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*Drago di Sofia*
Quella sera c'era era una Luna bellissima. Quella sera c'era qualcosa di particolarmente dolce, come se qualcuno avesse fatto colare il miele sul velo della notte. Quella sera, in quella particolare sera, qualcosa avrebbe sconvolto le nostre vite.

Sofia non aveva ancora deciso il mio nome, forse non era particolarmente interessata a me. Volevo un nome. Lo bramavo da mesi. Avevo pensato di chiederglielo ma
non mi sembrava opportuno, non mi sembrava normale.

"Come mi vuoi chiamare?Chi sono io?"

Finster infatti, mi aveva detto che questo identifica l'essenza di un drago. Volevo solo sapere chi ero. Improvvisamente sentii Sofia tornare dopo un duro allenamento con Arya,
era esausta. Era appena entrata.
Eccola. Entra.
Pensai entusiasta. Ma quando la vidi, il suo volto era graffiato e pieno di sangue, gli occhi arrossati con le palpebre pesanti ed i vestiti tagliati e luridi di fanghiglia.
Sofia!Cosa è successo?!
Le chiesi terrorizzato dalle sue condizioni fisiche.
Tutto- bene...
Rispose affaticata. Mi alzai e cercai di aiutarla con il muso, tenendole il braccio.
Non sai cos'è successo lì fuori.
Disse guardarmi esausta.
La guardai preoccupato, muovendo arrabbiato la coda e facendo cadere un mobile accanto a me.
Hai percepito quello che è successo questa mattina?
Mi chiese poco dopo, sdraiandosi accanto a me.
Una presenza estranea era entrata in noi.
Risposi annuendo.
Era mio padre.
Sussurrò.
Lo so, controllava anche me. Mi stava facendo seguire le correnti ascensionali per facilitare il volo.
La osservai. Pensai a come potevo chiederle il mio nome, ma era fisicamente troppo stanca e...
Che succede? Sei pensieroso.
Disse appoggiandosi contro la mia zampa.
Chi sono io?
Chiesi. Lei chiuse gli occhi ed accarezzando le mie squame rispose.
Sei un essere libero di sognare e volare lontano, che può raggiungere le vette più alte e non essere scalfito da alcuno.
Disse riaprendo gli occhi e guardandomi intensamente con il sorriso sulle sue labbra rosate. La osservai nuovamente. Era stanca ed esausta, ma non aveva perso la speranza, non si era arresa. Aveva tenuto la testa alta, resistito al peggio e dato il meglio di sè. La ammiravo.
Mi faresti un regalo?
Le chiesi speranzoso. Lei annuii sorridendo.
Mi puoi dare un nome?
Notai immediatamente sul suo volto lo stupore nel porgerle quella domanda.
Certo, ma dammi del tempo.
Rispose poco dopo. Io annuii più sereno, muovendo sinuosamente la coda. Mi accoccolai in un angolo e salutai Sofia mentre tornava da Arya.
Quella sera, dopo molto tempo, mi addormentai con il sorriso. Il giorno seguente giunse in fretta, quando qualcuno mi svegliò nel sonno ed adirato sbattei la coda. Altai il muso ed incontrai il viso di Arya.
-So che sei alla ricerca di un nome.- Disse, osservandomi curiosa. Scattai in piedi come una molla e la guardai.
- Seguimi.- Disse soltanto. Feci come aveva detto, mentre gli aghi dei pini mi solleticavano le squame, quando improvvisamente la vidi fermarsi.

Si girò per controllare che non ci fosse nessuno che ci seguisse e poco dopo prese un libro dalla borsa a tracolla che portava sul fianco destro. Osservai il libro curioso, inclinando il muso per puntare il mio occhio più vicino sulla copertina. Questa era finemente decorata da fili dorati e riportava il profilo delle fauci di un drago. Guardai Arya incuriosito ed al contempo spaventato da ciò che mi avrebbe detto a breve. Toccava il tomo con cura, cercando di non sfiorare mai una pagina più di una volta. Non capivo la causa di tanta attenzione per quel libro. -Ci sono delle cose che devi sapere.- Iniziò guardandomi. Ero così attento a ciò che mi avrebbe detto a breve, che non mi ricordai della causa per cui l'avevo seguita; il mio nome.
-Il Drago ed il Cavaliere devono imparare a combattere individualmente, nonostante la divisione costituirà per entrambi dolori fisici e mentali. Ma se ciò non avverrà entro un determinato periodo di tempo dalla schiusa, i due si uniranno in un solo corpo creando una creatura mostruosa, incapace di rispondere ai movimenti di entrambe.- Spiegò, leggendo dal tomo che poggiava sulle sue gambe. La guardai, insicuro sul fidarmi di lei.
-Dovete assolutamente dividervi- Esclamò poggiando il palmo della sua mano sul mio muso.

-Hai già le iridi color pece e le squame scure!-
Disse indicando il riflesso  di una pozzanghera poco lontano da noi, dove due immensi Smeraldi mi osservavano inorriditi.

-Hai già le iridi color pece e le squame scure!-Disse indicando il riflesso  di una pozzanghera poco lontano da noi, dove due immensi Smeraldi mi osservavano inorriditi

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