Capitolo 32

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IAN

Non riesco a smettere di fare avanti e indietro lungo il corridoio, con il cellulare ancora in mano.

So di aver fatto la cosa giusta, e spero davvero che Kat mi abbia dato retta, deve averlo fatto, non può farla soffrire ancora. Nina ne sta passando davvero troppe, e non lo merita, non lo merita davvero.

Ho deciso di aspettare un po', dopodiché chiamerò Kat per sapere com'è andata, anche se sicuramente, ci penserà lei a chiamarmi non appena avrà finito con Nina e vorrà di certo delle spiegazioni. 

Decido di cambiarmi e di andare a fare un giro, se rimarrò ancora chiuso in casa probabilmente mi verrà un attacco di panico.

Afferro alla svelta la giacca e la indosso, seguita da una sciarpa di lana.
Apro la porta per uscire, ma inaspettatamente mi ritrovo davanti Kat, con lo sguardo freddo e decisamente seccato.
"Che ci fai qui?"
"Che ci faccio qui?" Sgrana gli occhi fissandomi insistentemente. "Perché non mi hai fatto parlare con lei?"
Socchiudo gli occhi e respiro profondamente, cercando di mantenere la calma.
"Entra."

Tolgo la giacca e la sciarpa gettandoli sulla poltrona in salotto. Nessuno di noi due ha intenzione di sedersi, lei non riesce a stare ferma, cammina avanti e indietro con le braccia conserte e lo sguardo puntato verso l'alto, io sono poggiato su una parete mentre la osservo e aspetto che si calmi.
"Puoi fermarti per favore? Mi gira la testa."
Si blocca di colpo rivolgendomi finalmente lo sguardo. "Io non capisco!"
"Cos'è che non capisci? Nel messaggio era tutto molto chiaro: Non dirle nulla, non è il momento, la faresti solo stare peggio."
"Io avevo bisogno di parlarle! È un peso che devo togliermi, capisci? Ed è giusto che lei sappia. C'ero quasi..."
"Tu ne avevi bisogno? Kat, quando smetterai di essere così egoista e di pensare solo a quello di cui tu hai bisogno? Chiediti invece di cosa lei abbia bisogno al momento. Pensa a come starebbe se le dicessi la verità, se le dicessi che l'hai tradita e che hai aiutato quel mentecatto per chissà quale assurdo motivo, pensaci, pensa a cosa già adesso sta passando e pensa a come peggioreresti solo la situazione, pensa ai suoi di bisogni, per una volta, mettiti da parte per un attimo e lasciala in pace, fallo per lei, non per te o per me, per lei."
Sospira tenendo lo sguardo basso. Si siede su uno dei gradini delle scalle portandosi le mani alla testa.
"Quindi non lo verrà mai a sapere? Nessuno glielo dirà? Ne adesso ne dopo?"
"Vedremo quello che succederà dopo, per adesso quello che dobbiamo fare è lasciar correre, come se non fosse successo nulla. Quello che importa è che lei stia bene e che si riprenda, terremo la bocca chiusa, non è necessario che sappia, non ora."
"Ma..."
"Con lei hai già sbagliato una volta,  Kat, non farlo di nuovo."
"Infatti credo che la cosa giusta da fare sia dire la verità. Si arrabbierà ancora di più, mi dirà che avrei dovuto dirglielo subito."
"Non farlo, non adesso."
"Non so se..."
"Kat, promettimi che terrai la bocca chiusa."
"Non posso prometterti nulla."
Scuoto il capo.
"Stai scherzando spero!"
Pian piano mi sto rendendo conto che la persona che ho davanti mi è del tutto sconosciuta. Penso a quante cose siano cambiate in così poco tempo, fino a qualche mese fa eravamo tutti felici e contenti: gli abbracci, i baci, le parole di conforto, le battute, le risate, i viaggi, le notti passate svegli sul set tra bevute e scherzi, i sorrisi... E adesso sembra tutto così lontano...

"Sai una cosa, Kat? In questo momento andrei a dire tutto a Nina, solo per farle capire  che razza di amiche ha. Hai combinato un disastro e forse non ti rendi neanche conto della gravità. Non ti sto chiedendo di mentirle, a quello ci hai già pensato da sola. Ti sto chiedendo di renderle le cose più semplici, dato che adesso è una delle poche cose che possiamo fare. Se non vuoi darmi ascolto allora fai pure, ma sappi che non avrai modo di riscattarti una volta che tutti sapranno quello che hai fatto. Ti sto dando la possibilità di rimediare, ma non lo capisci, invece di ringraziarmi hai anche da ridire. Io non ti riconosco più, davvero."
Resto immobile, respirando affannosamente.
"E se non ti sta bene quello che penso, quella è la porta."
Kat si alza sospirando e si dirige velocemente verso la porta.
"Va bene. Non le dirò nulla. Ma sappi, che non appena lo verrà a sapere, non esiterò a dirle che sei stato tu ad impedirmi di parlare."
La osservo per qualche secondo, più incredulo di prima. "È inutile che cerchi di dare la colpa a qualcuno per qualcosa che hai fatto tu. Questo atteggiamento non ti porterà a niente, credimi. E ora, se non ti dispiace gradirei che tu uscissi da casa mia."

Mi stendo sul letto e tutto sembra girare. Sono stanco e affamato e per di più Nina non risponde al telefono.
Riprovo per la millesima volta, ma nulla. Sto pensando di alzarmi e andare a casa sua per controllare che sia tutto a posto, ma decido di aspettare un po', magari richiama... O magari richiamo io. Ritento un'altra decina di volte e finalmente dopo sei squilli risponde.
"Pronto?"
"Nina! Ti avrò chiamata trenta volte, che fine hai fatto?"
"Che c'è?"
Percepisco un netto distacco nella sua voce e la prima persona a cui penso è Kat.
"Ehm... nulla, volevo sapere se era tutto a posto... se stavi bene."
"Si, sto bene, non è necessario che mi chiami ogni venti minuti."
"D'accordo, ma... va tutto bene? Sei nervosa?"
"No."
"Si invece. Che succede?"
"Niente, devo andare, ci sentiamo."
Riattacca.

Resto immobile, con il cellulare ancora poggiato sull'orecchio.
Glielo ha detto. Penso.

Esco alla svelta di casa e salgo in macchina. Mi sento stupido e impotente e a dire il vero non so cosa fare o dove andare. Mi immobilizzo e quasi non inizio a piangere, motivo in più per sentirmi stupido.
Ma sono anche arrabbiato, lo sono davvero e voglio sapere se Kat le ha detto tutto. Potrei chiamarla, o chiamare Nina, ma non faccio nessuna delle due cose, piuttosto, decido di andare da lei.

Scendo alla svelta dall'auto ed inzio a bussare insistentemente alla porta. Chissà cosa le ha detto, chissà se ha davvero dato tutta la colpa a me.

"Arrivo, arrivo!" Sento la voce di Nina provenire dall'interno e il rumore dei suoi passi. Quando apre la porta non sembra stupita, ma piuttosto seccata. "Avrei dovuto immaginarlo."
"Te lo ha detto?" Vado subito al sodo.
Mi osserva seria e impassibile.
"No, ma forse puoi dirmelo tu."
Cosa?
"C-cosa? Cioè, io... non capisco."
"Neanche io, e non sai quanto lo vorrei."
"Nina, per favore, spiegati meglio, sto impazzendo."
Rimaniamo ad osservarci per qualche istante, poi finalmente si decide a parlare.
"Ho visto Kat entrare in casa tua. Non c'è niente di male, starai pensando, ma dal momento che lei aveva detto di dover andare da un' amica, beh, in questo si che c'è qualcosa di male. Che ci faceva lì? Sei stato tu a chiamarla?"
"Io? No..."
"Mi state nascondendo qualcosa."
Scuoto il capo deciso, sento il rossore espandersi sulle mie guance, il battito accelerato, così accelerato che temo possa sentirlo. "No, davvero, no. Nina, per favore..."
"State insieme?" Sospira.
"Cosa? Scherzi? No, assolutamente no, cosa te lo fa pensare?"
"Allora perché era lì?"
Perché era lì?  Mi ripeto. Pensa, dì qualcosa.
"Nulla è solo che..."
"Cosa? Ian, ascolta, io non sono nessuno, non più almeno, per impedirti di uscire con qualcuno, non stiamo più insieme, puoi fare quello che vuoi, ma ti prego, dimmi la verità, non farlo alle mie spalle, è l'unica cosa che ti chiedo."
Istintivamente mi avvicino, salendo gli scalini e ritrovandomi con il viso a pochi centimetri dal suo. Poggio le mani sulle sue spalle e punto lo sguardo sui suoi grandi occhi marroni ma lei si scansa. "Ian, per favore, no."
"Nina, no... non sto con Kat e mai ci starò. Lei era da me perché le ho chiesto io di venire. Sapevo che vi sareste viste, e dato che ultimamente mi sembri un po' scontante e ho l'enorme dubbio che tu non mi dica la verità quando confermi di stare bene... beh, le ho chiesto di dirmi come le sei sembrata. Tutto qui."
Resta impassibile per qualche secondo, poi man mano sembra convincersi. "Sei sicuro?"
"Certo."
"E non ti sembra di essere un tantino esagerato?"
"Forse. Ma ammettilo, non stai così bene come dici."
"Non lo so... ma anche se fosse? È normale, ho solo bisogno di riposarmi e riprendermi. Il tempo sistemerà tutto."
"Certo. Ma se davvero non stai bene, io vorrei esserci, vorrei provare ad aiutarti, perché non me lo permetti?"
"Non è che non te lo permetto... ma ogni tanto vorrei provare a cavarmela da sola. Hai già fatto troppo."
"Ma a quanto pare non abbastanza."
La abbraccio, stringendola forte, mentre il freddo e la debole pioggia, pian piano, si fanno largo intorno a noi. Lei ricambia, rimanendo accovacciata sul mio petto. "Scusa."
"Scusami tu, Neens."



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