Non riuscivo a staccare lo sguardo dal volto di Stephen. Lo fissavo e pregavo che quel momento potesse durare in eterno. Senza un futuro ad attenderci, senza un passato a dividerci. Solo il presente e noi due, mano nella mano, con alle spalle le luci della festa che danzavano come noi avevamo fatto quella sera.
Stephen era il mio paradiso al centro stesso dell'inferno. Un semplice passo in avanti o uno indietro mi avrebbe fatta precipitare nuovamente nella voragine abissale dove per anni ero rimasta sepolta.
Stephen mi restituì una sguardo tenero, risvegliando il mio cuore addormentato e lasciando che i miei battiti riempissero il silenzio attorno a noi, come una qualche sorta di colonna sonora del momento più bello della mia vita.
Il suo sorriso era scomparso a metà della festa ma nei suoi occhi la rabbia si stava attenuando gradualmente, mentre passeggiavamo verso casa mia.
"Quando ti ho visto ballare con Alex...", attaccò determinato, ma poi si bloccò.
"Sì?".
Tirò un profondo respiro e puntò lo sguardo sul marciapiede. "E' stato in quel momento che la rabbia mi ha fatto sragionare. Sapevo che non avevo alcun diritto di provare gelosia verso i tuoi confronti. Ho cercato di non provarla, di rifiutarla. E forse ci sarei riuscito se quel bast...", scosse la testa, arrabbiato, correggendosi, "se quello lì non avesse provato a toccarti. Ma non è questo il motivo per cui in quel momento l'ho desideravo morto".
Mi sfiorò la guancia con la punta delle dita e nel suo sguardo si accese una nuova luce.
"Il vero motivo è stato il tuo sguardo", riprese. "La tua vulnerabilità mentre allungava la mano sulla tua guancia. Non avevo dimenticato quello che gli avevi richiesto".
Mi studiò per vedere se avessi afferrato. Non avevo idea di che emozione stesse sfociando sul mio volto, ma quella che Stephen notò sembrò spronarlo a proseguire.
"Gli avevi detto che avresti ballato con lui a patto che non ti avesse toccato. E quando ha cercato di farlo, ho dovuto oppormi con tutte le forze a quella fastidiosa sensazione che ho cominciato a provare. Non l'ho riconosciuta subito. C'era troppa rabbia per pensare che fosse effettivamente gelosia". Prese fiato. "E poi ti ho visto scattare indietro e ho capito che sì, sono geloso di te. Sono geloso di chiunque provi a toccarti". Mi guardò ancora. "E il fastidio che avevi mostrato verso il suo gesto mi aveva fatto montare una paura cieca".
Strinsi la sua mano. "Tu avevi paura?".
Il mio stupore lo distrasse. "Ricordi quando ti dissi che per nascondere la paura la trasformo in rabbia?".
Annuii, tornando con la mente al mio secondo giorno qui a Port Angeles. Mi sembrava fosse passata un eternità. "E' per questo che te la sei presa con Alex?".
"Dovevo sfogarla in qualche modo, e lui", sorrise perfido, "è sempre un ottimo pretesto!".
"Di cosa avevi paura?", sussurrai.
Guardò l'oscurità davanti a sé. Qualcosa nella mia domanda l'aveva turbato.
Continuammo a camminare in silenzio. Sentivo i suoi passi lenti accanto a me, il calore del suo braccio che di tanto in tanto sfiorava il mio.
"Ho avuto paura del dolore che ho visto nel tuo sguardo", ammise dopo un pò, continuando a guardare avanti. "Era assoluto e ti spegneva".
Mi prese una ciocca di capelli e me la sistemò dietro l'orecchio. Quel semplice gesto mi fece rabbrividire ma non mi ritrassi.
"Perché permetti solo a me di toccarti?", chiese.
"Non è vero, io...", iniziai a negare.
Ma il suo sguardo smorzò la mia protesta.
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La libertà più grande
RomanceAttenzione: nel libro ci sono scene di abuso, se ne sconsiglia la lettura ad un pubblico sensibile. TRAMA: Micol Connor non è mai stata baciata. Non vuole essere toccata da nessuno. Perchè quando aveva 13 anni è stata violentata. Ora ne ha 21 ed è t...