Capitolo 9

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Mia madre apre violentemente lo sportello della macchina e io scendo controvoglia, ho passato a casa mia solo un giorno e ora mi ritrovo all Hazel. Posto in cui non vorrei e non dovrei stare, solo rivederlo mi fa venire angoscia e depressione. Si, questo posto me la fa venire la depressione come può farmela passare?
Mia madre sventola una mano davanti al mio viso, evidentemente mi sono imbambolata. L' Hazel è un enorme edificio bianco con delle colonne all'ingresso, è piuttosto famoso nella nostra città e con le cifre che ci fanno pagare il minimo è che sia in buono stato. Entriamo e riconosco subito l'odore tipico di questo posto : medicinali e ospedale. Una fragranza che personalmente non sopporto. All ingresso ci sono due grandi cabine con dentro due segretarie che ti registrano e si occupano delle questioni burocratiche. Mia madre passa più di 10 minuti davanti al bancone e io decido di andarmi a fare un giro. Oltrepasso le due cabine e mi trovo davanti ad un incrocio di 3 corridoi, quello centrale è il più grande. Ci sono piante e roba varia che rende l'ambiente un po' meno impersonale di quanto può essere, ma la cosa peggiore del Hazel, peggiore dell odore, delle segretarie antipatiche, del fatto che non c'è nulla da fare, sono le persone. Qui ci sono i matti veri e per i corridoi girano liberamente personaggi di ogni tipo, la cosa mi inquieta ma faccio finta di nulla, dopo tutto quelli di questo reparto sono innocui. Quelli del reparto speciale un po' meno. Non è un bel posto  ma sono sicura che ne esistono di peggiori. Avanzo per il corridoio e arrivo ad un ampia stanza che secondo loro dovrebbe essere " il luogo comune" dove tutti i matti possono giocare a carte, suonare un pianoforte e guardare  la televisione. Inquietante. Non ci passerò neanche un minuto. Poco più in là, continuando per il corridoio si arriva ad una porta finestra che dà sui giardini. I giardini dell Hazel sono stupendi, verdi ed enormi. Passerò il mio tempo sicuramente qui. Questo posto mi spaventa e mi crea una strana sensazione nello stomaco, ci ho passato i momenti più brutti dei miei miseri 17 anni. Non volevo tornare, non dovevo tornare. Torno alle cabine e trovo mia madre che ha appena finito di firmare le carte, arriva un' infermiera che non ho mai visto e si posiziona accanto a mia madre che mi fa cenno di salutarla.
Le allaccio le braccia intorno al corpo in un caldo abbraccio, la odio in questo momento ma non importa, non la vedrò per un bel po' quindi...
-Ci vediamo tra poco Taylor, ok?-
Annuisco anche se so che il suo "tra poco" può voler dire di tutto.
L'infermiera mi scorta alla mia camera e sono grata a mia madre per avermela presa singola. Ha una finestra che da sula serranda su un lato, un letto appoggiato alla parete con un comodino accanto e sotto la finestra si trova una scrivania. Pensavo peggio. L'infermiera mi dà delle informazioni logistiche :si cena alle 20.00,  si prendono le medicine alle 21.00 prima di andare a letto, il coprifuoco è massimo alle 21.30 e dopo non si può più uscire dalle proprie camere, possiamo telefonare quando vogliamo e le visite iniziano nella seconda settimana. Tutte cose che già sapevo. Poso il borsone sulla sedia e mi siedo sul letto, ho portato tanti libri, dei poster e dei blocchetti per scrivere o disegnare. Respirò profondamente, sento che sta volta sarà molto dura per qualche motivo per ora a me sconosciuto.

Decido di trovare la mia amica Madge, la trovo in giardino, come avevo sospettato, a fumare con le sue mani tremolanti.
-Ei- le dico
-Non mi dire... Ti hanno di nuovo rinchiuso qui, di nuovo perché credono che tu sia depressa per qualcosa che non hai fatto-
Sorrido per la sua previsione più che azzeccata
-Bel casino- si gira verso di me è noto che ha delle occhiaie spaventose
-Non ti danno le medicine per dormire dopo cena come a tutti?-
Scuote la testa scoppiando in una fragorosa risata
-Certo che no, bambina, "devo dormire da sola" secondo loro-
Imita la voce delle infermiere e io trattengo una risatina
-Devo tornare dentro, non posso dare qui più di 40 minuti e ci sono già stata per più di 38-
-Hanno paura che io uccida qualcuno- conclude il discorso con un sorrisetto compiaciuto sul viso per poi andarsene. Resto a fissare per interminabili minuti le rose davanti a me. Che schifo, che schifo tutto questo.
Sono le quattro e già mi vorrei tagliare le vene, torno in camera a prendere un libro a caso, mi servono per trascorrere il tempo che qui non passa mai. Mi stendo sul letto a pancia sotto e apro la pagina iniziale del Buio oltre la siepe,
Già letto, ovviamente ma non mi dispiace rileggerlo.
" anche gli avvocati sono stati bambini, immagino..."
Mia madre sicuramente non lo è stata.
Passo le successive ore a leggere e a guardare fuori dalla finestra.

Un campanello mi risveglia dalle mie fantasie, segno che è ora di cena. Ho fame e mi affretto nella mensa dove so già che starò al tavolo da sola. Deprimente.
Mi avvio verso la mensa accanto a varie persone che come me non vedono l'ora di mangiare. Arrivo e mi siedo ad un tavolo vicino alle grandi vetrate alla fine della sala e qualcuno attira la mia attenzione:
-Non sembri il tipo- mi dice.
Mi volto e noto un ragazzo alto e moro che non ho mai visto in città, è davvero molto bello.
-Il tipo per cosa?- domando
-il tipo di persona pazza- si siede al mio tavolo passandosi una mano tra i capelli
-Neanche tu- ribatto
-Eh già- ridacchia sotto voce mostrando la sua bella dentatura. È bianco ed ha delle occhiaie assurdamente evidenti rossastre. Non deve riposare da molto.
-Dylan Ross- mi porge la mano con un ampio sorriso
-Taylor Hill- rispondo stringendo la sua mano.
-Allora, Taylor Hill perché sei qui?-
Bella domanda
-In realtà non lo so, credo di non avere nulla che non va-
Scuoto le spalle
-Mh..io credo che tutti abbiano qualcosa che non va e le persone che sono qui dentro sono quelle che hanno qualcosa che non va di troppo evidente-
Ha ragione
-Già, ma io non ho nulla di evidente, altre persone hanno deciso che sono depressa e io glielo lascio fare- abbasso lo sguardo, quasi mi vergogno per come mi faccio trattare.
-Hai scelta?- mi fissa
-In effetti no- ok, ora mi sento meno in colpa.
-E tu?- questo ragazzo mi incuriosisce parecchio
-Ehm da dove iniziare, soffro di insonnia, faccio sogni ad occhi aperti che mi portano a compiere gesti non belli, ho perso momentaneamente la capacità di leggere e mi sento così stressato che ora potrei decisamente implodere- dice tutto d'un fiato e rimango colpita: lo dice con parecchia tranquillità.
-Bhe direi che siamo una bella accoppiata- ridacchio.
Lo penso davvero.
Sorride e fa sorridere anche me.
Ci servono il cibo  e io e Dylan passiamo la cena a parlare, è molto simpatico e interessante. Ci fanno prendere le medicine e ci mandano a letto, passo la notte a pensare a come la sta passando Dylan, che soffre d'insonnia. Alla fine però cado in un sonno profondo

Beside you|| genn butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora