Capitolo 1

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Una vacanza, soprattutto se si tratta di una crociera nel Mar dei Caraibi, dovrebbe essere un ottimo modo per rilassarsi, no? Be', ecco, dovrebbe.

Diciamo che questa vacanza non è andata per il verso giusto sin dall'inizio, dato che sono stata praticamente costretta a partire dai miei genitori, che pensavano fossi particolarmente stressata nell'ultimo periodo. Un po' pallida e sciupata, anche. Ero convinta di non avere assolutamente bisogno di questa crociera ma, quando mi sono ritrovata a urlare senza motivo contro i miei genitori, dicendo qualcosa a proposito del fatto che il mio pallore non è dovuto ad altro che ai geni che mi hanno trasmesso quella fantastica notte di vent'anni fa, e mia mamma è sbiancata ulteriormente (come se fosse possibile), ho capito che probabilmente sono davvero un pochino stressata. Be', forse è abbastanza riduttivo, ma non è facile gestire gli studi universitari e contemporaneamente lavorare nel ristorante di mia zia Maddie. Tra l'altro, la mia coinquilina Alexis ama ascoltare a palla la sua fottuta musica heavy metal sin dalle sette di mattina per concentrarsi sullo studio, come dice lei, e il nostro vicino di casa è un papà single con cinque figli che non riesce assolutamente a gestire e che amano allenare le loro corde vocali tutta la giornata per urlare e la notte per frignare. Quindi, sì, mi serviva davvero del meritato riposo. Ad ogni modo, non c'era alcun motivo valido per cui ammettere ad alta voce davanti ai miei genitori di essere totalmente esaurita, così mi sono limitata a sospirare e, prima ancora che potessi allungare il braccio per prendere il loro regalo, papà mi ha messo in fretta tra le mani il biglietto per la crociera e mi ha letteralmente sbattuta fuori di casa. Forse avrei dovuto ripensarci finché ero in tempo, suonare di nuovo alla loro porta e dire loro che non si sarebbero liberati di me tanto facilmente, ma sospirando me ne sono andata - ovviamente a testa alta, così che quella pettegola della portinaia non iniziasse a chiedermi cosa fosse successo - e nel giro di dieci giorni mi sono ritrovata distante dalla mia amata Sydney e catapultata su una trappola mortale, conosciuta anche come nave da crociera.

Ho davvero cercato di godermi questa vacanza, prima di partire ho pensato addirittura di fare amicizia con qualcuno sulla nave, ma da una settimana a questa parte ho conosciuto solo il letto della mia cabina e il cesso in cui ho vomitato persino i deliziosi spaghetti di Derek, lo chef del ristorante di mia zia, e l'ultima volta che li ho mangiati è stata come minimo un paio di mesi fa. Inutile dire che, se solo avessi saputo di soffrire il mal di mare, avrei risposto a mia mamma che mi sarei messa giusto un po' di blush sulle guance per rimediare al pallore. Già, peccato che sia troppo tardi.

Tiro lo sciacquone del water in cui ho appena rimesso persino lo stomaco e il rumore dell'acqua mi riscuote dai miei pensieri deprimenti. Mi alzo con non poche difficoltà dal pavimento e, dopo un attimo di smarrimento iniziale, cammino fino al mio letto e mi sdraio con davvero poca delicatezza. L'unico lato positivo è l'incredibile morbidezza di questo letto ma, ad essere sincera, non ho intenzione di tornare a Sydney tra qualche giorno e non sapere cosa rispondere quando mi chiederanno cosa io abbia fatto durante la crociera. Così a malincuore mi separo dal cuscino, mio fedele compagno di avventura, indosso una canottiera e dei pantaloncini sopra un costume nero ed esco finalmente dalla mia cabina, per poi essere investita da un forte odore di acqua di mare. Un conato di vomito minaccia di piegarmi di nuovo in due, ma mi faccio forza e inizio a camminare senza una destinazione precisa, dato che non ho la più pallida idea di quali siano le attrazioni su questa nave. Questo deve essere di sicuro un segno del destino, un destino che probabilmente vuole che io resti rinchiusa nella mia cabina come un topo nella tana per tutti i restanti giorni della crociera. Prima, però, che io possa accontentarlo, delle voci giungono da una delle cabine accanto a me.

«Non azzardarti ad andare in piscina con questo brutto tempo, Kyle!» urla una donna che, sinceramente, sembra esaurita almeno quanto me, se non di più. Tuttavia, subito dopo un bambino con addosso solo un costume verde e delle infradito esce dalla cabina e inizia a correre, diretto di certo verso la piscina.

Two Castaways || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora