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Anne restò con Harry e Emily fino a sera. Harry cominciava a tollerare di più la presenza della madre ma era chiara la sua rabbia nei confronti della donna. Emily non poteva biasimarlo: anche se alla versione della madre mancava ancora un pezzo, stava dalla parte di Harry. Aveva sopportato tanto e la mancanza dei genitori lo aveva completamente giustificato alle sue reazioni eccessive di rabbia.

"Sei sicuro che non vuoi che stia qui? " domandò di nuovo Anne guardando dubbiosa e triste il figlio. Harry sbuffò sonoramente: non voleva che sua madre restasse, per nulla.

"Non è che non voglio. Devi andartene e basta." Ringhiò Harry sprofondando nelle coperte del letto d'ospedale. Emily si avvicinò a Anne.

"Stia tranquilla, baderò io a lui." Sorrise dolcemente. Anne annuì confortata e andò verso Harry.

"Fai il bravo con Emily. Mi raccomando se c'è qualcosa che non va chiama." Mormorò Anne accarezzando la guancia di Harry. Lui annuì apatico.

"Ti voglio bene, Harry." Sussurrò Anne con occhi lucidi. Harry rimase in silenzio distogliendo lo sguardo.

"Sono in un hotel fuori città, se hai bisogno. Grazie ancora Emily." Si voltò grata Anne abbracciando la ragazza.

"Di nulla, davvero." Sorrise Emily. Anne si allontanò salutando e rinchiuse la porta dietro le sue spalle.

"È così ipocrita, dice di volermi bene e prende un fottuto hotel fuori città. " scosse la testa Harry sistemandosi la flebo nel braccio.

"Cosa c'è di male?" Chiese Emily sistemandosi nel letto accanto a quello di Harry. Era molto stanca, era stata una giornata intensa.

"Lei mi odia così tanto che deve prendere un fottuto hotel fuori città. " mormorò a se stesso Harry. Emily decise di lasciare perdere.

Passarono alcuni minuti in silenzio, cullati dal respiro pesante di Harry. La luce della notte filtrava dalle finestre prive di tende. Emily stava per addormentarsi quando la voce di Harry la riportò alla realtà.

"Ti capita mai di pensare? " chiese Harry con lo sguardo perso nel cielo notturno.

"A cosa?" Chiese la ragazza.

"All'infinito. " rispose Harry semplicemente. Emily si tirò su di un fianco e guardò Harry. Era bellissimo, come al solito.

"Un otto rovesciato non è un'argomento su cui mi soffermo spesso, quindi no." Sorrise Emily facendo voltare Harry.

"Ah ah. Non sei divertente." Sbuffò Harry.

"Ho imparato dal migliore. " ridacchiò Emily mentre Harry alzava gli occhi al cielo.

"Tuchè. Ora vieni qui." Harry picchiettò uno spazio accanto a sè. Emily si alzò e si infilò vicino al ragazzo. Si sentì completa al suo fianco, più vicina a quell'anima tormentata.
Il calore del suo corpo riscaldò entrambi, e Harry avvolse una mano attorno alle spalle di Emily strigendola a se per la prima volta dopo tempo che non lo faceva.

"Dicevo." Iniziò "Dicevo che ci sono così tante galassie inesplorate dall'uomo, così tante cose che non sappiamo. Un'infinità di cose segrete. E in tutto questo poi ci siamo noi, sulla terra. Viviamo con il costante bisogno di aggrapparci ad un anima gemella, ma pensiamo davvero che esista nei nove miliardi che siamo al mondo? " Harry fece una pausa guardando Emily.

"Che cosa mi stai chiedendo? " domandò con voce flebile Emily.

"Troverò mai qualcuno diposto a volermi per come sono fra tutti quelli sulla terra? Ci sono così tanti infiniti inesplorati, perché non faccio parte di essi?" Chiese Harry sospirando. Emily lo vide per la prima volta vulnerabile.

"C'è già qualcuno che ti ama per come sei." Sorrise tristemente Emily. Harry scosse la testa.

"Se conoscesse il vero me scapperebbe." Poi chiuse gli occhi e l'effetto delle medicine lo fecero addormentare.
Emily accarezzò i capelli castani del ragazzo e sospirò.

"Sono qui, Harry. "

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