Capitolo 21

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 Mi ami? – chiede Light, bagnata e tremante per il freddo.
Annuisco, troppo emozionato per parlare.
- Allora baciami e basta – sussurra lei.
Non esito neanche un istante, la passo un braccio attorno alla schiena e la tiro a me. Nel momento in cui ci baciamo tutto il resto sparisce.


Light's pov.

Quando le nostre labbra si sfiorano tutto il mio corpo esplode. All'inizio penso che sia un bacio delicato e dolce, casto come i baci che ci eravamo scambiati nel rifugio. Ma poi lui preme la sua bocca più forte sulla mia e io schiudo le labbra cercando la sua lingua. Affondo le mani nei suoi ricci e lui mi stringe ancora più forte. Lo sento ansimare nei momenti in cui si allontana da me. Le sue mani sono ovunque, forti sulla mia pelle. Mi accarezza, mi stringe. Piego la testa all'indietro per il piacere e lui mi bacia il collo. Gemo e lo allontano con uno strattone. Harry si alza in piedi e io lo seguo. Lo fisso per un istante prima di spingerlo contro il muro e continuare a baciarlo. Con un gesto fluido Harry si sottrae alla mia stretta e mi spinge contro il muro, invertendo i posti. Riprende a baciarmi, questa volta premendo il suo bacino contro il mio.
Ad un tratto voglio più della sua pelle a contatto. Gli slaccio freneticamente i bottoni della camicia, con le dita che tremano, mentre lui mi bacia il collo. Poi mi sfila velocemente il vestito prima di tornare a baciarmi. Mi spinge verso il letto mentre si toglie i pantaloni. Inciampo e cado sul letto. Lui rimane un istante a guardarmi, poi mi raggiunge e si sdraia sotto di me. Ha gli occhi socchiusi, carichi di desiderio. La mia mano, inesperta ma ad un tratto ferma e decisa, lo sfiora.

Harry si irrigidisce e sbianca. Mi allontano da lui preoccupata, trema. Cerca di alzare una mano ma poi la lascia cadere spaventato.
- Io...- boccheggia – mi dispiace.
Ha il respiro corto e gli occhi spalancati. Mi siedo accanto a lui sul letto, coprendomi con le coperte. aspetto che si calmi con il cuore che batte furioso nel petto.

- Vorrei raccontarti Light, ma è troppo brutto... è troppo per essere raccontato – Harry piange e trema, tanto da spaventarmi.
- Shh, Harry va tutto bene. Mi racconterai quando sarai pronto. Vieni qui.
Lui annuisce e io allargo le braccia per accoglierlo. Appoggia la testa al mio petto, lentamente gli accarezzo i capelli, sussurrandogli che lo amo. Alla fine ci addormentiamo, entrambi stremati, cullati dai suoi singhiozzi.

***
Daniel mi ha convocato nel suo ufficio. Busso piano ed entro, esitante. Non sono ancora abituata a considerare quell'uomo mio padre. Daniel mi rivolge un sorriso gentile e mi invita a sedermi. mi accomodo sul bordo di una sedia imbottita. Il suo studio è illuminato dalla luce del sole, che colpisce l'uomo davanti a me e crea un'aureola tra i suoi capelli.
- Se non sbaglio ormai vivi qui da due settimane – comincia.
Annuisco.
- Credo che sia ora che trovi un lavoro Light, mi è stato riferito che il tuo amico Harry lavora come muratore.
Annuisco di nuovo. In queste due settimane i muscoli delle braccia di Harry si sono ingrossati a dismisura e ha preso una leggera abbronzatura, io passo la giornata in casa a lavare, stendere, preparare la cena. È una strana rutine per me, abituata a camminare per ore con un fucile appoggiato alla spalla. Quasi mi manca la confusione degli ospedali da campo, il sentirmi utile nel salvare delle vite.
Daniel mi fissa in silenzio.
- Non so fare nulla di speciale – dico alla fine.
Mio padre inarca un sopracciglio, l'ombra di un sorriso fa capolino sulle sue labbra.
- Moira mi ha detto che durante la guerra hai lavorato come infermiera, potresti continuare a fare quel lavoro.
- Vuoi che faccia l'infermiera? – chiedo sorpresa.
Lui ride.
- No Light, non l'infermiera, il medico. Il dottore del nostro villaggio è stato ucciso durante un bombardamento ed il tuo aiuto sarebbe prezioso.
Faccio finta di considerare l'idea anche se in cuor mio ho già deciso. Sarò un medico.
Entra Isabelle, la moglie di Daniel. Ha una mano sulla pancia gonfia e sorride gentilmente.
- Ormai manca poco – le faccio notare. Lei sorride ancora di più, non sembra spaventata dall'idea di partorire. Si rivolge a suo marito.
- Glielo hai già detto^? – chiede. Daniel scuote la testa.
Mi chino in avanti, curiosa. Daniel prende un respiro profondo.
- Io.. ehm.. tu.. Ecco – sembra piuttosto in imbarazzo – credo che sia inopportuno che una ragazza giovane come te viva con un uomo in una casa in mezzo al bosco senza essere sposata. La gente parla.
Daniel arrossisce, io scoppio a ridere. Non avevo mai pensato alla mia situazione sotto questa luce. Non ho mai visto niente di male nel vivere con un ragazzo, senza contare che vivere con Harry è per me la cosa più naturale di questo mondo, addormentarmi tra le sue braccia, svegliarmi con il suo profumo addosso... Mi alzo e sorrido.
- Non ho paura dei pettegolezzi.

***
Harry's pov

Odio i pettegolezzi.
Mentre me ne sto con le mani in ammollo nell'acqua gelida cercando di capire come fa Light a fare il bucato almeno tre volte alla settimana senza prendersi il raffreddore, sento le vecchie del villaggio sparlottare tra loro dall'altra parte del lavatoio di pietra.
- È un'indecenza ti dico, un'indecenza – esclama una, aprendo così tanto la bocca da mostrare gli unici tre denti che le sono rimasti.
- Hai perfettamente ragione – continua un'altra – una ragazza così giovane, nella stessa casa di un giovane uomo. Non oso immaginare. Potrebbe essere già incinta. Chissà cosa le offre per tenerla lì con lui.
Continuo a sfregare per qualche istante prima di realizzare che stanno parlando di Light. La mia Light paragonata ad una prostituta. Ribollo di rabbia.
Raccolgo la pila di vestiti umidi e li metto poco gentilmente nella cesta del bucato, come se fossero loro la colpa della mia ira. Cammino verso casa sbattendo i piedi ad ogni passo.
Disonore. Ho gettato il disonore sulla ragazza più pura che conosco. Ripenso a tutta la nostra storia, dal primo momento in cui l'ho vista, con il viso rigato dalle lacrime, alla sorpresa del rivederla nel rifugio, il primo bacio, le bugie. E poi gli anni lontani, le lettere scritte e mai inviate, ora sotterrate nel duro terreno di Aushwitz. Tutti quei momenti sembrano ormai lontanissimi, ma ci hanno condotto dove siamo ora. Non ho nessuna intenzione di lasciarla andare, e così, senza quasi accorgermene prendo la decisione più importante della mia vita.

***

Light's pov

È stata una giornata interminabile. Subito dopo la colazione Daniel mi ha mostrato il mio nuovo studio, appena imbiancato e con pochi mobili indispensabili. Mi ha dato un camice pulito e mi ha augurato buona fortuna. Subito dopo sono arrivate le persone. Sembrava che tutto il villaggio si fosse radunato davanti alla mia porta. Persone d'ogni età si sono presentate chiedendo consigli e rimedi. All'inizio mi sono trovata in difficoltà, sono abituata a ricucire ferite d'arma da fuoco e tagli, non a prescrivere erbe mediche. Poi mi sono tranquillizzata, e ricordandomi quello che mia madre mi ha insegnato il lavoro è andato più velocemente.
Quando arrivo a casa saluto Harry con un gesto e, appendendo il camice ad un ramo entro nell'acqua gelata del fiume fino ai polpacci. Harry mi segue lentamente.
- Devo parlarti – esclama con tono serio.
Lo guardo cercando di capire le sue intenzioni mentre con una mano mi lavo le braccia indolenzite.
- Non qui – balbetta. Diventa rosso.
- Sei sicuro di stare bene? – domando insospettita.
- Io... certo ma...
Viene interrotta da Clarissa, la figlia minore di Daniel, mia sorella.
- Liiiiight! LIGHT! – grida con una vocina stridula. Arriva al fiume con il fiatone – papà ha detto di venire a chiamarti, mamma sta partorendo.
Inarco le sopracciglia.
- Ma per queste cose c'è l'ostetrica del villaggio – penso a voce alta.
Clarissa agita le mani ansiosamente. Ha solo sei anni e sembra minuscola per avere così tanta agitazione dentro di sé.
- Papà ha detto che ci sono delle.. com.. com.. – cerca di dire, e arriccia il naso nel tentativo.
- Complicazioni? – concludo io per lei mentre il cuore mi balza nel petto.
Lei annuisce, gli occhi lucidi.
- Arrivo subito – dico mentre esco faticosamente dall'acqua – mi dispiace Harry, me lo dirai un'altra volta – urlo mentre sto già correndo verso la casa del sindaco.


Eccomi qui, lo so, lo so, ci ho messo un secolo.

Ma la scuola mi uccide ogni giorno di più... 

Scusatemi!

 Mancano solo due capitoli alla conclusione .

Li posterò tutti e due per farmi perdonare.


Solo finchè non finisce la guerra.\\ Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora