Capitolo 15

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Io e Dylan passiamo la notte a parlare di varie cose; siamo uno davanti all altro riesco a sentire il suo respiro arrivarmi sulle labbra, siamo stesi su un fianco nel suo piccolo letto, sicuramente è meglio che stare da sola in questa notte in cui stanno cadendo fulmini e saette. Saranno circa le 5.00 o 5.30 del mattino, non mi sento per niente stanca e riesco a percepire solo l'angelica voce di Dylan che mi parla della sua vecchia scuola, dei suoi amici. Per un attimo i miei pensieri vanno a Gennaro, non ho la più pallida idea di quello che avrebbe voluto dirmi e di quello che ha pensato dopo che ho chiuso la porta dello stanzino dietro di me, ma dopo tutto non mi importa, non sopporto più le nostre conversazioni, sono pesanti e la maggior parte delle volte finiamo con l'urlarci contro o ce ne andiamo non concludendo nulla. Ritorniamo sempre sullo stesso argomento, io l'ho superato da un bel pezzo ma forse lui no.
-Stai bene?- la voce di Dylan mi riporta alla realtà, devo evidentemente avere un' espressione stupida o essermi incantata. Annuisco, mi alzo e i miei piedi mi conducono verso i suoi disegni, non capisco il criterio con il quale li ha collegato tra di loro con i fili, non hanno nulla in comunque quelli collegati. La curiosità prende la meglio su di me
-Con quale criterio hai collegato un disegno all altro?- gli chiedo continuano a fissare la parete.
-In realtà non lo so, le mani mi hanno guidato e io non ho fatto altro che seguirle, conosci la sensazione?-
O certo che la conosco, la conosco bene,
-Si- rispondo semplicemente.
Dylan torna a stendersi sul letto e a leggere il suo libro e io esamino vari disegni, uno in particolare mi colpisce: è un buco o un cerchio non lo so, mi ricorda un buco nero. Improvvisamente ricordo di averlo già visto, da qualche parte, ovunque, la mia memoria ricostruisce degli eventi che mi mostrano il disegno in vari punti della mia casa, a scuola, perfino qui. Il mio respiro rallenta e mi sento una specie di enorme fitta allo stomaco, mi porto una mano sul ventre e emetto un piccolo verso di dolore. In realtà non è dolore, forse è solo il mio corpo che mi vuole far credere di avere dolore, perché la mia mente sa che non lo sto provando veramente. Mille pensieri invadono la mia testa per poi fare spazio a uno solo, una domanda più precisamente: sto avendo un attacco di panico? La mia mente non fa in tempo a elaborare la risposta che il mio corpo mi dà un chiaro segno di squilibrio, porto la testa al muro e mi fisso i piedi, sento la presenza di Dylan alle mie spalle, dice qualcosa ma non riesco a sentirlo, ho la testa che mi scoppia. Un urlo mi perfora i timpani e poi un altro è un altro, si sovrappongono fino a formare un vortice di urli che mi fa accasciare a terra e mi fa portare le mani alle orecchie. Tutti lo sentono? O solo io? Stringo gli occhi ma il rumore non diminuisce. Quando smetterà?
D' improvviso gli urli spariscono e sento solo Dylan, abbiamo le mani incrociate e lui continua a ripetere:
Taylor, Taylor, stai bene è tutto a posto, tranquilla, non è reale, calmati.
Il mio respiro non si stabilizza sento il cuore rimbombarmi nelle orecchie, mi sento oppressa. Un contatto improvviso con le labbra di Dylan, diminuisce il mio battito e trattengo il respiro. La prima cosa che penso è che forse lo volevo già da tanto tempo visto le emozione che sto provando, le sue labbra hanno davvero un ottimo sapore che sfiora il paradisiaco. Ci baciamo per non so secondi,minuti, forse ore. La mia mano è stretta nella sua, abbandona le mie labbra e già mi manca. Mi guarda e io lo guardo, forse lo ha fatto solo perché voleva calmarmi, forse non gli è nemmeno piaciuto. Tutti i miei dubbi sono spazzati via quando le sue labbra tornano di nuovo sulle mie sta volta fa scivolare la sua lingua nella mia bocca, evidentemente non l'ha fatto solo per calmarmi. Sono ancora appoggiata al muro e lui è sistemato esattamente davanti a me, mentre mi bacia non mi lascia mai la mano. Ci stacchiamo e un enorme sorriso si fa spazio sul suo volto, si alza e mi tira su.
-Stai bene?-
-Decisamente bene-
Ride
-Mi hai baciato per calmarmi?-
-Ti ho baciato perché volevo- la sua risposta mi spiazza, mi dirigo verso la scrivania e guardo fuori dalla finestra, è giorno, quanto tempo è che sono qui?
-Dovrei andare-
-Tu non volevi baciarmi vero?- abbassa lo sguardo e mi ricorda un cucciolo ferito
-Se non avessi voluto non avrei ricambiato- sorrido e sorride anche lui. Esco dalla porta e mi trovo nel corridoio. E Genn è lì che mi fissa

Beside you|| genn butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora