Capitolo 31

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NINA

Stento ancora a credere a quello che è appena successo. Tra pochi minuti saremo di nuovo ad Atlanta e ciò di cui ho bisogno è andare a casa ed entrare nel mio letto, al caldo, sotto le coperte, al sicuro da tutto e da tutti.

"Siamo quasi arrivati. Va tutto bene?" È ciò che mi chiede Ian ogni dieci minuti da quando siamo partiti.
"Si, Ian. Ho solo bisogno di andare a casa."

Ian si ferma di fronte casa, scendendo dall'auto dopo di me. Mi viene incontro, dandomi un gentile bacio sulla fronte. "Sicura che è tutto okay? Vuoi che-"
"No..." lo interrompo subito. "Va a casa, riposati anche tu, è stata una giornata intensa, me la caverò anche da sola. E ringrazia Kat per essere venuta."
Lo vedo riflettere per qualche istante per poi sentirgli dire semplicemente: "Si."
Dopo un ultimo abbraccio Ian sale di nuovo in macchina e io entro in casa.
Mi fa male la testa e sono più confusa che mai. Mi sembra di essermi appena svegliata da un incubo.
Mi faccio una doccia di circa venti minuti, poi indosso il pigiama e vado in cucina per sgranocchiare qualcosa dato che non ho neanche pranzato.
Controllo l'orario, sono le 19.00 ma sono davvero esausta per cui vado a letto ugualmente. La mia mente, però, non sembra volersi spegnere. Mille pensieri mi ronzano per la testa. Chi era quella persona? Derek? No, lui non lo avrebbe mai fatto. Cosa gli succede?
Non riesco a smettere di pensare al suo sguardo vuoto, un misto di confusione e disorientamento, chissà se era cosciente di ciò che stava facendo.

Mi sveglio di soprassalto, sentendo il prepotente picchiettare di un martello, probabilmente proveniente dall'abitazione vicina.
"Ma che cavolo!" Strizzo gli occhi, alzando le coperte sopra la testa. Fa freddo e ho le mani gelate. Mi alzo dopo circa trenta minuti andando subito ad accendere il riscaldamento.
Scendo al piano di sotto e subito afferro il cellulare poggiato sul tavolo della cucina notando che sono le 9.30. Dopo qualche minuto ecco che arriva un messaggio, da parte di Ian:
"Va tutto bene?"
"Si, tutto okay."
Segue un emoticon sorridente.

Ho intenzione di rimanere in pigiama per tutto il giorno ma i miei piani saltano quando il telefono vibra per un altro messaggio, questa volta da parte di Kat.
"Ho bisogno di parlarti, ti va di uscire per fare colazione? Solo tu ed io?"
Sospiro, incapace di riflettere su cosa possa essere successo, per cui evito di pormi domande a cui non saprò dare risposte: "D'accordo."

Ci siamo date appuntamento in una piccola caffetteria in centro. Quando arrivo non c'è molta gente ma Kat è già seduta e si guarda attorno nervosa.

"Ehi."
"Scusa il ritardo."
"Non preoccuparti, siediti, ordiniamo un caffè."

"Come ti senti?"
"Stordita. Quello che è successo mi ha... destabilizzata. E' tutto molto confuso nella mia testa al momento, devo sistemare le idee e fare un po' di chiarezza."
"Certo, lo capisco."
Restiamo per un po' in silenzio, un silenzio abbastanza imbarazzante che sembra voler rievocare tutto quello che è successo fra noi.
Osserviamo le nostre tazze fumanti senza dire niente, mentre fuori ha iniziato a piovere e la caffetteria si sta pian piano riempiendo.

"Allora? Di cosa volevi parlarmi?"
Dico quasi rassegnata.
"Si, beh... io non so come dirtelo..."
"Cosa?"
All'improvviso il mio cellulare inizia a squillare e sullo schermo appare la foto di Ian.
"Scusa un secondo Kat."
"Si, tranquilla."

"Ehi Ian. Che succede?"
"Ehi, volevo sapere se era tutto a posto."
"Diciamo di si. Sono fuori con Kat, ha detto che doveva parlarmi, per cui adesso stiamo prendendo un caffè insieme, ti direi di raggiungerci ma ho intenzione di tornare a casa tra poco, sono molto stanca."
"Ah, ti ha detto che deve parlarti?"
"Kat? Si, perché?"
"No, niente."
"D'accordo, ci sentiamo allora, grazie per la chiamata, però, Ian... sta tranquillo, davvero."

"Era Ian." Torno al tavolo ricominciando a sorseggiare il mio caffè, nell'attesa che Kat finisca il suo discorso.
"Deve essere molto preoccupato per te."
"Lo è, ma non dovrebbe, non spetta a lui prendersi cura di me, ha già fatto troppo."
Kat annuisce mentre sembra concentrata a trovare le parole giuste. Ma prima che possa aprire bocca ecco che il suo telefono vibra.
"Un messaggio, solo un attimo."
Afferra il telefono controllando alla svelta il messaggio e in pochi secondi la sua espressione cambia. Se prima era nervosa adesso sembra... non so... rassegnata forse.
"Che succede?"
"Niente. Era un'amica, mi ha chiesto di vederci."
"Adesso?"
"Si."
"E quella cosa che dovevi dirmi?"
Deglutisce, cercando di sembrare il più disinvolta possibile, ma a me non la dà a bere. Chissà cosa diceva quel messaggio.
"Non era nulla di importante, a dire il vero volevo solo vedere come stavi. Mi dispiace di averti fatta uscire di casa."
"No ehm... d'accordo, non fa niente."
Non so se essere contenta di non aver ricevuto qualche brutta notizia, o delusa perché in fondo so che qualcosa non quadra, ma va bene così: ho già abbastanza problemi e crearmene degli altri non è di sicuro la migliore idea.

Ci dirigiamo poco dopo verso l'uscita.
"Allora... ci vediamo Kat."
"Certo... e per quello che è successo..."
"Mettiamoci una pietra sopra, d'accordo?"
"D'accordo."
Annuisco per poi scendere dal marciapiede e dirigermi verso la mia auto.
"Nina?"
Mi volto, osservando Kat ancora ferma nello stesso punto di prima.
"Si?"
"Mi dispiace."
Cerco di sorridere, mimando con la bocca un "È tutto a posto."

Quando salgo in macchina inevitabilmente mi soffermo a riflettere, chiedendomi se quel "Mi dispiace" fosse riferito a ciò che è successo fra noi o ad altro. Senza ombra di dubbio Kat oggi era strana, di sicuro stava per dirmi qualcosa e quel messaggio le ha fatto cambiare idea.
Quando anche lei sale in macchina attendo che parta. Io rimango per dove sono ancora un po', poi, senza pensarci troppo e senza un vero perché, decido di seguirla.








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