CHI E' IL PIù FURBO?

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Ogni parte del mio corpo si irrigidì e nello stesso medesimo istante smisi di sentire il respiro di Stephen. Il suo braccio, allungato davanti a me come uno scudo, divenne immobile e rigido come un pezzo di granito, coprendomi in parte da ogni sguardo. Percepii il rumore di un sussulto, il tonfo minaccioso dei passi sul pavimento in legno, un'imprecazione talmente soffocata da somigliare ad un ringhio.

Tutti questi rumori furono l'unico presagio.

Subito dopo, la bassa luce proiettò davanti a me il movimento veloce di quattro ombre che si avvicinavano alla mia, fino a coprirla interamente. Sbattei gli occhi, frastornata, irrigidita dal terrore, e poi fu come se stessi spiccando il volo; Stephen fece scattare il braccio all'indietro, spingendomi con tanta forza da obbligarmi a retrocedere contro il muro. Senza quasi accorgermene mi ritrovai con le spalle premute contro la parete, costretta tra un mobile e il braccio di Stephen, ancora premuto contro il mio petto.

Vidi le sue spalle incurvarsi in avanti mentre divaricava le gambe in una posa di difesa. Il ringhio che gli salì dal petto coprì ogni rumore, ogni respiro, ogni ansimo, e interruppe per un secondo la danza macabra che stava avvenendo a meno di un metro da noi.

Ancora imprigionata tra la parete e il braccio di Stephen, trasalii per l'ondata di adrenalina che lo fece scattare senza preavviso verso la porta in una sequenza di movimenti troppo svelti per permettermi di stargli accanto senza inciampare. Cercai di reggere il suo passo mentre mi trascinava per un lembo della maglia.

"Non ti fermare mai... per nessuna ragione", annaspò, rafforzando la presa attorno alla stoffa.

Mi sospinse in avanti, senza mai mollare la presa, nemmeno quando procedetti trascinando le ginocchia sul pavimento del corridoio.

La mia mente era inerme, ormai completamente staccata dal corpo. Riuscivo a mala pena a respirare.

Scattammo verso le scale, senza mai voltarci indietro. Ogni volta che il mio passo si faceva malfermo, ostacolato dal buio pesto della casa, sentivo avvicinarsi i respiri affannati e i passi rapidi di quegli uomini che, a differenza nostra, conoscevano a memoria ogni dettaglio di ogni stanza. Non avevo la più pallida idea di dove stessi mettendo i piedi, capii solo ad un certo punto che qualcosa mi aveva sollevata, lasciandomi ricadere un metro più avanti.

Nello stesso istante sentii l'urlo di Stephen rimbombarmi in testa seguito da un dolore al fianco che mi tolse il respiro. Scivolai a terra, confusa, ansimando per il male. Cosa mi aveva colpita? Ci avevano raggiunti? Perché Stephen aveva urlato?

Qualcosa di duro e freddo si schiantò contro la mia tempia prima che avessi il tempo di portare in avanti le braccia per proteggermi il volto. Rotolai sul fianco, fermandomi soltanto quando i piedi di una sedia si incastrarono tra le mie caviglie.

Ero tramortita, non riuscivo nemmeno più a sentire il dolore. Il respiro mi graffiava in gola, sussultando ad ogni colpo sordo che percepivo accanto a me. Con sgomento mi resi conto che due di loro ci avevano raggiunti e che uno di questi teneva fermo Stephen, concedendo all'altro l'opportunità di colpirlo al volto.

Strisciai sul pavimento, avvertendo qualcosa di caldo scivolarmi sugli occhi. Avevo il presentimento fosse sangue misto a sudore, una combinazione che rendeva ancora più sfocata la sagoma di Stephen. Accanto a me stava facendo di tutto per tenerli lontani, concedendomi il tempo di sgusciare sotto il tavolo della cucina. Con la vista appannata allungai il braccio in avanti, muovendo la mano sul pavimento fino a fermarla su qualcosa di duro. Sulle prime non capii di cosa si trattasse.

Sollevai lentamente la testa, lasciando scorrere gli occhi sulle mie dita, poi su ciò che stavo toccando e infine su due gambe ben divaricate. Guardai più in su, seguendo al rallentatore ogni piega dei pantaloni, la cintura, la canottiera chiara che spiccava nel buio come una macchia di luce soffusa. E poi strizzai gli occhi per togliere la patina viscida che li riempiva, mettendo a fuoco il volto del padre di Alex.

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