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*Sofia*

Il canto delle Rondini mi fece svegliare mattutina mentre il Sole mostrava i suoi primi raggi sulla fredda Terra. Ancora stanca ed assonnata per la giornata precedente, mi alzai lentamente osservandomi intorno.

Cercai con lo sguardo il mio drago ma di lui non ve ne era alcuna traccia. Mi mancavano i colori delle sue squame che incontravano i raggi solari, creando sfumature e luci dovunque io poggiassi lo sguardo.
Dov'è il mio drago?
Mi chiesi preoccupata.

Jura.

Questo era nome che gli avrei donato, questo lui era.
Jura.
Provai a rintracciarlo telepaticamente ma di lui non vi era alcuna traccia.
Inoltre, essendo debole fisicamente, non potevo ricorrere alla magia con il rischio di uccidere entrambe.

-Cosa succede?- Chiese Arya chinandosi dinanzi a me, notando il mio turbamento.
-Jura è fuori con Finster?- Le chiesi preoccupata. Mi guardò confusa. -Niente.- Aggiunsi frettolosamente, soffermandomi con lo sguardo sulle sue scarpe sporche di fango.
Non eravamo accampate in una zona paludosa della foresta.
Pensai.
-Vieni,devi esercitarti.-
Disse serena. -Non riprendiamo il viaggio? Non rischiamo di essere trovate se ci accampiamo troppo a lungo?- Le chiesi, ma lei non mi ascoltò ed andò a prendere dei bastoni. -Oggi continueremo gli esercizi di ieri.- Disse guardandomi. -Non dovrei imparare l'arte della magia?- Chiesi. Mi guardò attentamente e rispose.-Sei troppo stanca per la magia, Sofia.- Rispose seria.

Iniziammo gli esercizi.
Ma la mia mentre non era focalizzata sul combattimento, ma su Jura e dall'atteggiamento di Arya.
Parata, attacco.
Parata, attacco.
Tutto il tempo. Per lunghissime ore. Per diversi giorni. Finché dimenticai le mie preoccupazioni.

Ero sfinita. Piegata dagli allenamenti infiniti e dall'assenza di riposo sufficiente. Jura ormai non lo vedevo da giorni. Riuscivo a percepire a malapena il flusso dei suoi pensieri. Mi preoccupai. Era come se una parte di me si fosse distrutta in mille frammenti. Come un quadro non ancora terminato, come un foglio strappato. Come...

*Jura*
No, non può essere...
Pensai terrorizzato.

Il cielo era buio e le nuvole cariche di pioggia. Quella Luna era coperta dalle nubi, quelle stelle erano improvvisamente troppo distanti. Erano passati diversi giorni dall'ultima volta in cui avevo visto Arya. Mi aveva nascosto in una grotta dicendomi che era per il bene di Sofia.
Non sapevo più se potevo fidarmi di lei.
Dopo che Arya se ne andò al mio fianco vi era rimasto solo Firnen. Tutti i giorni lo incontravo per discutere sulle correnti che si potevano sfruttare e sul giusto utilizzo dell'apertura alare.

Mi rintanai sotto un groviglio di rami, riverso a terra, sofferente.
Dov'è Sofia?
Mi chiesi nuovamente.
Ormai quella domanda mi affissava da settimane.
Dove sei?
Inizio' a piovere, gocce fredde solcavano il mio corpo stanco e dolorante. Non potevo lasciare Sofia da sola. Non poteva lasciarmi solo. Almeno lo speravo.
Un giorno, un giorno monotono, come tutti gli altri giorni in assenza di lei, in assenza di Sofia, in assenza della sua voce; Arya tornò...
Lasciami tornare da lei!
Urlai a Firnen.
Non posso.
È per il vostro bene.
Rispose.
Fuggirò, nulla mi ferma.
Dissi.
Io lo impedirò.
Mi minacciò Firnen.
E' la cosa giusta da fare.
Aggiunse.
NO!NON MI TOGLIERETE SOFIA!
Latrai irato. -FERMO!- Impose Arya cantilenando in elfico ed impedendo di muovermi, mentre spalancava le braccia verso di me.

Ero irato, dentro di me il fuoco si riversava su un cumulo di speranze. Latrai più forte e scossi frenetico il mio corpo.Improvvisamente la vidi correre verso di me, mi raggiunse e si aggrappo' al mio collo posizionando uno specchio dinanzi a me.

Il mio muso si stava affusolando, mentre i miei occhi diventavano sempre più cupi e distanti.

*Sofia*
Feci un incubo in una di quelle freddo notti. Feci nuovamente un incubo, ma era diverso da tutti gli altri; poiché in quel sogno vi era Jura.

Un uovo, color acqua marina si schiuse sotto il mio sguardo stupefatto; dove per la seconda volta Jura nacque. Ma in fretta iniziò a crescere ed improvvisamente le sue bellissime squame color del cielo divennero del colore dei corvi, che assassini si cibano dei cadaveri, che ghiotti di dolore si nutrono delle tue viscere. Quelle sue bellissime squame che riflettevano alla luce del Sole, erano diventate nere e la coda si fece sempre più piccola, sempre più...fino a scomparire. Mentre i suoi occhi, quegli occhi così dolci e caldi, che come le onde del mare ti cullano verso la pace; divennero bui come una notte senza la sua amata Luna. Improvvisamente il suo capo si volse verso di me, mentre mi sentivo dilaniata e separata da qualcosa che mi era sempre appartenuta.

Mi svegliai di soprassalto, terrorizzata corsi da mia madre per trovare conforto,
ma non la trovai. Al suo posto scorsi un libro antico.
Lo aprii curiosa, facendo attenzione a non rovinate le pagine ingiallite, quando tra le pagine scorsi il mostro che avevo sognato, un Ra'Zac.

Lo aprii curiosa, facendo attenzione a non rovinate le pagine ingiallite, quando tra le pagine scorsi il mostro che avevo sognato, un Ra'Zac

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La figlia di EragonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora