Chapter 1.

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Chapter 1
A Londra, è una delle tante fredde giornate che, personalmente, amo. Sono appena uscita da scuola e quando arrivo a casa, un odore di dolce al cioccolato mi investe le narici. Non è mai stato un buon segno, quello. L'ultima volta che mio padre ha cucinato quella torta era per avvisarmi che avrei dovuto cambiare scuola. Entrai nella grande cucina e tossii per catturare l'attenzione di mio padre, che si girò e mi sorrise.
«siediti Breath». Sono sempre stata una ragazza curiosa, dubbiosa e tutto ciò mi sta portando a creare milioni di opzioni su quello che mi vorrà dire. Nonostante i dubbi, decido di sedermi, continuando ad avere uno sguardo interrogativo.
«Sai Breath, in questo periodo mi sto spostando spesso in California, per lavoro e-» decido di interromperlo.
«Papà arriva al punto» dico, fredda, iniziando a pensare al peggio. Sospira, consapevole che non mi sarei bevuta la sua stupida spiegazione.
«Dobbiamo trasferirci Breath, in California» e decide di riparlare prima che possa ribellarmi e interromperlo nuovamente.
«Non è una proposta Breath. Ci trasferiremo tra due giorni. Inizia a preparare tutto ciò che ti è necessario» e dopo aver parlato, decide di alzarsi e rifugiarsi nel suo studio. Rimango per alcuni minuti in cucina e cerco di realizzare ciò che ha appena detto. Dire che sono sconvolta, è poco. La prima cosa che faccio è chiamare Jess. Prendo il telefono e compongo il suo numero. Dopo svariati minuti, risponde.
«Ehi Breath..dimmi». Sta sussurrando e mi scappa una risatina.
«Perché parli così?» la imito ridacchiando.
«Chiami sempre nel momento sbagliato. Sono con Austin, adesso» mi dice e non posso far altro che pensare che quella non sia stata la prima volta.
«È importante» le dico e le basta questo per cacciare Austin dalla camera.
«Dimmi» riesco a percepire la sua serietà momentanea anche attraverso il telefono.
«Oh..Jess, non è per niente facile da dire» sospiro. «Dovrò trasferirmi-». Mi blocca. «Sei sempre così tragica, Breath. Al massimo ti trasferirai nella scuola affianco alla nostra».
«Oh no, Jess. Non è proprio affianco alla nostra. È in California». Silenzio, solo silenzio. «Parla Jess. Dimmi qualcosa».
«Tra 10 minuti da me» dice solamente e attacca.
Dieci minuti dopo sono da Jess e decido di bussare. Ad aprirmi c'è una Jess piangente e la prima cosa che faccio è abbracciarla.
È passata un'ora ed io e Jess siamo sul suo letto a rassicurarci che la nostra amicizia non terminerà a causa della distanza e dopo poche ore decido di andare via.
I due giorni sono passati molto velocemente e adesso sono qui, in questo stupido aereo porto, per partire verso una stupida città della California. Mio padre cerca di tirarmi su con frasi del tipo "conoscerai tante persone"; "potrai andare a mare tutti i weekend"; "lí farà molto caldo e finalmente ti abbronzerai". L'unica cosa che non capisce è che odio il mare, odio l'abbronzatura e soprattutto odio profondamente il caldo. Sto immaginando come sarà fottutamente odioso camminare tra gente sempre sudaticcia, abbronzata e perfetta da far schifo. Per non pensarci più mi addormento.
«I passeggeri sono pregati di allacciare le cinture. L'aereo sta atterrando nell'aereo porto di Malibú».
«Fantastico» dico tra me e me sarcasticamente.
Siamo atterrati e sto cercando in tutti i modi di trovare la mia valigia che si è momentaneamente disintegrata.
«Giuro che se mi hanno perso la valigia, me ne ritorno a casa papà».
«Oh,come sei tragica, Breath. Guarda. È quella!» guardo mio padre e gli faccio un sorriso tirato e quando ricambia e si gira, gli lancio un'occhiataccia poco consigliabile. Sono appena arrivata in questo posto e già lo odio. Siamo in macchina per arrivare alla nostra nuova casa e ho incontrato solo ragazze abbronzate con pezzi di seta che dovrebbero fargli da vestiti, ma devo anche considerare che sono io a vestirmi troppo, probabilmente. Arriviamo e parcheggiamo davanti una villa grandissima con una piscina e cerco di pensare positivamente e mi illudo che questo posto mi piacerà. La casa è molto grande e decido di prendere la stanza più grande. È blu, il mio colore preferito. Poso le mie valigie e decido di visitare la città, consapevole di non avere un ottimo senso dell'orientamento.

badness||Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora