CAP.7 "Rain"

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HARRY'S POV.

Avevo rovinato tutto. Avevo ceduto. Mi ero semplicemente perso nei suoi occhi, avevo lasciato che quel blu oceano mi prendesse e mi ero lasciato andare.

Avevo baciato quelle labbra che erano state il mio tormento per tutta la giornata e, sarà anche stato un errore, ma non mi pento di averlo fatto. Erano così soffici e calde... e avevano quel piacevole sapore di liquirizia con un leggero retrogusto di tabacco, che mi aveva fatto dimenticare persino il mio nome.

Erano perfette

Lui era perfetto

Avrei voluto continuare a baciare quelle labbra e non smettere più di farlo. Sarei voluto rimanere sopra quello scivolo a baciare Louis tutta la vita.E fottesega del cibo, delle persone, della famiglia e dei soldi. Se c'era lui era perfetto comunque.

Avevo rovinato tutto. Dovevo fermarmi, dovevo riprendere il controllo di me stesso e capire che, se un bacio era troppo per me, doveva essere altrettanto per lui. Ma quelle labbra.. Quel dolce sapore che portavano su di loro... Erano troppo per il mio autocontrollo.

Avrei solo voluto assaporare quel bacio a pieno.. Ma è stato tutto così veloce e io sono stato così stupido a non pensarci.

Non appena le nostre labbra si staccarono capii di aver esagerato. E la conferma arrivo quando guardai il ragazzo davanti a me.

Lui stava tremando.

Aveva il respiro pesante e lo sguardo basso e fisso sulle sue mani che non smettevano di tremare.

Non appena alzò lo sguardo ed incontro i miei occhi, anche se per pochi secondi, mi distrusse. Con quello sguardo sentii il cui cuore sgretolarsi lentamente, secondo dopo secondo. Ero un mostro. Cosa avevo fatto..

Quel blu acceso e allegro che mi piaceva tanto al interno delle sue iridi, si era trasformato in un blu scuro e acquoso. Le pupille che prima erano dilatate ora erano due piccolissime fessure immerse in un immenso mare in tempesta. Sui lati dei suoi occhi avevano iniziato a formarsi le prime lacrime. E sapere che ero io la causa di quelle lacrime, la causa del suo dolore, fu come prendere una pugnalata dritta nel cuore.

Corse via.

Semplicemente corse via da me, da quello che avevamo fatto.

Non cercai di fermarlo. Lo capii, avrei fatto lo stesso. Era stato tutto troppo veloce, mi ero lasciato condizionare dalla piega che stavano prendendo le cose da quella mattina e semplicemente non avevo resistito.

Chissà se ora non mi avrebbe più parlato. Se fosse successo lo avrei capito.. Dopotutto ero un mostro ed i mostri non hanno amici.

I mostri non meritano nessuno.

Non appena la sua schiena scomparì dalla mia visuale, premetti le mani sul mio viso. Volevo solo tornare indietro. Volevo solo cancellare tutto.  Come al solito avevo rovinato tutto. Forse era meglio così, forse se mi sarebbe stato lontano avrebbe potuto vivere senza problemi.

Una gocciolina d'acqua mi cadde sul naso.

Poi un altra ed un altra ancora.

Alzai lo sguardo e notai che sul tetto di quello scivolo c'era un enorme buco e che ora da lì
Scendevano pigramente delle goccioline di pioggia che, piano piano, aumentarono fino a che non potei neanche più contarle.

Aveva iniziato a piovere. Stava letteralmente diluviando, da una parte, questo tempo mi rincuorava perché rispecchiava propio come mi stavo sentendo io in quel momento. Era come se il cielo stesse piangendo. Era come se capisse il mio stato d'animo e stesse male anche lui per me.

Dai miei occhi iniziarono ad uscire copiosamente delle lacrime.
Prima una.
Poi due.
Poi tant'è altre di seguito.

Queste, andarono a mischiarsi con le gocce di pioggia che ormai avevano bagnato interamente il mio viso e la mia maglietta.

Un immenso peso si deposito sul mio petto impedendomi di respirare, le pareti di quello scivolo si stavano restringendo sempre di più intorno a me. Perché lo avevo fatto? Perché non avevo resistito? Perché non mi ero fermato?

Portai le ginocchia al petto e misi entrambe le mani al intero dei mei ricci, ormai bagnati, appoggiando la fronte sulle mie ginocchia mentre   Respiravo affannosamente. Avrei voluto che quel peso mi lasciasse in pace, avrei voluto che quelle pareti la smettessero di stringersi.

Ero solo. Ero in trappola. Ero un coglione!

Strizzai gli occhi mantenendo la testa sulle mie gambe e tirai forte i miei capelli, mentre la poggia tamburellava a ritmo costante sulla mia schiena ormai fradicia. Alzai la testa appoggiandola con forza alla parete vecchia e umida dello scivolo, mentre le mie mani continuavano a tirare violentemente i miei ricci, quasi a volermeli strappare uno ad uno.

Staccai le mani dai miei capelli e urlai. Semplicemente iniziai ad urlare con tutta la forza e la voce che avevo. Urlai perché ero un coglione. Urlai perché lo avevo spaventato. Urlai perché lo avevo lasciato andare senza combattere.

Urlai perché tutto questo dolore era troppo. Sarebbe stato troppo per chiunque.

Scesi da quello scivolo che era stato testimone del più bel errore che avessi mai fatto, e mi diressi verso la quercia. Iniziai a prendere a cazzotti il suo tronco mentre la pioggia continuava a bagnarmi il viso. Presi a cazzotti quella quercia come se avessi davanti me stesso, la colpii con forza più e più volte Fino a che la corteccia non si spezzò e le mie nocche iniziarono a sanguinare.

Detti un altro cazzotto al tronco del albero facendo, così, cadere definitivamente a terra una parte della corteccia. Guardai la mia mano: era completamente ricoperta di sangue e stava tremando, Tre o quattro nocche si erano sbucciate e da lì grondava copiosamente del sangue.

Alzai lo sguardo incontrando la parte di tronco dove, orami, uno squarcio segnava la superficie . La corteccia era lacerata ed aveva lasciato scoperto quello che era il tronco vero e propio. Sospirai singhiozzando è detti l'ennesimo pugno alla corteccia, seppur più debole e stanco degli altri.

Abbassai le mani ormai doloranti e poggiai la fronte fradicia alla parte che avevo lacerato con i miei pugni. Lasciai che la pioggia mi colpisse ancora, facendo scivolare via lentamente il sangue che ricopriva i miei vestiti e anche la mia mano.

Rimasi in quella posizione per un tempo indefinito prima di staccarmi lentamente dal albero e iniziare ad incamminarmi verso casa, fradicio da capo a piedi, con una mano insanguinata e dolorante per i pungi e con un cuore a pezzi che ,ad ogni mio passo, si sgretolava sempre di più.

In tutto questo però, Harry non sapeva che un altro ragazzo, nello stesso momento, si era distrutto una mano prendendo a cazzotti lo specchio del suo bagno e che, in seguito, quel ragazzo aveva pianto e piangeva ancora sdraiato nel suo letto, in camera sua mentre fuori, la pioggia annegava tutti i pensieri ed i ricordi di quel pomeriggio che sarebbe rimasto impresso nella mente dei due ragazzi  per molto tempo.

Nota Autrice:
Hey! Sono io, l'autrice della 'storia' (no, maddai! Non s'era capito!) Non ho mai scritto queste "notte autrice" alla fine dei capitoli per due motivi principali:
1) sono una persona estremamente timida e quindi non saprei cosa scriverci.
2) perché boh.. Non penso abbiano molto senso fatti alla fine di ogni capitolo.
Ho preso coraggio per scrivere questa 'nota autrice' perché volevo ringraziare tutte le persone che leggono questa cosa(?). Non mi sarei mai aspettata nemmeno in un milione di anni che la mia storia venisse letta da quasi 200 persone. Per alcuni può sembrare poco ma, cavolo per me è una cosa assolutamente incredibile! Perciò grazie. Davvero, mille grazie a chi legge questa cosa(??). Spero che vi stia piacendo e che continuerete a leggera.

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