~14~

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-Perché mi sono innamorato di te?-

Presi mia madre per mano delicatamente, non volevo che si facesse male, non volevo tagliare una pelle perfetta, non volevo deturpare la sua perfezione. La sua pelle era fredda come marmo e tremava a contatto con la mia mano.
Quanto tempo. Da tanto non le tenevo la mano, non sentivo la sua presenza, il suo profumo.
Una voce estranea nella mia mente, pensava a mia madre, era lui. Era Eragon. Era così pazzo di lei, che non smetteva di adorarla anche quando gli aveva procurato tanto dolore e solitudine.

Poi improvvisamente sentii solo un vuoto dentro di me e tutto tornò come prima ma l'impatto della sua essenza separata dalla mia, mi fece cadere nel vuoto.
Stavo volando.
Stavo cadendo.
Il vuoto sotto di me si avvicinava lentamente, mentre il panorama era stupendo. Il Sole si stagliava in cielo in lontananza, se avessi potuto, forse sarei riuscita a sfiorarlo; mentre l'azzurro del cielo mi circondava.
Poi ebbi un'altra visione.
Due immense iridi nere come la pece, mi osservavano mentre mi apparve l'immagine
di un mostro, un Ra'Zac. Un essere dalle terribili fattezze, tale da rendere indescrivibile il suo corpo. Si potevano distinguere solo i suoi occhi e la sua testa candida a punta, simile al becco dei corvi. Mi ripresi di soprassalto presa dalla paura, mentre ancora vorticavo nel vuoto.
Poi un ombra mi sorpassò dall'alto e Firnen, il drago di mia madre, mi prese per i suo lunghi artigli, salvandomi dall'impatto.

Ero senza forze e senza fiato, come in una bolla d'acqua annaspavo alla ricerca di una pace. -Calmati.- Disse mia madre. Sussultai nel vederla aggrappata agli artigli di Firnen, mentre mi accarezzava la guancia.

Passarono le ore e la Luna mi osservò fredda in quella notte di ghiaccio, mentre le stelle erano vuote, senza una vera luce. Atterrammo nei pressi del Lago Eldor, ancora protette dalla foresta, per tenerci lontane dalle strade principali. -Devi saperti difendere quando devi batterti contro un nemico.- Iniziò mia madre, finendo la sua porzione di cibo. -Oggi ti insegnerò l'arte del combattimento.- Disse.
Di scatto lei prese un bastone e me lo lanciò, riuscendo a prenderlo al volo. Improvvisamente mi attaccò, schivava ed attaccava allo stesso ritmo.
È abituata ad uccidere.
Mi ritrovai a pensare, mentre tentavo di proteggermi dai suoi attacchi. Provai a schivarla ma la mia lentezza mi  fece cadere a terra rovinosamente.

Mi fece Continuare per ore, i dolori precedenti dovuti alla trasformazione erano già spariti, lasciandomi i sensi più forti e maggiore velocità di movimento. Il rumore dei bastoni che si scontravano creavano un ritmo veloce e controllato, mentre il vento ci soffiava in viso, scompigliando i capelli e librandoli al vento.

Il bastone in alto. Due stoccate. La resistenza sulle braccia tenuta con due mani e poi colpì. Colpivo
ininterrottamente, stremata dall'esercizio che non aveva fine.
Come fa a resistere?
Pensai trafelata.
-Non distrarti!- Mi urlò distogliendomi dalla concentrazione, facendomi cadere in pochi secondi, rovinandomi il volto con graffi e ferite.

Mi prese il polso aiutandomi a d alzarmi, era sera ormai,
-Sei stanca, riposa. Domani continuiamo.- Disse, allontanandosi nuovamente da me.

- Disse, allontanandosi nuovamente da me

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La figlia di EragonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora