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Il mattino dopo Anne arrivò a svegliare i due ragazzi con il dottore. Entrambi rimasero stupiti quando li trovarono abbracciati l'uno all'altro. Emily invece era solo imbarazzata, come al solito.
La mattinata passò velocemente: il dottore fece gli ultimi controlli ad Harry e dopo aver stabilito le medicine da dargli, consegnandole a Emily, lo lasciò libero di tornarsene a casa.

"Vuoi che resti qui con te per qualche giorno? A Robin non darà fastidio." Sorrise Anne aiutando Harry a salire nella sua auto. Emily lo guardò muta salendo nel sedile posteriore e lasciando che giudasse Anne.

"Chi cazzo è Robin ora?" Scattò Harry sistemandosi nel suo cappotto. Anne arrossì violentemente cominciando a guidare.

"Oh non te l'ho detto? È il mio vicino di casa... noi due ci frequentiamo." Balbettò Anne facendo tenerezza a Emily.

"È un modo carino per dirmi che scopi qualcun'altro da quando papà ti ha abbandonata?" Sbuffò Harry tastandosi nervoso le tempie.

"No, Harry. È un modo carino per dirti che la vita va avanti e non resta ferma alle disgrazie." Mormora Anne finendo con un'espressione di chi ha detto troppo. Emily strinse la mano di Harry quando la vide diventare bianca dalla forza che metteva.

"Tu me lo vieni a dire? Lo sai che è solo colpa mia . Dovresti odiarmi. Non posso andare avanti come se non fosse successo nulla!" Urlò facendo una pausa. "Non posso andare avanti da quando non c'è più Gemma ad aspettarmi a casa! Non posso!" Urlò rosso in viso. Emily cercò invano di calmarlo ma ormai il misfatto era concluso. Anne ingoiò le lacrime guidando verso la casa di Harry, in silenzio.

Durante il tragitto Harry sentiva le voci consumarlo e no, non stava bene. Dovevano rinchiuderlo in un fottuto manicomio, lì sarebbe stato bene.
Non meritava di essere felice, non meritava Emily, non meritava il perdono della madre e la sua volontà di riallacciare i rapporti. Meritava di morire.
Sì, era cattivo. Lui non meritava altro che la morte.

Emily lo guardò negli occhi vitrei e riuscì a scorgere i suoi maledetti pensieri. Accarezzò il suo braccio tracciando con la punta dei polpastrelli i contorni dei tatuaggi. Rivoleva l'Harry della sera prima, quello che rideva a stupide battute, quello che parlava come un filosofo, quello che la aveva fatta innamorare.

L'auto passò accanto al muro di mattoni dei due ragazzi, e i due come attratti dallo stesso filo si guardarono per qualche istante.
Poi il veicolo si fermò davanti a quella casa di mattoni rossa, spoglia di alberi secchi e di tetre nuvole di nebbia.

Quella casa che racchiudeva troppo dolore per Harry stesso.

"Abiti ancora qui." Mormorò Anne scrutando con timore la vecchia casa familiare.

"Non riesco ad andarmene." Sussurrò Harry con un filo di voce.

I tre uscirono in silenzio. Emily prese sottobraccio Harry aiutandolo a camminare mentre Anne prese dal bagagliaio il borsone con i suoi vestiti dell'ospedale.
Quando tutti e tre si trovarono davanti all'ingresso, Anne parlò.

"È meglio che vada, ho portato solo del male da quando sono qui." Deglutì stanca la donna con occhi lucidi. Harry la guardò impassibile.

"Anne, davvero, puoi restare a casa mia per qualche giorno, non è un disturbo. " parlò finalmente Emily prendendole la mano. Anne sorrise mentre una lacrima traditrice le scorreva sulla guancia.

"No, cara ti ringrazio. Non mi fa bene restare qui." Fece una pausa poi alzando lo sguardo sul figlio. Si avvicinò a lui.

"Ascoltami Harry, fallo almeno ora. Devi venire via da questa città: non ti fa bene, non te lo ha mai fatto da due anni a questa parte. Sono tua madre e tengo a te più della mia stessa vita. Ho fatto degli sbagli, molti sbagli, ma non lascerò che tu ne faccia ancora. " pianse quasi stringendo la mandibola. "Vieni via con me, cominceremo una vita tutta nuova. Abiterai con me e Robin, ti curerai dai medici più esperti e starai bene. Ma devi venire via da qui. " Anne concluse il suo discorso con qualche lacrima sul viso stanco e consumato. Harry sospirò e per la prima volta Emily vide la sua facciata rompersi.

"Non ti merito, mamma." Il viso di Anne si illuminò a quel mamma.

"No, sono io che non ti merito. Vieni qui." Lo strinse in un abbraccio e Harry fece un piccolo sorriso sentendo il suo il suo cuore riscaldarsi.

Dopo poco però Harry si staccò dalla madre, ancora debole dei demoni del passato.

"Allora? " chiese con occhi speranzosi la madre. Harry sospirò affranto guardandosi attorno: guardò la sua casa, quella che nonostante tutto era stata la sua vita fatta di rabbia e sbagli, guardò la madre stanca e piena di speranze e poi guardò Emily. La Emily che non lo aveva ancora abbandonato, la Emily a cui teneva. Non poteva farlo.

"Prima di andarmene e perdonarti devo perdonare me stesso. E non sono ancora pronto a farlo." Disse Harry. La madre abbassò il capo delusa, ma forse capì che era ancora troppo tardi. Emily invece non riuscì a trattenersi dal sorridere: Harry voleva restare, lì con lei.

Pochi minuti dopo un'abbraccio freddo di Harry lo separò dalla madre che ripartì da quella città con un peso in meno sul petto.

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