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Pian piano aprii gli occhi, mentre il sole mi scaldava il volto con i suoi raggi dorati. Intorno a me la sabbia sembrava possedere ogni cosa nel raggio di chilometri, mentre venivo cullata dal trotto di un cavallo bruno sauro. Con la coda dell'occhio, fingendo di essere ancora svenuta, cercai di comprendere chi fosse l'individuo al mio fianco. -Finalmente, la bella addormentata si è svegliata!- Disse sereno.
Notai immediatamente i suoi indumenti rovinati e sbiaditi dal tempo. -Chi è lei?- Chiesi spaventata. -Un sicario.- Rispose tranquillamente, mentre il tintinnare del manico della sua spada contro il freddo vetro di una bottiglia di idromele mi risvegliò dal mio shock temporaneo. Il mio battito cardiaco accelerò immediatamente. -Mi devi uccidere?- Chiesi intimorita.
-Per tua fortuna ho solo l'incarico di farti fuggire da quel buco dimenticato da Iddio.-
Guardai più attentamente i suoi lineamenti. Teneva i capelli grigi uniti in una coda di fortuna ed in volto era graffiato sulla guancia destra. -Chi ti ha dato l'incarico?- Chiesi guardandolo. -Lavoro per soldi carina, non mi interessa chi me li dà e comunque sono Klor.-
Disse facendo chiudere definitivamente la conversazione.

Restammo in silenzio per diverse ore, mentre il paesaggio intorno a me si faceva sempre più anonimo e caldo. Eravamo nel Deserto di Hadarac; questo lo avevo intuito dal fatto che non esistevano altri deserti in Alagaësia , ma non sapevo dove la bussola ci indicava la via. Era improbabile che stessimo andando a Nord, dai saggi elfi o a Sud, dai coraggiosi nani sui Monti Beor; dato che le rivolte nelle città avevano riacceso le vecchie fiamme.

Dopo la guerra contro Galbatorix, infatti, gli umani terrorizzati dalla potenza dei Varden si sono rivoltati contro di questi, temendo principalmente il ritorno degli immensi Draghi.
Li temevano a tal punto da ripudiarli e da cacciarli per allontanarli dalle città.

Notai Klor prendere una sacca e senza guardarmi me la porse. -Nutriti, ti vogliono viva e vegeta.- Disse, mentre annuivo più serena dalla sua affermazione. Aprii la sacca di pelle con cura, mentre un odore di succo di melograno e torta mi accarezzava il palato. Ma mentre rovistavo nella sacca, trovai sul fondo una strana pietra azzurrina che mandava simpatici giochi di colore con i raggi Solari. Klor se ne accorse immediatamente e mi prese la sacca dalle mani. -Quello è un altro lavoro ben pagato. Non è di tua competenza.-
Disse accigliato.
-Cos'è quella pietra?- Chiesi insistente. -Ti ho già detto che non è affar tuo.- Rispose scocciato, spronando il suo destriero, un bellissimo cavallo baio ciliegia, al trotto.

Lo seguii e dopo lunghe ore silenziose di viaggio, ci accampammo e ci preparammo per la notte, mentre le prime stelle spuntavano sulle nostre teste. -Dov'è la nostra destinazione?- Gli chiesi nuovamente, mentre osservavo la Luna incantanta, sdraiata comodamente su di una roccia. -Ora non importa.-
Disse soltanto, mentre accendeva il fuoco e prendeva la carne per preparare la nostra cena. Quando finì di mettere le spezie sulla carne, me la passò con il lato del suo pugnale. Questo aveva il manico in legno decorato finemente da segni e rune.
Incuriosita osservai attentamente i segni, composti principalmente da tribali celtici.

Assaporai avidamente il sapore del cibo, con il sangue della carne che accarezzava le mie labbra ed il sapore salato delle spezie.
Dato che avevo vissuto in campagna la carne era rara e  considerata simbolo di nobiltà; il solo contatto con le papille gustative, si diceva, mandava in escandescenze l'individuo che ne assaggiava il sapore.

Terminato di cenare non ci rivolgemmo alcuna parola; ci limitammo ad osservare le stelle. L'Orsa Maggiore era particolarmente luminosa quella notte, mentre la leggera carezza del vento ci accoglieva tra le sue braccia.

Mi divertii a riconoscere le costellazioni ed il tempo passò così in fretta, che non mi accorsi di essermi addormentata; quando improvvisamente mi svegliai a causa di un piccolo ticchettio che proveniva dalla sacca di pelle alla mia sinistra. Mi alzai e mi avvicinai cautamente ad essa, immaginandomi che un animale stesse cercando di rubare parte delle nostre scorte di cibo; quando mi accorsi che era la strana sfera azzurrina a provocare quel rumore.

Questa si muoveva e si dondolava su sè stessa.

Ma quando il mio viso fu a pochi centimetri da essa, si divise in mille frammenti
dove ne uscì...

Ma quando il mio viso fu a pochi centimetri da essa, si divise in mille frammenti dove ne uscì

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La figlia di EragonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora