, un qualcosa del passato che condiziona il presente. Questa era la prima volta che mi fermavo a riflettere dopo ciò che era accaduto il giorno precedente. Fu allora che fui invasa dai sensi di colpa. Come potevo essere stata così stupida da fuggire da Marco? Come glielo avrei spiegato? Avrei dovuto dirgli la verità. Dirgli che avevo paura, ero terrorizzata. Ero abituata a stare da sola, a studiare solamente e a non ricevere grandi attenzioni. La mia unica amica era Aria che comunque aveva una vita sociale più attiva della mia. Cercava sempre di portarmi alle feste, ma io avevo rifiutato ogni volta. E ora arrivava questo Marco a sconvolgere tutto. Certo per lui era solo una passeggiata, ma per me significava davvero tanto. Ero davvero stata un'idiota a lasciarlo lì e ad andarmene, ma ormai era fatta. Dovevo farmi perdonare in qualche modo, ma al momento non ero pronta ad affrontare nè lui nè Aria e avrei dovuto dare spiegazioni anche ai miei genitori. Fantastico. Arrivai alla pineta e mi sedetti sul prato. Perché la mia vita era così incasinata? Perché non potevo essere felice? E poi quanto mi mancavano i miei veri genitori...
Iniziai a piangere. Ero arrabbiata e triste nello stesso momento. Cercai di asciugarmi subito le lacrime e con gli occhi velati intravidi una figura minuta
avvicinarsi a me.

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Il sapore del mare
عشوائي"Che brutta cosa i ricordi, eh? Fanno male, tanto, ma senza di essi non potremmo vivere. Senza di essi non possiamo vivere." • "E fu proprio ciò che più amavo a trascinarmi sul fondo." • È davvero la scelta giusta?