Capitolo 10

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Sei più coraggioso di quanto credi
Più forte di quanto sembri
Più intelligente di quanto pensi

Passano 3 giorni e io e Dylan ci vediamo spesso, spesso per essere in due reparti diversi. Lui sta al piano di sopra e a nessuna infermiera piace che i pazienti vadano da un piano all altro.
Ma io lo faccio perché non sono pazza e quindi di conseguenza non sono una vera e propria paziente. Non ho fatto amicizia con nessun altro, ho provato a parlare con qualcuno ma pur essendo loro i veri "pazzi" la strana risultavo sempre io.
Ho visto vari psichiatri e tutti mi hanno chiesto come sto e roba varia. Ho risposto a monosillabi perché non c'è nulla di più da dire di "si" e "no", qualcuno mi ha chiesto di Genn ma ho cercato di sviare l'argomento.
Oggi Dylan è tornato a casa per una notte per passare il compleanno di suo padre in famiglia, ho scoperto molto di lui ed è davvero un bravo ragazzo, senza di lui mi annoio molto.
Sono le 10.00 p.m è io sono in giardino anche se c'è una strana nebbia che avvolge la città. Aveva ragione Madge qui si osserva molto, dopo tutto non c'è altro da fare.
Passo un'ora a disegnare sul mio quadernino il cespuglio di rose davanti a me fino a quando non sento una macchina arrivare, spero profondamente sia Dylan ma mi sembrerebbe un po' strano visto che sono le 11.00. Mi sporgo verso il piazzale principale e riesco a vedere una jeep nera vagamente familiare. Scende in uomo con degli occhiali da sole assolutamente inappropriati per il tipo di giornata. Apre lo sportello del passeggero e scende un ragazzo.
Non un ragazzo ma il ragazzo.
Gennaro è qui e non so il perché. Mi fiondo alla segreteria per raccomandare a Lise che se qualcuno vuole farmi visita io non sono disponibile, vado verso camera mia come un razzo e apro un piccolo spioncino accostando la porta. Non riesco a vedere nulla, tante persone continuano a camminare avanti e indietro e sono sicura che se vedessi Gennaro lo riconoscerei, dopo 10 minuti alla porta mi arrendo e la chiudo per poi stendermi sul letto. Ho una grande inquietudine.
Cosa ci fa qui? Se non è venuto per salutarmi che cosa fa?
Dopo 1 ora decido di andare in segreteria per chiedere se qualcuno a chiesto di me.
- No, Taylor nessuno ha chiesto di te. La principessina si aspettava la visita del principe azzurro?-
Quanto la odio
- Se avessi aspettato il principe sicuramente non avrei detto che non ero disponibile- mi sporgo in avanti per rivolgerle un sorriso puramente ironico.
- Avrei..ecco, qualche domanda da farti...anzi una in particolare- mi dondolo avanti e indietro
- No- risponde secca
- Non sai nemmeno che ti voglio chiedere-
- okay, provaci, poi vedremo-
Sorriso soddisfatta
- Bene...negli ultimi tempi diciamo nelle ultime 2 ore c'è qualcuno che si è registrato?- arriccio leggermente le labbra nella speranza che condivida l'informazione con me
- Bhe vediamo..- mi imita - Cosa mi dai in cambio di queste preziose informazioni-
Troia.
- Quello che vuoi- assottiglio gli occhi
- Ci penserò su e te lo farò sapere- sorride
Sbuffo
- okay, ora dimmi-
Si china sul computer e comincia a premere sulla tastiera lettere che mi sembrano casuali.
- Bhe ci sarebbe un ragazzo, della tua età che si è registrato appena un' ora fa-
Trattengo il respiro.
- Gennaro Raia- alza un sopracciglio e io butto l'aria che avevo trattenuto in uno sbuffo di sconforto.
- Ora vattene- mi da una gomitata.
Provo sentimenti contrastanti, perché a me? Voglio vederlo? O no? No decisamente no.
Solo contatti strettamente necessari. Come un abbraccio di benvenuto. Aggiunge il mio subconscio.
No, proprio no.
Mi avvio verso la mia stanza ancora scombussolata e trovo Genn davanti a questa intento a bussare.
- Sono qui- gli faccio un cenno con la mano.
Si volta e la mia bocca si spalanca involontariamente. I suoi occhi sono rossi e lucidi e ho delle profonde borse sotto gli occhi. Penso si stia trattenendo dal piangere.
- Ehi...cosa è successo? Stai bene?-
- È tutta colpa mia se sei qui, non sarei dovuto tornare, e ora ti sei qui e ci sono anche io e tu non dovresti essere qui e io non voglio che tu stia qui perché non è giusto-
Sta parlando veloce come una macchinetta e faccio fatica a seguirlo si continua a strusciare i palmi delle mani contro la testa e poi le sbatte. Non l'ho mai visto così, è devastato, mi sento improvvisamente in colpa per tutto, tutto quanto.
Io sono come pietrificata struscia contro la porta fino ad arrivare seduto sul pavimento. Mi siedo accanto a lui e restò in silenzio, non so cosa dire. Non sono mai preparata a quello che succede con lui e non ho mai le parole, lui le ha praticamente sempre.
Appoggio la testa contro la sua spalla e lui porta la testa indietro e chiude gli occhi. Ho paura che tutto quello che è successo abbia peggiorato la sua situazione. Restiamo in silenzio per minuti forse ore. Non lo so, perdo completamente la cognizione del tempo fino a quando non riporto la testa dritta e mi posiziono davano a lui.
- Perché sei qui Genn?- chiedo
- Bhe, cioè guardami - si indica - mia madre pensa che dopo Seattle sia cambiato e sia diventato malsano è chiaramente ha ragione- abbassa lo sguardo e io fisso il pavimento. Non posso che dargli ragione, è cambiato molto da due anni fa, come se fosse un' altra persona. Non è necessariamente una cosa brutta ma nel suo caso non so onestamente. Mi alzo e gli porgo la mia mano per farlo alzare, la afferra è quasi vado per il suo peso.
- Io..ehm...vado, ci vediamo più tardi allora- dice balbettando, annuisco ed entro in camera. Ogni incontro con Genn mi rende diversa, più debole, più vulnerabile. Ho promesso qualcosa a me stessa e per quanto Genn abbia bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi non sarò io.

Beside you|| genn butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora