Capitolo 35

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NINA

"E'... Nikki? Nikki Reed?"

Faccio un passo indietro, quasi istintivamente, pur non sapendo cosa stia succedendo.

"Si, è lei."

"Oh... E a cosa si riferiva? Se posso sapere. E' successo qualcosa tra voi?"

"No... cioè..."

Osservo Ian. E' nervoso e si vede, è chiaramente arrossito e le parole gli escono dalla bocca a malapena.

"Senti lasca perdere. Non sono affari miei in fondo."

Mi volto, aspettando che dica qualcosa. Ho bisogno di sentirgli dire qualcosa, qualcosa che possa rassicurarmi in qualche modo.

"Nina..." Lo sento avvicinarsi ma rimango immobile.
"Non ho intenzione di mentirti... Qualcosa è successo. E anche se probabilmente non mi crederai, nemmeno lo ricordo bene."
Lo sento sospirare debolmente.
"Era una sera come un'altra... Nikki mi aveva chiesto se mi andava di andare a bere qualcosa, così ho accettato."
Subito sento come un nodo alla gola e una forte fitta allo stomaco.
"Quindi è successo? Voi avete..."
"Si. Ma lo ricordo a malapena, è successo settimane fa, non è stato neanche importante."

Non so cosa dire, non so se continuare a rimanere immobile o se voltarmi e guardarlo negli occhi.

"Stavi per baciarmi, Ian." Mi volto lentamente, tenendo lo sguardo basso.
Sento e so che sto per piangere, faccio resistenza contro una lacrima che vuole fare il suo percorso ma so che non durerò per molto.

"E voglio ancora farlo. Quello che è successo non è stato nulla di serio. So che è sbagliato ma io... stavo male, specialmente per quello che ti stava succedendo e..."

"Lascia stare." E' tutto quello che riesco a dire.

"Non voglio lasciar stare, Neens..."

Scuoto il capo, portandomi una mano alla fronte.
"Non so cosa pensare al momento, Ian."

Silenzio. Un interminabile e spaventoso silenzio.

"È meglio se adesso te ne vai, Ian."
"Nina..."
"Ian va via. Forse non ho il diritto di dirti che hai sbagliato, in fondo tra noi è ufficialmente finita da un pezzo, ma posso incolparti per il semplice fatto che stavi per baciarmi pur avendo fatto ciò che hai fatto. E per giunta, con una mia amica."

Scuoto il capo, ancora incredula.
"Vattene per favore."
"Non voglio che finisca così."

Lo osservo per qualche istante, traendo poi le mie conclusioni.
"È finita già da molto tempo."

Non appena Ian esce fuori di casa, mi affretto verso la mia vecchia camera al piano di sopra. Mi chiudo la porta alle spalle sentendo il battito cardiaco accelerare.
Mi ritrovo immobile a fissare il nulla.
Scivolo giù, rimanendo seduta, con la schiena poggiata alla porta. Continuo a cercare con lo sguardo qualcosa, qualcosa che non c'è, qualcosa che non avrò più. Lo sento, e le lacrime iniziano e scendere. È la consapevolezza che ciò che è stato è stato, e non lo riavrò più indietro. Troppe cose sono cambiate, ma ora più che mai tutto sembra essere stato travolto da un tornado, è tutto confuso, senza senso, difficile da credere e da realizzare.
Ma forse sono io a sbagliare, mi dico.
Forse starci male è sbagliato.
Ian non mi ha tradito. Ci siamo lasciati. Ci siamo lasciati.
Ma lui stava per baciarmi ed è tutto così strano e sbagliato...
Per un momento ho anche pensato che le cose potessero tornare ad essere quelle di una volta e che forse potevamo ricominciare, più forti di prima, ma mi sono solamente illusa.
Le lacrime continuano a scendere e adesso vedo tutto sbiadito, così preferisco chiudere gli occhi, desiderando di non pensare, di dimenticare, di ricominciare.
Smettila di piangere.
Hai pianto abbastanza.
Tutto questo è sbagliato.
Si, lo è. Lo è perché prima di tutto non sono neanche in grado di capire se quello che provo sia giusto e se quello che ha fatto lui sia sbagliato.
Probabilmente lo è. In qualche modo deve esserlo se mi fa stare così male. Perché deve essere tutto così difficile? Perché mi sembra di stare piangendo senza sosta da mesi e mesi? Perché non ricordo l'ultima volta che ho davvero riso di cuore? Perché non riesco a distaccarmi da questa persona? Perché?

Quando qualcuno inizia a bussare alla porta, con un sussulto alzo la testa dal pavimento su cui mi sono addormentata.
"Nina? Va tutto bene?"
Mi schiarisco la gola, cercando di camuffare la voce di chi ha appena pianto.
"Si mamma. Dammi un attimo e scendo."
"Si ma sbrigati, ti ricordo che sono tutti qui per te."
"Lo so. Arrivo."

Poggio nuovamente la testa sul pavimento, rimanendo ad osservare il soffitto.

Ripenso a ciò che è successo e lo faccio intensamente. Ricordo quando Julianne mi insegnò questa tecnica per dimenticare e andare oltre. Bisogna concentrarsi, pensare a tutto ciò che ci ha fatto stare male, rivivere nel modo più reale possibile quei momenti, fino a provare quelle stesse sensazioni ancora una volta, e poi, gettarle via, chiuderle in una cassaforte e dimenticarne l'esistenza, o in alternativa, sostituire quei ricordi con degli altri, cosa alquanto impossibile a parer mio. Ma voglio davvero andare oltre, voglio direttamente arrivare al punto in cui mi lascio tutto alle spalle.

Mi alzo alla svelta e la prima cosa che faccio è cercare il cellulare che però inzia a squillare non appena lo afferro. Ovviamente è Ian. Sto per riagganciare ma cambio subito idea.
"Pronto?"
"Grazie a Dio, credevo che non avresti risposto."
"Infatti stavo per farlo. Ascolta, Ian, sarebbe meglio se tu non chiamassi più. Dobbiamo chiuderla definitivamente e non possiamo farlo continuando a tenere il piede in due staffe. È finita, questa volta per davvero. Ho bisogno di averti lontano e di ricominciare."
"Nina ascolta... posso capire come tu ti stia sentendo ora, ma magari vediamoci e..."
"Ho già deciso, Ian, e ho deciso di voler stare bene."







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