Visions

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Mentre il paesaggio delle visioni cambiava, i ragazzi si ritrovarono a pensare che dopo tutto era andata bene.
Erano solo stati attaccati da anatre con zanne, cosa che capita tutti i giorni ovviamente. Poi da ragni-sputa-liquido-paralizzante. Uno vero spasso già!

Infine erano saliti su una barca guidata da un ubriacone pazzo sclerotico che aveva deciso di colare a picco con loro.Erano quasi affogati in un fiume che di acqua avrà avuto l'1 per cento e per il restante 99 era meglio non pensarci.

Bellissima esperienza, davvero. Dopotutto, era solo nella loro testa!

Con un sussulto all'improvviso si ritrovarono in una stanza immersa nel buio, avvolta nel silenzio; si sentiva solo un ticchettio costante di una goccia che cadeva...

Apparecchiature complesse e monitor luminosi emanavano una fioca luce cinerea , che faceva apparire il tutto irreale e spettrale .

I ragazzi si ritrovarono sdraiati su delle tavole livide di ferro, che li fecero rabbrividire al tocco.
Caleb si tastò attorno, cercando di abituarsi all'oscurità. Sentiva prurito in alcune parti del corpo, come se ci fosse qualcosa sopra; tentò di alzarsi, ma quel qualcosa glielo impedì.

Stupito, si accorse di avere dei piccoli fili attaccati sotto la pelle, conficcati come aghi in un gomitolo. Riuscì a toglierseli con facilità, perché con sua stessa sorpresa trovò immediatamente dove erano collocati, nonostante il buio impedisse ancora la visuale.

Scese dal lettino con un tonfo.

-Potrebbe essere...il laboratorio di Luthor?-sussurrò Mark, ancora sdraiato ed intento a staccarsi gli ultimi cavetti, come gli altri.

-Potrebbe- Caleb strinse gli occhi grigi, esaminandosi meglio attorno. Apparecchiature monitor brillavano nella semioscurità, ologrammi dei loro profili fluttuavano nell'aria....si, sembrava proprio il suo laboratorio. Ma poi lo sguardo gli si posò davanti una porta che prima, supino, non aveva notato. L'insegna diceva: "Cella impiantazioni"

"Oh no...questa stanza ...è proprio quella!"

Si voltò di scatto come un gatto in gabbia.

-Presto! Scendete da quei lettini!

La squadra ubbidì, ed un secondo dopo delle sicure di ferro ai bordi di quei ripiani scattarono.
Si guardarono inorriditi

-A volte mi chiedo perché non ho ancora fatto l'assicurazione sulla vita...-Hurley emise un sospiro di sollievo. Gli si era strappato un pezzo dei pantaloni in prossimità della caviglia.
Osservò il proprio lettino: se non si fosse mosso in tempo, delle manette gli avrebbero impedito di muover gambe e braccia. Rabbrividì.

Intanto Jude si avvicinò a Caleb e lo squadrò.

-A quanto pare...adesso dovremo affidarci a te. Sei l'unico che conosci questo posto, da quel che ho capito...-Jude tirò un'occhiata alle sicure grigie che, se non fossero saltati giù, li avrebbero legati lì sopra. Il moro le guardò a sua volta, e solo dopo pochi secondi sentì il peso di quella affermazione:quel posto lo conosceva, sì, sapeva di averlo già visto, ed a dimostrazione c'era pure il fatto che conoscesse la posizione dei cavetti, pensò... ma non ricordava niente di particolare.

Aveva quella strana sensazione di quando vai in un luogo e pensi "ma qui ci sono già stato" però non ti viene in mente niente, hai tutto sulla punta della lingua ma...

Sapeva solo che in quei laboratori gli erano capitate cose bruttissime che non valeva proprio la pena di riportare alla mente. Di quelle il dolore lo ricordava. Per il resto c' era vuoto, come se una cortina di nebbia avvolgesse quei ricordi importanti che facevano la differenza, celandoglieli in chissà quale parte recondita della mente.

Inazuma Eleven- Il Ritorno degli EroiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora