Liberi.

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*Sofia*
Mi svegliai stanca, mentre osservavo il Sole che sorgeva in lontananza. I raggi coloravano i campi di grano creando sfumature dorate.
Guardai intorno a me confusa, non ricordavo nulla su ciò che era successo antecedentemente.

Dolorante alla schiena, salii lentamente sul campanile della città ed osservai il panorama come ogni giorno.
- Sofia! Scendi immediatamente!- Sentii mia madre urlarmi dal basso della struttura, mentre si puliva le mani sul suo vecchio grembiule. - Dove eri finita in questi ultimi mesi?- Continuò, mentre mi aggrappavo saldamente ai mattoni sporgenti del campanile. La guardai sorpresa, non capendo la causa della sua ira.
Tre mesi?!
Pensai dubbiosa. - No anzi, non mi interessa!- Sputò improvvisamente guardandomi con astio. - Vattene da questa tenuta e non farti più vedere!- Continuò imperterrita mentre si allontanava da me, facendo rumore con la ghiaia a contatto con le sue scarpe di cuoio. Annuii sorpresa, nonostante lei non potesse più vedermi.
E ora?
Pensai confusa.
Sono Libera!
Mi risposi entusiasta, mentre un largo sorriso spuntava sulle mie labbra.
- Sono libera!- Urlai colma di gioia, disinteressandomi degli altri, disinteressandomi di tutto ciò che poteva preoccuparmi; perché io avevo finalmente acquisito le redini della mia vita. Ero libera di fare tutto ciò che desideravo senza che qualcuno mi imponesse. Risi. La libertà aveva un sapore così dolce, che era diventata una droga per il mio palato.

Corsi, felice più che mai mentre il vento mi sferzava sul volto e continuai a ridere inconscia di ciò che mi aspettava il futuro, il mio destino, se esso esisteva.
Non mi interessava se le cause di una sì meritata libertà era fondata su dubbie cause, non avevo più alcuna preoccupazione.

Arrivai in breve tempo in città e serena mi sedetti su di una panchina, osservandomi intorno. Le case erano schiacciate tra loro e ricurve su se stesse mentre mi osservavano. Sospirai tranquilla, scacciando gli ultimi dubbi che avrebbero cancellato la mia istantanea gaiezza.

Improvvisamente una ragazza si sedette accanto a me, era Lara una mia amica benestante. Mi salutò gioiosa, influenzata dalla mia felicità e senza indugi mi propose di andare alla festa del patrono con lei, quella sera. Questa si celebrava sempre tra canti e danze, con diversi mercatini provenenti da tutta la contea. Accettai volentieri.
Ora che ero libera, potevo vivere.

*Jura*
Mi sentivo distante, come se un cavo nella mia testa fosse stato tagliato. Non riuscivo a percepire la coscienza di Sofia nella mia mente.

I ricordi con lei svanirono come una nuvola rosata, che colorata dai raggi solari si nasconde nel buio della notte rischiarata solo dalla pallida luce della Luna.

Mi sentii svuotato. Non sapevo perché ero fuori dal mio uovo, poiché non rammentavo alcun Cavaliere. Non ricordavo nulla, ma sapevo che l'elfa dinanzi a me poteva rispondere ai miei quesiti.
Sei tu il mio cavaliere?
Chiesi. - No, tu sei un drago libero.- Rispose osservandomi tristemente.

- Rispose osservandomi tristemente

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