Danze

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*Sofia*
Era pieno pomeriggio, il Sole era alto in cielo ed un lieve venticello abbracciava i passanti che osservavo da una piccola panchina insieme alla mia amica Lara.
I suoi ricci dorati le incorniciavano il viso, mentre i suoi immensi occhi verdi mi scrutavano meravigliati. Le avevo raccontato gli avvenimenti di quella mattina, ancora emozionata per l'accaduto.

Mi invitò a casa sua, potendo così lavarmi e mangiare adeguatamente dopo molti anni. Scegliemmo insieme i vestiti e presto calò il Sole facendoci correre verso la Piazza, dove si teneva la festa. Arrivammo in tempo, mentre piccole candele appese illuminavano la piazza, dove i popolani si stavano preparavano a danzare. Feci un passo per entrare in pista, quando sentii un forte bruciore alla mano destra; la guardai preoccupata ma  non c'era nulla che potesse avermi ferita. Non ci diedi peso e seguii la mia amica senza altri indugi. Non volevo perdere l'opportunità di potermi divertire dopo svariati anni di tristezza e malinconia. Un ragazzo, più alto di me, mi si avvicinò e chinandosi leggermente mi chiese sussurrando se volevo iniziare le danze insieme a lui. Lusingata accettai mentre gli porgevo il braccio. Andammo sulla pista e ci tenemmo per mano, per la prima volta potei vederlo in volto; i suoi occhi erano di un verde così acceso, così vivo che le foglie degli alberi a primavera impallidirebbero al suo sguardo. I capelli corvini gli ricadevano lunghi sulle spalle, a differenza degli altri popolani che li portavano corti. Mi osservò a sua volta, mentre le luci delle candele rischiaravano il suo viso perlaceo. La musica Iniziò in sottofondo, mentre i violini sfregavano frenetici sulle corde ripercuotendosi in passi veloci ed attenti. Ruotai e ruotai su me stessa mentre il mio compagno mi teneva per la vita sorridendomi. Si fece sera, le stelle e la luna illuminavano la piazza brulicante di gente.
Per tutto il tempo ballai con lo sconosciuto, mentre vorticavo in canti e passi verso una meta che giungeva fino alle nuvole.
Questo è un sogno, spero di non svegliarmi mai.
Pensai, cercando con lo sguardo gli occhi del ragazzo accanto a me, che ancora sorridente mi teneva per mano. Ad intrattenere con la musica, vi erano diversi cantastorie e suonatori Celti. Il ritmo invitava le persone a danzare, la musica era come se fosse viva e tutti andavano in pista gioiosi. Le risate rendevano l'ambiente piacevole e quasi irreale, mentre la notte li nascondeva gelosamente per non interrompere le risa.

Improvvisamente notai con la coda dell'occhio un nano che si dirigeva verso di me.
Mi spaventai. I Nani erano leggenda nelle piccole città, dopo la guerra con Galbatorix. Inoltre era impossibile che un nano si avventurasse tra gli umani, allontanandosi dai suoi amati Monti Beor; a sud-est di Alagaësia. Pensai fosse un errore dovuto alla stanchezza. Ma il nano mi venne incontro e nonostante le risa e la musica che coprivano le parole sentii distintamente la sua voce. -Mi chiedo come  faccia un elfo a sopportare questa musica. Immagino che Arya abbia fatto un'altro errore.- Lo guardai dubbiosa osservando l'elmo che poggiava sui suoi capelli rossi. -Posso dedurne che ti ha cancellato la memoria.-
Disse.
Perdere la memoria? Arya?
Pensai confusa.
Decisi di ignorarlo e sorridendogli gli risposi. - Capisco, troppo Idromele vero?- Dissi sorridendo. - Sono a dieta! Mi hai dato del grasso, elfo mal ridotto?!-
Mi urlò irato. Sorrisi per il suo atteggiamento. Ma improvvisamente il ragazzo dianzi a me mi coprì gli occhi, mentre con un braccio mi cingeva la vita.

Mi sentì vorticare nel vuoto, quando due mani mi presero il viso facendomi vedere i suoi occhi verdi, mentre i suoi capelli corvini mi solleticavano il naso. Mi ricordai improvvisamente della sua immagine persa nel ricordo, rispetto alle danze di pochi istanti antecedenti. Poi, con una nuova consapevolezza,
guardai le sue orecchie, che appuntite indicavano le stelle. Mi spaventai e terrorizzata mi allontanai dalle sue braccia. - Un elfo! Perché siete in territorio umano?- Chiesi spaventata mentre mi sorrideva tristemente e tentava di riavvicinarsi.

Guardai il paesaggio che ci circondava ed intorno a me vidi un fitto groviglio di alberi che svettavano verso il cielo. Notai che il nano accanto a noi tentava di accedere il fuoco. -Siete solo frutto della mia fantasia!- Urlai di getto. - Gli elfi non si allontanano dai loro boschi, come i nani non si allontanano dai loro Monti.- Dissi ovvia. Poi l'elfo, si avvicinò al mio viso. - E questa è fantasia?-  Sussurrò
prendendo il mio viso con le sue mani e di slancio mi baciò. Le sue labbra erano soffici come nuvole, mentre le sue braccia mi cingevano in un abbraccio disperato, come se temesse che potessi scomparire. Il suo nome balzò tra le pareti della mia mente in un ricordo vago, Eiten. Era questo il suo nome. Il cuore fu attraversato da un insieme di emozioni che mi travolse. Mi sentivo completa, mi sentivo finalmente protetta.

Sorpresa e spaventata dal suo atteggiamento mi allontanai da lui, voltandogli le spalle. Tremavo. Avevo un forte tremore alle mani. Non sapevo che fare. Il mio cuore pulsava, ero agitata e sentivo il mondo cadermi addosso. Non mi ero mai trovata in una situazione simile. -Vattene.- Sussurrai mentre mi abbracciavo. Mi guardò, notai il suo tremore alle mani e svelto corse verso il cuore della foresta, mentre il nano lo seguiva.

 Mi guardò, notai il suo tremore alle mani e svelto corse verso il cuore della foresta, mentre il nano lo seguiva

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ED ECCO A VOI LA:
Sofiten!
Ta-da TA DAAA🙀
So che mi state odiando ed amando contemporaneamente :3

La figlia di EragonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora