Volendosi come non mai

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Lea si massaggiò il collo indolenzito.

Dopo l'incidente, quando era rimasta sotto al controllo di Dark, l'avevano costretta a rimanere a letto per due giorni, ma adesso era stanca di pappine e moine varie. Era scappata di nascosto dalla supervisione degli amici, infilandosi scarpe ed una divisa a caso di uno dei ragazzi.

Voleva verificare.

Durante quelle due notti di letto forzato aveva avuto un sacco di tempo per pensare e ...ricordare.

E ci era riuscita, ma questa volta cera qualcosa che non le quadrava: le visioni erano sempre le solite due, che si ripetevano nella sua testa come un disco rotto.

Mentre correva, iniziò a pensare che era strano: non le era mai successo che quel che ricordava le apparisse davanti, e continuasse a tornarle in testa, come un mantra insistente.

Aveva seri dubbi che fosse un caso, ma cercò di accantonarli, continuando a correre, ripensando alla visione di lei che tirava un calcio potentissimo, degno di Axel, e poi un'altra scena, dove la palla le finiva davanti un lugubre edificio.

Un edificio altissimo, da quel che ricordava.

Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi, ma non fece in tempo a riaprirli che si schiantò contro una figura di sua conoscenza.

Con un tonfo cadde per terra, ed a vederlo sbarrò gli occhi cercando di allontanarsi gattonando all'indietro come una tarantola.

Jude.

JUDE.

AVEVA APPENA INVESTITO JUDE.

-T-tu... s-scusa non volevo...-farfugliò, col fondoschiena a terra.

Era ormai una settimana e due giorni che non gli parlava, ed adesso gli era addirittura andata contro! Si rese conto, arrabbiata, che con quella frase tutti i suoi buoni propositi di ignorarlo erano sfumati.

Con un po' di tristezza pensò a quei due dannati giorni sdraiata a letto ed a tutte le visite che aveva ricevuto... erano venuti tutti tranne lui. Tranne Jude.

"Lui non c'era. A lui non gliene fregava niente".

Aveva deciso di non parlargli fin dall'episodio di Caleb, quando facevano i baby sitter, ma quando lui non era venuto, con suo disappunto c'era rimasta male. Gli mancava, ma a quanto pareva non era la stessa cosa per lui.

Così Lea ancora riversa di schiena per terra iniziò a borbottare fra sè e sè di quanto era stupida, di quanto lui era stupido e di quanto erano stupidi.

Intanto il biondino la fissò dall'alto, osservandola dagli occhialini.
Poi le allungò una mano per aiutarla ad alzarsi.

Lea avrebbe voluto urlargli che avrebbe potuto farcela benissimo da sola, ma constatò che era ancora tutta rotta ed incerottata, così, la prese.

Sbuffò. Era fastidioso e bellissimo insieme questo suo anticiparla.
-Sono io che devo chiederti scusa. Sai...per quando io e Caleb parlavamo di te l'altra volta...- Jude parlò all'improvviso.

Lea rimase a fissarlo ammutolita.

"No, non è possibile.Dopo avermi...lasciata lì da sola...ora non può chiedermi scusa. No."

Cercò di mascherare un'espressione ferita mentre gli chiedeva come faceva a sapere che non fosse a casa a letto.
-Facile- disse lui indicando i vestiti che Lea indossava- dovevamo allenarci, ma stranamente la mia tuta era sparita.-

Con orrore Lea guardò la tuta, e nascose immediatamente il viso fra la cascata di capelli biondi. Come cavolo aveva fatto a scegliere PROPRIO quella?

Inazuma Eleven- Il Ritorno degli EroiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora