Capitolo 2 - Piccoli uomini crescono

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Era seduta in salotto con un libro in mano e assorta com'era nei suoi pensieri non si era nemmeno resa conto che avessero suonato alla porta, una domestica era già andata ad aprire e si trovò un piccolo ometto correrle incontro.

"Beltran!! Ciao amore" – lo prese in braccio e lo strinse a sé – "diventi sempre più bello, piccolino." – gli diede un tenero bacio nel palmo della sua manina e iniziò a giocare con lui facendogli delle smorfie. Bosco era intenerito nel vedere così sua nonna, sapeva che passare del tempo con il suo bisnipote le faceva bene e appena poteva ne approfittava per andare da lei.

"Nonna" – gli disse Bosco sorridendo – "non mi salutate?"

"Certo Bosco, vieni qui" – e gli stampò un sonoro bacio sulla guancia ed entrambi iniziarono a ridere.
Si accomodarono sulle poltrone e Francisca iniziò a raccontargli i problemi della tenuta mentre continuava a coccolare il suo adorato bisnipote.
Dopo un'ora nella quale stavano godendo della reciproca compagnia, squillò il telefono e una domestica rispose – "Sì? È qui, ve lo chiamo" – si avvicinò al salone dirigendosi a Bosco – "Signore, Rosario vorrebbe parlare al telefono con voi, è importante".

"Grazie Adolfina, arrivo subito." – con l'approvazione di Francisca si diresse verso lo studio e rispose al telefono – "Pronto Rosario"

"Bosco, scusami se ti disturbo ma ti volevo chiedere se potevi passare dall'emporio a prendere una dozzina di uova per stasera perché mi sono dimenticata e ad.." – la interruppe tranquillizzandola – "Non vi preoccupate le prenderò io"

"Grazie figliolo" – riattaccò il telefono e tornò da Francisca.

"Era Rosario che mi chiedeva di prendere delle uova perché se le è dimenticate"

"Sempre la solita scansafatiche..."

"Nonna..." – la rimproverò Bosco – "vi ho già detto che per me è parte della famiglia e.."

"Sì figliolo, sì." – lo interruppe lei – "Non ho voglia di discutere con te su questo tema. Vero Beltran? Noi vogliamo solo giocare" – disse guardando il bambino che le sorrideva e giocava con la sua collana.

"Temo proprio che ora dovremo andarcene altrimenti l'emporio chiuderà"

"Così presto?" – chiese con una voce da bambina – "Sì" – le rispose lui.

"Allora in questo caso vengo con voi, vi accompagno fino in piazza. Prendere un po' d'aria mi farà bene." – Non voleva separarsi da loro, erano gli unici che per qualche momento le rendevano la vita meno triste e poi trovava ogni scusa per poter andare in piazza e vedere Raimundo, anche solo da lontano.

"E va bene, andiamo."

Prese il cappello e la borsa e, con Beltran in braccio, decisero di fare una passeggiata fino in paese.

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Dopo un'intensa giornata di lavoro, si prese una pausa mettendosi a leggere il giornale su un tavolino all'esterno della locanda. Dopo pochi minuti don Anselmo lo salutò sorridendo – "Buon pomeriggio Raimundo"

"Buon pomeriggio amico mio, sedetevi"

"Come sta tua figlia? E Alfonso?"

"Alfonso si sta riprendendo e anche Emilia, in una settimana tutto tornerà alla normalità, vedrete" – gli sorrise per non preoccuparlo ma i suoi occhi non fecero lo stesso, quelli erano tristi.

"Raimundo amico mio, cos'è che ti tormenta? È per Francisca che stai così?" – abbassò lo sguardo perdendosi ancora di più nella sua tristezza – "Sì... ho creduto che mi amasse davvero ma in realtà non le sono mai importato, ero solo un pupazzo, un..." – si bloccò all'istante quando sentì un brusio crescente e la vide. Aveva una camicia nera di pizzo che risaltava le sue curve, una gonna beige che le segnava il punto vita, un piccolo cappello che impreziosiva la sua pettinatura e un sorriso accecante. Credeva che il suo cuore non potesse reggere tanto splendore ma si sbagliava e lo capì quando la vide chinarsi e prendere Beltran in braccio e iniziare a giocare con lui, come se fosse suo figlio. Don Anselmo assisteva attonito alla reazione di Raimundo e quando spostò lo sguardo nella direzione di quello del suo amico tutto gli fu più chiaro.

"Raimundo" – lo chiamò per distoglierlo da lei ma non gli fece caso e allora lo chiamò più forte – "Raimundo!"

"Eh? Cosa c'è?'"

"Smetti di fissarla o se ne accorgerà" – sapeva che aveva ragione ma non ci riusciva, era un angelo. Il suo angelo. – Che cosa stai dicendo!? Ti ricordi come ti ha ingannato? È un diavolo non un angelo. – la voce della sua coscienza gli diceva così ma il suo cuore si impose, lo fece alzare e andare nella sua direzione.

Senza di te, non riesco a vivere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora