Raggiungiamo Chavalus nel silenzio più totale, interrotto soltanto dal cigolio del calesse. Zayn è seduto a cassetta accanto a me, ancora sporco di sangue, lo sguardo fisso nel vuoto. Vorrei dirgli qualcosa, qualsiasi cosa che sia di conforto, ma nulla può lenire il dolore di chi ha perso la persona che ama. Io lo so bene. Abbiamo seppellito Liam poco lontano dalla strada, in una buca che Zayn e Harry hanno scavato senza dire una sola parola. Io mi sono occupata del corpo. Non era la prima volta che lo facevo, ma non avevo mai seppellito un mio amico. L'ho lavato con cura, poi gli ho sistemato l'uniforme nuova. Non ho pregato, non credo più in niente ormai, non dopo quello che ho visto. Harry ha pronunciato poche parole in russo, poi siamo ripartiti. Chavalus è un piccolo villaggio cresciuto lungo la sponda di un fiume. Le case sono tutte minuscole e color pastello, tanto che sembra di essere nella favola di Hansel e Gretel. Io ed Harry scendiamo dal calesse, poi ci voltiamo a guardare Zayn con aria interrogativa. Lui sgrana gli occhi e ci raggiunge. - Non posso proseguire ragazzi, il mio compito era quello di scortarvi fino a qui – dice con voce spenta, prende un respiro profondo e prosegue – dimenticatevi le vostre identità, dimenticate la vostra vecchia vita. Cambiate nome, mantenete un basso profilo. Verrò a cercarvi quando sarete al sicuro. Lo salutiamo con un cenno del capo e ci avviamo verso l'ingresso del villaggio. Zayn mi chiama a gran voce.- Light! Light aspetta! Mi volto verso di lui e torno al calesse lentamente. Zayn mi sorride e mi porge la macchina da scrivere.- Tienila, è tua. È l'ultimo desiderio di Liam, ti prego. Ha gli occhi pieni di lacrime. Vorrei dirgli di tenerla, perché è l'ultima cosa che lo lega a Liam, ma il suo sguardo mi costringe a tacere a accettare il dono. Mi stringe forte per un istante, poi mi bacia teneramente la fronte.- Buona fortuna ragazzina – sussurra.
Raggiungo Harry senza voltarmi indietro. Ci addentriamo lentamente attraverso il minuscolo paese dove sembra che la guerra non ci sia mai stata, dove
sembra che il tempo non sia mai passato. Le donne indossano ancora gonne fino alle caviglie, portano i capelli modestamente raccolti sulla nuca. Mi vengono in mentre le ricche donne di Berlino, che sfoggiavano tutta la loro ricchezza attraverso i loro vestiti. Non si vede in giro neanche un'automobile.Ci mettiamo poco a trovare l'indirizzo che mia madre mi ha lasciato. Fisso l'enorme villa bianca con le imposte blu, in netto contrasto con le piccole case che la circondano. - Tu entra, io do un'occhiata qua intorno – dice Harry senza guardarmi.
Si gira e se ne va senza darmi il tempo di rispondere. Resto immobile davanti alla lucida porta blu, indecisa se seguirlo e urlargli in faccia che no, non può comportarsi così, non ora che siamo vicini alla libertà, non ora che l'ho ritrovato, non ora che è libero dalla sua promessa. Ma la porta blu si spalanca togliendomi ogni possibilità di scelta.
Appare un vecchissimo maggiordomo, così vecchio che sembra fatto di carta velina. - La signorina Fairchild? – chiede con voce che sembra provenire dall'oltretomba.
Aggrotto le sopracciglia prima di ricordare che quello è il cognome della mia madre naturale e che da quando ho lasciato Monaco ho sempre usato quello, riportato sul mio certificato di nascita che dichiarava le mie origini ariane e mi permetteva di circolare liberamente per tutta la Germania.
Annuisco vagamente e il maggiordomo mi fa segno di entrare. Mi prende la mantella ormai lacera che un tempo apparteneva a mia madre e mi scorta lungo un infinito corridoio costeggiato da specchi e mobili contenenti preziosità.
Entriamo in un vasto salone con un pianoforte a coda ed un lungo tavolo di legno massiccio. Appare un giovane uomo, con i capelli biondi e gli occhi di un particolare grigio, colore che ho visto solo una volta negli occhi di qualcuno. - Light! – esclama l'uomo percorrendo lo spazio che ci divide in una falcata e stritolandomi in un abbraccio soffocante. Rimango sorpresa dalla reazione di quell'individuo che non ho mai visto in vita mia. Si allontana di un passo e mi guarda sorridente. - Che bello vederti – esclama – fatti guardare.Mi prende per mano e mi fa fare una giravolta. - Tua madre sarebbe così fiera di te – mormora e dal suo tono di voce sembra che stia per scoppiare a piangere da un momento all'altro.Deve aver notato il mio sguardo confuso perché mi invita a sedere e ordina ad un inserviente di portarmi qualcosa di caldo da mangiare. Si siede davanti a me sorseggiando del te da una tazzina di porcellana così fine che posso vedervi attraverso il liquido che ondeggia. - Non so davvero da dove iniziare – mormora tormentandosi la barba corta. È un uomo piuttosto giovane, con qualche striatura grigia tra i capelli, e anche se non deve avere più di trentacinque anni, nello sguardo noto quella durezza che appartiene a tutti quelli che hanno passato una vita difficile – prendi il tuo certificato di nascita.
La richiesta mi lascia perplessa ma obbedisco comunque, curiosa di sapere cosa sa di mia madre. Gli porgo il pezzo di carta spiegazzato ma lui scuote la testa e mi indica di tenerlo. - Leggi vicino al tuo nome, per favore – mi invita. - Light Branwell Farichild – dico a bassa voce.
Rimango senza fiato. Non mi ero accorta della coincidenza, non avevo più letto quel foglio da quando avevo lasciato Monaco.
- Sei mia figlia, Light – dice Daniel. Sembra che abbia riprovato quella frase più e più volte allo specchio, ma la voce gli esce comunque tremante ed emozionata – quando tua madre mi disse di essere incinta di te avevo soltanto diciassette anni e ma mi offrii comunque di mantenerti economicamente. Quando seppi che era stata cacciata di casa le proposi di trasferirsi da me, ma lei preferì andare a vivere da uno strambo insegnante ebreo. Non ho saputo più niente di voi per molto tempo. Nel frattempo mio padre aveva scoperto tutto e mi aveva mandato qui, nella remota foresta nera – si interrompe e ride, come se qualcosa in tutta quella storia fosse divertente – poi un giorno si è presentata qui Moira, la madre del tuo amico, portandomi una lettera della tua madre adottiva in cui mi spiegava tutto quello che era successo in questi anni.
Fa una pausa per darmi il tempo di assimilare il tutto. Sbatto più volte le palpebre, sorpresa e confusa. Non avevo mai pensato a mio padre, il mio padre biologico e ora ritrovarmelo davanti mi fa uno strano effetto. È troppo giovane per avere una figlia della mia età. Daniel riprende il suo discorso.- Tua madre mi ha spiegato di come sei scappata da Monaco e sono riuscito a scoprire che stavi girando l'Europa, lavorando come infermiera in tutti i campi di concentramento. Moira è una spia del governo francese, lo sapevi? Mi ha mandato una lettera per informarmi del tuo arrivo e ha convinto due soldati a scortarvi fino a qui. Il mio scopo ora è quello di proteggere te ed il tuo amico. Potete stare qui con me e la mia famiglia...
Lo interrompo bruscamente, il cuore che mi batte nel petto come un martello.- No – esclamo espirando forte – cioè, no grazie mille. Io ho bisogno di...
Rimango in silenzio qualche istante, non sapendo proprio come continuare la frase. Poi la risposta arriva da una voce sottile come il cristallo.- Spazio – dice una giovane donna alle mie spalle.
Si accarezza il ventre gonfio e sorride, la testa leggermente inclinata verso destra, un sorriso impalpabile le increspa le labbra. Annuisco impercettibilmente, era esattamente quello che stavo cercando di dire. La donna fa qualche passo verso di me, facendo ondeggiare i capelli corvini. È bellissima. Si siede accanto a Daniel e continua a parlare con calma.- Hai bisogno di spazio, è ovvio, e con un bambino in arrivo questa casa diventerà presto un manicomio. Potresti stare nella nostra piccola casetta di legno vicino al fiume, ha solo una stanza, ma è molto carina, sai?
Annuisco, gli occhi che brillano. Finalmente, dopo quasi quattro anni, io ed Harry abbiamo una casa.
Daniel si alza e sorride, soddisfatto. - Vieni allora, te la mostro – dice appoggiandomi una mano sulla spalla - più tardi mia moglie Isabelle ti darà qualche pentola e delle lenzuola. Tu ed il tuo amico potete mangiare qui questa sera, così potrai conoscere le tue sorelle.Prima di uscire mi volto a guardare mio padre un'ultima volta. E capisco dove avevo già visto quegli occhi grigi. Sono identici ai miei.Cara Paperella, non ho ancora perso l'abitudine di scriverti delle lettere. Dopo tutti questi anni in cui ti credevo al sicuro a Monaco, ho scoperto che in realtà hai lasciato quel rifugio sicuro per venire a cercarmi. Il solo pensiero di quello che sarebbe potuto succederti mi fa impazzire. Però ora siamo qui, nella zona più remota della Germania, e siamo insieme. Siamo ricercati, certo. Rischiamo di morire. Ma dopotutto nulla può essere peggio di quello che abbiamo passato fin ora. Non so cosa sarà del nostro futuro, non so come spiegarti tutto quello che ho dentro e che mi divora. So solo che sono libero dalla mia promessa. Ora sono libero di amarti.
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Solo finchè non finisce la guerra.\\ Harry Styles
Teen FictionLight e la sua famiglia si nascondono a Monaco, sotto il cielo bombardato dagli Inglesi. Anche Harry abita con loro e Light lo odia con tutto il cuore. Cosa succederebbe se dovesse condividere con lui la stessa casa senza poter uscire? E se Light si...