Occhi rossi come fuoco

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  Lea aveva scoperto di avere solo quattordici anni, mentre tutti gli elementi della squadra già sedici. Quando ne venne a conoscenza ci rimase di sasso, ma quello fu nulla in confronto a quel che apprese poi...
-Come ti ho già detto, se ti dico troppo del tuo passato starai male, e potrai svenire.
-Non importa!-Ringhiò Lea.- Se per caso dovessi perdere i sensi, bagnatemi la faccia, mi rialzerò e ricominceremo. Ma devi dirmelo Caleb!-
-Okay ma poi non ti lamentare- disse con un sorrisetto lui- io t'ho avvertito.-
Attorno a loro tutta la squadra fissava la scena, pronta ad intervenire con acqua e un recipiente di zucchero per ogni evenienza.
-Quando ho conosciuto Ray Dark- comiciò il moretto- prim'ancora di entrare nella Royal Academy e conoscervi, lui mi ha iniziato ad allenare insieme ad altri ragazzi, e come già sai – disse rivolgendo un'occhiata a Lea- fra questi c'eri anche tu.
Ci allenava per uno scopo: sconfiggere l'Inazuma Eleven, ma soprattutto il Calcio in generale.
Se non eravamo all'altezza, ci - Caleb esitò- beh...ci rendeva tali.
-In che senso?- Chiese Jude, anticipando Lea –so perfettamente come erano i suoi metodi, ma questa cosa qui non l'ho mai sentita...-
-In pratica ci...usava come cavie per degli esperimenti. Se riuscivamo a resistere alle torture ed agli effetti collaterali, allora eravamo abbastanza forti per rimanere, altrimenti non avremmo più potuto far parte della squadra.- Rispose Caleb.
Jude ammutolì. Quindi come "punizione" usava gli esperimenti, che erano anche l'ultima possibilità di rientrare in squadra. Se fallivi il test però la sostanza o la prova ti poteva ferire o persino uccidere.
-N-non è possibile...lui..lui non può essere arrivato fino a questo punto!-Jude si alzò in piedi, scuotendo la testa.
Lea lo fissò dal cuscino su cui era seduta.
Le sopracciglia di lui si abbassarono e ravvicinarono. Gli occhi fissavano duramente davanti a sé il pavimento, mentre le labbra erano serrate. Sembrava fosse arrabbiato, teso...constatò Lea, ma improvvisamente guardandolo meglio Lea percepì che era triste.
Arrabbiato, sconcertato, incredulo... ma anche triste.
-Ed invece sì. Se non ci credete vi posso dare anche le prove.-
Lea distolse l'attenzione da Jude e tornò a concentrarsi su Caleb.
-Prove?-Chiese con una punta di incertezza.
-Sì, prove. Avete presente la bevanda degli Dei?-
Mark annuì.- Certo, quella che utilizzava la Zeus per aumentare le proprie prestazioni fisiche-
-Esatto. Ma prima di usarla l'hanno testata. –Guardò tutti, soffermandosi poi su Lea- E l'hanno testata su di noi-
Nella stanza calò un silenzio di tomba.
Non ci avevano pensato...per crearla qualche esperimento l'avevano per forza dovuto fare!
Ma su dei ragazzi?
A Lea tornò in mente il sogno che aveva avuto, dove Caleb stava disteso su un lettino, coperto di sangue...poi qualcosa di nuovo: lei, che camminava in un corridoio, poi lei che rideva insieme a Caleb, anche se il suo sorriso aveva qualcosa di diverso...infine il caldo.
Tanto caldo. E poi paura.
Rabbia.
Dolore.
Tantissimi colori ed emozioni esplosero nella sua testa come fuochi d'artificio. Le sembrava di rivivere il momento in cui il ristorante di Hillman era esploso.
D'istinto si portò una mano alla tempia e socchiuse gli occhi, inclinando la bocca in una smorfia.
Caleb lo notò, ma quando lei gli fece una domanda, continuò a parlare e le rispose.
-No... non penso che qualcuno sia morto...per la verità non lo so, perché chi veniva sottoposto ai test spesso....spesso non tornava. Ma penso di no, perché non ci usavano per esperimenti pericolosissimi. Erano sempre molto duri e ...-esitò.- Erano sempre molto duri, ma non ci mettevano così duramente alla prova.
Lea annuì con la testa, che le continuava a pulsare ininterrottamente, ma dentro di sé capì che Caleb non le stava dicendo tutta la verità.
Le visioni che aveva avuto non le mostravano scene solo dure. Lei le avrebbe definite così, sì, ma non solo...in certi casi addirittura inconcepibili, addirittura estreme.
-Ed io allora? Perché io sono così? Cosa mi hanno fatto?
-Non lo so. Probabilmente ti hanno sottoposto ad un esperimento che era... troppo. Troppo per te.
Per questo ti è andata via la memoria, e ti hanno lasciata andare.-
Lea con rammarico pensò che poteva essere una ipotesi sensata, ma non vera, o comunque non del tutto completa.
C'era qualcos'altro!
-Okay-Disse solo- Ma come le spieghi le continue fitte che provo da qui- disse indicando la cicatrice e facendo scorrere il dito sulla stoffa della maglia verso il collo- a qui?- si fermò al cuore.
Alzò leggermente il mento, come per far valere di più le sue parole.
-E perché mi sento controllata in ogni cosa che faccio? Come mai quando voglio fare certe cose il mio corpo non risponde più ai miei comandi?- Lea si alzò in piedi, barcollando per la testa pesante.- Come mai...qualcuno avrebbe dovuto far esplodere il ristorante di Hillman?-
Il suo tono si era alzato con lei, crescendo d'intensità di mano in mano, raggiungendo quasi l'altezza di un urlo.
-Perchè – continuò Lea- Sento che anche ora, in questo momento, qualcuno stia ridendo di me, di noi? Qualcosa mi dice che tutto è collegato... ma non posso capire se non mi spieghi!
- Pensi che sia semplice?-Anche Caleb alzò la voce- Spiegarti tre anni della tua vita e della mia come se nulla fosse?Pensi che io mi diverta a tenerti all'oscuro di certe cose eh?- Caleb , a sua volta alzatosi, era furibondo.
-Non lo so okay? Io non c'ero quando è successo tutto questo!- Gridò -Capisci? Io non c'ero!-
Urlò così forte da farle rimbombare il cervello ancor di più.
Sembrava che oltre ad essere arrabbiato fosse anche disperato.
Lea indietreggiò, quasi inciampando in un sacco a pelo.
-I-io...-Deglutì, spaventata dalla sua reazione-
-Non...non puoi chiedermi...di... raccontartelo...-il suo tono si spense come una lucciola morente mentre una gocciolina di sudore le scendeva lungo il collo. Abbassò gli occhi e tornò seduto, stringendosi la testa fra le lunghe dita.-
Lea indietreggiò ancora, sussurrandolo solo un "okay" appena udibile.
Poi gli voltò la schiena e lentamente si avviò, senza quasi accorgersene, verso il terrazzo.
La stanza rimase immersa nel silenzio per un po', riempita solo dai pensieri di ciascuno.
-Ancora misteri- disse in un fil di voce Celia-Ed ancora domande.-


***
Lea si ritrovò seduta per terra nel balcone, a contemplare assorta il disco pallido della luna, che rischiarava la ringhiera grigia facendola parer d'argento.
-Ehi-
Sussultò, voltandosi con un movimento rapido verso la voce.
Poi sospirò .
-Jude...sei tu-
-Scusa se ti disturbo...-disse avvicinandosi cauto.
Gli occhialini rifletterono la luce lunare, facendolo sembrare per un secondo un gatto.
-Volevo solamente avvertirti che stiamo per andare a letto.
Lea guardò il disco bianco alto nel cielo, e poi l'orologio.
Era mezzanotte!
-Sono stata fuori per così tanto?- Non pensava che il tempo fosse trascorso così velocemente da quando era uscita.
-Si, circa un'ora. Ma non ti preoccupare. Ti capiamo, volevi solo stare sola.
Jude le si sedette vicino, sul duro pavimento rossiccio.
-Tutti hanno bisogno a volte di starsene soli, senza nessuno che dica cosa fare e come farla.-
-Già, peccato che io non abbia questa possibilità.- mugolò in un sussurrò lei.
Il biondino si maledisse per la sua mancanza di accortezza e tatto.
Diavolo, non ci sapeva proprio fare con le ragazze!
- Scusami...sono...sono proprio un idiota- anche se illuminati solo dalla pallida e flebile luce lunare, Lea vide che Jude era arrossito, e non potè fare a meno di sorridere.
Dopo un po' lui riprese a parlare.
-Sai, Caleb all'inizio non lo potevo sopportare-
Lea arricciò il naso.
- Perché? -
-Aveva, se così si può dire...aiutato Ray Dark a controllare la mia squadra, la Royal Academy.
Ed io non l'ho mai perdonato per questo, perché Joe e David hanno rischiato la vita con delle tecniche proibite, per colpa sua.-
Lea immaginò che fossero due componenti della sua squadra a cui era molto legato.
-Poi è entrato nell'Inazuma e...io non riuscivo ad accettarlo. Non lo capivo. E non lo volevo.
Si comportava in modo strano, sempre scontroso e per le sue..-
-E poi?-
-Poi ho capito che tutto quel che faceva era calcolato.
-In che senso scusa?- Lea osservo il suo volto, che illuminato dalla luna sembrava spettrale, ma al contempo magico...
-Nel senso che non faceva nulla a caso. Ho imparato col tempo a capirlo...ed ho iniziato ad accettarlo. Ora andiamo d'accordo.-Fissò la luna per qualche secondo, e poi accennò un sorriso-beh...più o meno.-
Lea sorrise -Quindi...-si mordicchiò un labbro-Mi stai dicendo che prima o poi lo comprenderò...ma che devo aspettare per capire?-
-Esatto-
Lea sorrise di nuovo, scostandosi i capelli di lato.
Restarono zitti per un po', ad ascoltare il vento ed a guardare il cielo costellato di stelle.
Poi, dopo qualche minuto di silenzio, Lea gli fece una domanda che lo spiazzò.
-Di che colore...di che colore hai gli occhi?-
Jude la guardò smarrito e confuso. Sul volto della ragazza era comparso un ampio sorriso.
- E' che sono sempre stata molto curiosa, è da sempre un mio difetto!-Si liberò con una piccola risata, iniziando a dondolarsi avanti ed indietro col busto, come una bimba smaniosa di scartare un bel regalo.
Il suo umore era improvvisamente cambiato.
Sembrava stesse per battere le mani dalla gioia.
-Di che colore...sono ...i miei...i miei occhi?-Balbettò guardandola smarrito.
-Si. Li tieni sempre nascosti...-Inclinò leggermente la testa come un gufo, cercando di sbirciarne il colore da sotto gli occhialini.
Jude aggrottò le sopracciglia, e poi rise.
-Rossi- disse guardandola in viso.
Il suo cuore accellerò di un battito, mentre la osservava illuminarsi come una stella.
E per un secondo, per un solo secondo, pensò che non c'era poi tanta differenza, fra lei, e fra quelle in cielo.
La guardò di nuovo negli occhi e sorrise.
-Rossi-


Inazuma Eleven- Il Ritorno degli EroiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora