Il cortile brulica di ragazzi. Mi fermo ad osservare prima di entrare e oltrepassare i cancelli. Non vedo nessuno che conosco, o se li conosco scommetto che non si ricordano nemmeno come mi chiamo.
Il rumore del chiacchiericcio e delle scarpe sul marmo dell ingresso mi ricordano gli anni che fino ad adesso ho passato qui, decisamente nulla degno di essere ricordato. Qualcuno mi da una forte spallata, vorrei afferrare lo zaino a quel cafone e farglielo ingoiare ma sembrerei più pazza di quanto non sembri già. Mi ricordo improvvisamente di essere ferma in mezzo all entrata da circa cinque minuti.
Devi solo entrare Taylor, non girarti, non ascoltare, non guardare, cammina.
Il mio piede si muove senza preavviso prima che io mi sia preparata psicologicamente per questo momento. Mentre penso che sarebbe stato meglio restare a casa sono già a metà del cortile e sento già degli sguardi accusatori puntati contro. E allora lo faccio, mi fermo e mi volto. Preferirei non averlo mai fatto, l'intero cortile si è girato verso di me e mi sta fissando, mi giro di 360 gradi solo per vedere le facce di ognuno di loro, segnerò queste persone nella "lista nera". Penso che forse mia madre abbia ragione e che ogni tanto dovrei vestirmi "carina". Si è sparso un silenzio imbarazzante per tutta la scuola, non sento nemmeno più le macchine. Mi volto verso davanti e sistemandomi goffamente lo zaino proseguo la mia crociata a testa alta. Dei bisbigli si fanno sentire alle mie spalle, li ignoro, ignoro tutti. Questo giardino non mi è mai sembrato così lungo. Arrivata finalmente alla porta le do una spinta ed entro. Il corridoio è pieno di ragazzi che corrono verso il proprio armadietto, di volantini, di insegnati. Nessuno sembra fare caso a me, la cosa mi solleva moltissimo. Controllo che cosa ho alla prima ora e mi dirigo verso il mio solito armadietto. Mi posiziono davanti e compongo distrattamente la combinazione, l'ho messa troppe volte per farci ancora caso. L'armadietto però non si apre. Riprovo, sta volta con più attenzione:
1.6.8.9. Scandisco i numeri nella mia mente e provo ad aprirlo, nulla.
Proprio mentre sono intenta a provare di nuovo la combinazione qualcuno mi bussa alle spalle, mi giro innervosita.
Gennaro è davanti a me e sembra più in forma che mai, il mio sguardo lo trafigge ma lui rimane tranquillo. Da quando gli hanno sparato ha sempre quell' aria da emo del cazzo, alla " non me ne frega un cazzo", so che non è vero e che vuole solo fare un po' il tenebroso.
-Non ho voglia di parlare con te Gennaro-
Apre la bocca per ribattere ma io scuoto la testa bloccandolo.
-Davvero non mi interessano le tue scuse nè nulla del genere quindi puoi andare- lo congedo.
-In realtà non sono qui per scusarmi-
Aggrotto le sopracciglia.
-Questo è il mio armadietto- il suo tono disinvolto mi fa saltare le terminazioni nervose.
-Quindi sei tu che puoi andare-
Che bastardo.
Me ne vado dandogli una sonora spallata che spero che abbia espresso il mio disprezzo represso.
Mi fiondo verso la segreteria per sapere perché hanno dato il mio armadietto a quello sbruffone.Passo dieci minuti a discutere con la segretaria sul mio armadietto, vince lei minacciando di espellermi se "mi rivolgo a lei ancora così". Me ne vado esasperata e arrivo all armadietto, che posizione orribile. Da qui riesco a vedere Gennaro nel suo nuovo e splendente armadietto. È circondato da un gruppetto di persone che gli rivolgono delle domande con insensata curiosità. Che gente. Se lui è pazzo, è stato in un manicomio e è stato vittima di una strage va bene e fa figo se lo sono io no. Mi volto cercando di non dare peso alle occhiate e ai bisbigli che si propagano dietro di me. Gli passerà. Entro nella mia classe di scienze, tutti i banchi sono occupati a parte uno accanto ad una ragazza che sembra uscita da qualche video musicale di Taylor Swift. Mi siedo accanto a lei, girandosi mi rivolge un enorme sorriso che potrebbe curare il cancro ma decisamente non la depressione. Stringo la sua debole manina e mi giro verso la lavagna.
La campanella che annuncia l'intervallo suona. Sono qui da 3 ore e già non ne posso più. Durante la lezione non ho fatto altro che pensare a Gennaro, continuo a chiedermi se tutto quello che è successo sia reale, non ci trovo una logica sensata. Mente cammino nei corridoi un gruppetto di ragazze mi passa accanto, le solite snob del cazzo. Cammino dietro di loro e riesco a sentire il profumo delle nuove borse di Gucci che si portano al braccio. Contrariamente a quello che mi aspetto, si bloccano in mezzo al corridoio facendomi puntare i piedi per terra per non cadergli addosso. Si girano verso di me e mi sorridono in modo falso.
Che avranno in mente?
-Hey- la ragazza al centro bionda parla, ha una voce ovattata che mi da sui nervi.
-Hey- rispondo chiaramente imbarazzata, vorrei che se ne andassero e che mi lasciassero alla mia noiosa e monotona vita apparentemente senza amici. La bruna a sinistra mi strattona il braccio facendomi finire al centro della loro formazione e mi tiene a braccetto.
-Abbiamo saputo che tu e Gennaro Raia siete state vittime di una sparatoria-.
Mi giro istintivamente verso la bionda e la guardo in modo esterrefatto.
che delicatezza, speravo non ne parlassero.
Annuisco scocciata.
-E sappiamo anche che sei amica di Gennaro-
-No, non più.- rispondo velocemente cercando di nascondere la tristezza che mi provoca la domanda.
Mi blocco all improvviso mentre camminiamo.
-Odio i giochetti, quindi ditemi cosa volete.- dico secca incrociando le braccia al petto.
La bionda sbuffa chiaramente infastidita dalla mia schiettezza.
-Ci faresti conoscere Gennaro?- esclama la bruna saltellando e mettendo le mani congiunte.
-Perché volete conoscerlo?-
-Lo troviamo...ecco...interessante- la bionda divaga.
-No. Non siamo più amici.-
-Puoi solo dirgli che lo troviamo interessante, lui capirà-
Capirà? Capirà cosa?
Sbuffo sonoramente.
-I vostri nomi?-
Saltellano entusiaste.
-Hanna e Anastasia-
-Okay, lo farò, ora lasciatemi andare-
-Va ora- mi intima Hanna indicando con lo sguardo un punto dietro di me.
Alzo gli occhi al cielo e mi giro, vedendo Gennaro tutta la mia sicurezza svanisce. Ci andrò ugualmente. Sono dannatamente curiosa.
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Beside you|| genn butch
RandomDue pazzi non ne fanno uno sano, ma sono bravi a tenersi per mano