AMICHE COME UN TEMPO

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La festa sulla spiaggia sembrava iniziata già nel pomeriggio. La musica degli alto parlanti si mescolava a quella delle macchine bloccate nell'unico parcheggio di fronte al molo. Tra la calca di persone, radunate in attesa del proprio turno per passare attraverso i cancelli che delimitavano la baia, riconobbi subito Trevis assieme ad altri due suoi compagni. Ero quasi sicura di conoscerli ma il tempo giocava contro di me, avendo otto anni a suo favore.

Ed ecco Anne, affiancata da sua cugina. La riconobbi subito perché portava ancora la stessa strana capigliatura di un tempo. I suoi capelli neri erano una massa indistinta di trecce spettinate e mezze disfatte.

Mentre ci avvicinavamo al muro di ragazzi lanciai uno sguardo verso il basso, in direzione della festa. Ero stata lì solo il giorno prima quindi non avrei dovuto stupirmi nel ritrovarla così animata e colorata. Rimasi comunque senza fiato. Le luci intermittenti si riflettevano sull'oceano plumbeo, sparpagliandosi nell'acqua ad ogni onda che si infrangeva sulla battigia nera, disseminata di grandi tronchi trasportati alla deriva dalla marea. Alcuni di questi erano stati impilati ai bordi della foresta mentre altri erano rimasti solitari. C'era da dire che Alex aveva fatto un ottimo lavoro.

Dal mare soffiava una leggera brezza, piacevole e salmastra, alcuni gabbiani solitari si erano attardati sulle rocce che cadevano a strapiombo proprio dietro la biglietteria.

Trevis, appena ci scorse, sollevò un braccio e scambiò qualche veloce parola con i suoi amici, prima di salutarli e raggiungerci.

"Ciao Micol", mi salutò, liquidando Stephen con un pugno scherzoso sulla spalla che neanche lo spostò. Assurdo!

"Siete arrivati, finalmente!". Si avvicinò anche Anne, esuberante come una ragazzina davanti alla sua prima uscita serale. Non c'era più traccia di sua cugina. Estrasse dalla borsetta quattro cartoncini rossi e ne consegnò uno a ciascuno.

Lo rigirai tra le mani. "Che cos'è?".

"Il nostro ingresso in paradiso!". Indicò la festa.

Trevis l'acchiappò da dietro e la sollevò da terra. "Tu sei un genio, piccola! A chi li hai rubati?".

Anne si sistemò la spallina del vestito e guardò di sfuggita in direzione di Stephen. "Me li sono fatta dare da...".

"Da?", incalzò Stephen, già scuro in volto. Evidentemente non gli era sfuggita l'occhiata di Anne.

"Alex", mugugnò, mordicchiandosi il labbro.

Vidi la bocca di Stephen prepararsi ad una sfuriata coi fiocchi ma Trevis fu abbastanza pronto da intrufolarsi tra loro due, posando una mano sul petto di uno e l'altra sulla spalla magra di Anne. "Non ricominciate voi due, okay?".

Stephen scrollò le spalle e gettò a terra il suo pass, calpestandolo con la scarpa, più che soddisfatto del proprio gesto.

Immediatamente dopo mi sentii tirare per il gomito da Anne. "Andiamo?", trillò.

"Dove pensate di andare voi due!", tuonò Stephen.

Anne si voltò per inviargli una pernacchia. "Giù alla festa". Poi sollevò il suo pass e lo dimenò nell'aria.

A Stephen bastarono due passi per raggiungerci. Con un movimento brusco staccò il braccio di Anne dal mio e se ne appropriò, trascinandomi di lato. "Micol non va da nessuna parte senza di me".

"E chi l'ha detto?", protestai. Ma era del tutto inutile perché entrambi mi stavano ignorando.

"Perché deve stare appiccicata a te?". La faccia di Anne era a dir poco sconvolta.

"Chiedilo alla signorina qui presente", borbottò.

Anne corrugò la fronte, guardando lui e poi me. Infine tornò a guardare dalla sua parte. "C'è qualcosa che dovrei sapere?".

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