Quando arrivo a casa di Genn il cielo si è già fatto più scuro. Non c'è più nessuno per strada e un certo venticello si sta insinuando tra i bottoni della mia camicia. Suono il campanello cercando di fare meno rumore possibile, potrebbe dargli fastidio.
La porta si apre velocemente e la luce del lampione dietro di me illumina Gennaro, ha una maglietta a righe e dei pantaloni grigi della tuta, i suoi capelli hanno preso una direzione propria ma gli stanno comunque bene. Dall aspetto non sembra che gli abbiano sparato. Meglio così.
-Ei- le mie parole escono tremolanti e insicure dalla mia bocca, non so nemmeno il perché.
Genn alza la mano destra e mi fa cenno di entrare. In salotto vedo sua madre appollaiata sul divano che dorme sonni profondi. Fa l'infermiera quindi fa orari assurdi e non c'è quasi mai a casa. Sono contenta che l'abbiano riassunta quando è tornata, si impegnava molto e adora il suo lavoro. Lei e Genn hanno sempre avuto un rapporto difficile, ma lei gli vuole molto bene, e in questo periodo credo abbia avuto così paura che non lo lascia un momento. Fino ad adesso almeno. Gennaro non dice una parola nel condurmi su per le scale e poi in camera sua. Accosta la porta e si stende lentamente sul letto guardandomi sostare accanto alla scrivania.
-Come stai?- sono in imbarazzo e così gli faccio questa stupida domanda.
Si tira su e si appoggia sul muro dietro il suo letto incrociando le mani.
-Ti ho fatta venire per un motivo-
È la prima volta che sento la sua voce da molto tempo, mi accorgo subito che mi è mancata molto. La profondità della sua voce sembra essere maggiore ora, non so perché ma dopo aver provato sollievo per aver sentito la sua voce mi rendo conto che non ho ascoltato la frase e mi ritrovo a pensare a cosa stesse dicendo.
Lo ricordo.
-Qual è il motivo?- domando, lasciandomi andare sulla seggiola accostata alla scrivania.
-Credo non ci dovremmo più vedere-
Faccio uno scatto in piedi in preda ad una mancanza momentanea di ossigeno. Vorrei dire qualcosa ma so che il mio tono risulterebbe patetico o che le parole mi morirebbero in gola prima ancora di averle pronunciate. Ho gli occhi ignettati nei suoi, il suo sguardo e in generale il suo comportamento sono calmi, non gli importa veramente più di me?
Mi faccio coraggio e trovo il modo di dire:
-Perché?- il tono è come l'avevo immaginato, debole.
-Non c'è un vero perché Taylor, stavo per morire e questo mi ha fatto capire molte cose, tra la quale che devo eliminare le persone superflue nella mia vita-
Rimango di sasso, non me lo sarei aspettata da lui. Nella mia testa ho mille pensieri che vagano e vorrei fargli mille domande.
-Superflue?- ripeto incredula.
Annuisce semplicemente portando con una lentezza incredibile le mani dietro la nuca. Afferro la borsa che ho lasciato sulla seggiola e me ne vado sbattendo la porta. Corro giù per le scale e senza salutare sua madre apro la porta ed esco. Chiusa la porta scivolo fino al pavimento con la testa fra le mani. come ha potuto farmi una cosa del genere? Perché? Io sono superflua? Tutte le domande non trovano risposte, troncare la nostra amicizia così non ha senso, capisco che l'incidente può averlo cambiato e avergli fatto capire molto, ma io l'ho solo aiutato. Decido di raccogliere le ultime forze che ho per tornare a casa e farmi una doccia.
🌚🌝
Quando mi risveglio con i capelli umidi e arruffati e l'asciugamano ancora avvolto intorno al mio corpo mi rendo conto che dopo la doccia mi sono addormentata.
Le immagini di ieri sera e del discorso di Gennaro mi tornano in mente procurandomi una voglia impellente di vomitare. Pongo un piede sul tappetino sottostante al mio letto cercando di restare con i piedi ben saldati per terra per non ritrovarmi stesa sul pavimento dolorante. Mi dirigo verso l'armadio e prendo dei pantaloni della tuta e un
pail. Mi infilo il pail che raccoglie tutto il calore del mio corpo e lo concentra sul mio busto, stessa cosa fanno i pantaloni. Mi guardo allo specchio, chiunque potrebbe pensare che io sia fatta o che io abbia i postumi di una sbornia. O peggio che io sia "di nuovo depressa".
Ho delle profonde borse sotto gli occhi di un colore scuro simile al viola/nero, la mia faccia scavata mi fa sembrare ancora più smilza di quanto già non sia. Ci penso un attimo, è Gennaro ad avermi ridotto in questo stato? Si.
Se lui si è sbarazzato così facilmente di me posso fare lo stesso anche io. A testa alta vado verso il bagno, mi rinfresco la faccia con dell' acqua fresca che per un secondo mi provoca un piacere immenso, fino a farmi ritornare nella mia apatia. Striscio giù per le scale e arrivo in cucina dove trovo un post-it che per il suo colore accesso quasi mi acceca. È mia madre che mi dice che è andata al lavoro e che per qualunque cosa posso chiamala. Decido che tornerò a scuola domani, non mi va più di gongolare a casa, così scrivo un messaggio a mia madre per informarla della mia decisione. Nella risposta noto che non potrebbe essere più contenta che io mi tolga dai piedi.
Passo il giorno a non fare nulla. Alla fine della giornata mi stendo sul letto, giusto per qualche minuto. La stanchezza accumulata in questi giorni si abbatte contro di me facendomi cadere in un sonno profondo.
🌚🌝
La sveglia suona e io salto tra le coperte, mi ero quasi dimenticata quanto fosse fastidioso questo suono. Do un calcio alla coperta e mi stiracchio dentro il letto ancora caldo. Mi decido ad alzarmi e prima di andare in bagno scelgo dei vestiti, i primi che mi capitano. In questi giorni avevo pensato all outfit perfetto per il mio primo giorno in modo che se le persone avessero dovuto fissarmi perché sono stata in manicomio almeno avrei avuto un aspetto decente. Ora non mi importa più. L'acqua fredda mi porta un brivido che mi irrita profondamente, prendo un bel respiro e mi guardo allo specchio. Il mio aspetto non è migliorato rispetto a ieri ma magari con un po' di fondotinta potrebbe far sembrare che non mi abbiano fatto uscire solo perché l'Hazel è distrutto ma anche perché ora sono sana di mente. Mi trucco leggermente e scendo giù per mangiare qualcosa. Mia madre mi aspetta di sotto con il caffè in una mano e il giornale nell' altra.
-Come sei carina Taylor-
Sorride.
Non lo pensa davvero, pensa che io mi vesta come un' abbattona. Afferro una barretta e faccio segno a mia madre che è ora di andare.
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Beside you|| genn butch
RandomDue pazzi non ne fanno uno sano, ma sono bravi a tenersi per mano