Capitolo 10 - L'inizio della fine?

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La neve tanto annunciata e temuta era arrivata. Erano molti anni che i paesani non vedevano nevicare così tanto e con tale intensità. La locanda era piena di persone che si scaldavano e si riposavano, non potevano tornare nelle loro case con quella tormenta. Raimundo serviva cibo e bevande a tutti i clienti, era cortese come sempre ma assorto.

"Raimundo smetti di pensare a lei! Ricorda cosa ti ha fatto durante tutta la tua vita! Si è impegnata per mandarti in rovina, ti ha nascosto di aspettare un figlio tuo e ti ha impedito di crescerlo, ha fatto soffrire tutta la tua famiglia fino a uccidere Pepa, Gonzalo, León, ha fatto maltrattare Aurora ed ha spinto Maria ed Esperanza a fingere la loro morte per poter vivere in pace con Gonzalo. Non bastasse ti ha creato problemi con Emilia. Ora devi solo odiarla, è una donna malvagia, un mostro. Non è più la ragazzina di cui ti eri innamorato." - questo era ciò che si ripeteva da ore e pian piano stava riuscendo a convincersi e far aumentare il suo odio.

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Il mal di testa diede il buongiorno a Francisca, ormai era parte di lei. Ancora comodamente sdraiata nel letto, aprì gli occhi e vide una luce più chiara del solito entrare dalla finestra, si alzò coprendosi con la vestaglia di seta color panna che aveva appoggiata in fondo al letto e separò le tende.

"Non è possibile..." - esclamò con sconcerto. Sapeva che tutta quella neve stava distruggendo i suoi piani. Si era ripromessa di andare personalmente in paese per parlare con Raimundo, per far sì che l'ascoltasse una volta per tutte ma ora doveva pensare ad altro. Senza nemmeno aggiustarsi troppo si vestì con il suo vestito rosso preferito e, con i capelli raccolti da un nastro di raso bianco che le cadevano sulla spalla destra, scese le scale. Non era certo sua abitudine tenere i capelli sciolti ma stamattina aveva cose più importanti da fare che pensare al modo adeguato di vestirsi per una signora della sua posizione sociale. Arrivata nello studio, per prima cosa cercò qualche ragazzo che potesse consegnare una lettera per lei ma non lo trovo, poi tentò di mettersi in contatto con Cielo tramite il telefono ma anche questo non funzionava. Era isolata in casa sua e non poteva fare niente! Per lei era fondamentale poter parlare con Raimundo ma grazie a sua zia aveva perso l'unica possibilità che le si era presentata, maledetta Eulalia! Si lasciò cadere sulla sedia e appoggiò la testa sulla sua mano. Lasciò la sua mente vagare ed, inevitabile, in meno di dieci secondi arrivò a lui.
Qualche minuto dopo arrivò Mauricio che, vedendola così triste e non propriamente sistemata, decise di bussare e chiudere la porta dietro di lui per nascondere la sua padrona alla vista di Eulalia.

"Cosa vuoi Mauricio? Non sono in vena di sentire le tue lamentele..." - disse con tono triste - "Non sono qui per questo signora, volevo dirvi che La Villa rimarrà isolata per alcuni giorni"

"Come per alcuni giorni?" - chiese lei alzando i suoi occhi neri e lucidi dal pavimento per dirigerli a quelli di lui - "Purtroppo è così donna Francisca, fuori c'è un metro e mezzo di neve e non smette di nevicare" - lei si alzò dalla sedia e si precipitò alla finestra - "È la fine..." - disse coprendosi gli occhi con le mani ed iniziando a piangere silenziosamente... - "Lasciami da sola capomastro..."

"Come volete signora, però sistematevi i capelli se non volete che vostra zia abbia un altro motivo di rimprovero nei vostri confronti..."

"Non me ne importa niente di lei!" - urlò in lacrime ed uscì come una furia dall'ufficio, salì di corsa le scale e si chiuse in camera gettandosi sul letto.
Mauricio cercava solo di aiutarla ma lei stava troppo male, non poteva fare niente...
Eulalia la vide correre via e se ne rallegrò, ogni sua sofferenza per lei era una benedizione. Innamorandosi di quell'uomo... Ed avere un figlio da lui fuori dal matrimonio era qualcosa che lei non poteva tollerare e doveva fargliela pagare per l'umiliazione  subita da suo nipote Salvador Castro. Era disposta a tutto. Trascorse una mezz'ora a leggere un libro che aveva trovato nella biblioteca di Francisca e poi decise di andare a vederla per torturarla ancora un po'.

"Posso entrare?" - sentì dire Francisca dall'altra parte della porta, non voleva incontrarla...

"Un momento" - si alzò dal letto, si aggiustò velocemente i capelli, si sistemò il vestito e, asciugate le ultime lacrime rimaste - "Potete entrare"

"Stai bene? Prima ti ho vista scappare via sconvolta..." - fece finta di preoccuparsi per lei - "Sì..." - le rispose.

"Non ti credo, nipote... È ancora per quel locandiere da quattro soldi?! Non ti ama, perché continui a stare male per lui? Credi che dopo tutto quello che hai fatto a lui e alla sua famiglia nel corso della tua vita, lui possa ancora perdonarti e decidere di stare con te?"

"Non voglio parlare di questo argomento, vi pregherei di lasciarmi riposare, ho un forte mal di testa che non mi lascia in pace" - disse con la voce che era quasi rotta dal pianto - "E va bene... riposa Francisca, ma non pensare a quel Ulloa, pensa alla nobiltà di cuore di Salvador." - uscì chiudendo la porta e sorridendo, aveva ottenuto ciò che voleva, renderla ancora più debole. Nella sua stanza Francisca, invece, sentendo quel nome ebbe un brivido che le percorse tutta la schiena e fu talmente forte da spaventarla, da farle credere che lo spirito di quel demonio si aggirasse ancora vicino a lei. Terrorizzata si nascose in un angolo della stanza e rimase così, a tremare e piangere per ore.

Senza di te, non riesco a vivere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora