Capitolo 36

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IAN

Quando apro gli occhi una strana sensazione mi assale, una sensazione di vuoto e di tristezza.
Richiudo gli occhi, peggiorando solo la situazione. Ricordo che ieri sera, dopo che Nina ha riagganciato, sono sceso dall'auto e sono rientrato in casa. Ripenso a quella terribile sensazione, mi sono sentito stupido e colpevole, terribilmente colpevole.
Ancora vestito mi sono accasciato sul divano in salotto, su cui ho passato una nottataccia, e adesso, mi ritrovo ad avere un gran mal di testa.

Afferro il cellulare sul tavolino di fronte a me, sperando, inutilmente, in qualche messaggio da parte di Nina e invece ecco un SMS di Nikki:
"Ehi Ian, volevo ricordarti della colazione... sei sveglio?"
Sospiro, pensando a quale risposta dare.
"Ehi Nikki, scusa ma proprio non me la sento di uscire per adesso, sarebbe meglio fare un altro giorno."
Dopo neanche un minuto ecco che arriva la sua chiamata, ma non rispondo.
Salgo al piano di sopra e decido di farmi un bagno.
Quando entro nella vasca mi soffermo ad osservare il mio riflesso nello specchio di fronte a me. Noto che ho gli occhi gonfi e delle occhiaie ben evidenti. Cosa mi sta succedendo? Mi sto rendendo conto che la situazione mi è totalmente sfuggita di mano e adesso, la consapevolezza che ho rovinato tutto, ma proprio tutto, mi distrugge. Ho perso lei, questa volta l'ho persa per davvero e non so neanche se lottare possa servire più a qualcosa.
So che lei ne vale la pena, ne varrà sempre la pena, ma stavolta è diverso, e lo sento. Lei ha bisogno di stare bene, ha bisogno di serenità, e quella serenità, non sono io.

Verso ora di pranzo provo comunque a richiamare Nina ma lei non risponde.
Arriva invece qualche altra chiamata di Nikki e alla fine, mi decido a richiamarla, dovrò pur farlo prima o poi.
"Ehi... ti sei deciso finalmente..."
"Si... beh, ti chiedo scusa, sono stato un po' indaffarato."
"D'accordo, ascolta, non mi piace insistere, però ho davvero bisogno di vederti e sinceramente, vedo che tu non stai neanche dando molta importanza a ciò che è successo... È accaduto quindici giorni fa all'incirca e per tutto questo tempo mi hai totalmente evitata."
"Nikki il fatto è che è successo tutto così velocemente, non eravamo neanche coscienti di ciò che stava succedendo e poi io..."
"Ian possiamo vederci?"
"Nikki davvero..."
"Credo di essere incinta."

In un attimo mi sento raggelare. Un brivido mi attanaglia in maniera inspiegabile. Resto col fiato sospeso e le mani tremolanti. Un milione di pensieri mi balzano per la testa: magari non è mio, penso. Magari si sta sbagliando.
"C-cosa?" È tutto ciò che riesco a dire.
"Si beh... ho avuto un ritardo, così l'altro giorno ho fatto il test e, beh, è risultato positivo."
"Ed è..." Socchiudo gli occhi e in fine sospiro. "Mio?"
"Si, direi proprio di si."
Continuo a trattenere il respiro mentre sento il battito accelerare.
"Ne sei sicura? Insomma, non è possibile, noi abbiamo..."
"Si ma possono esserci i imprevisti, lo sai."
Mi porto una mano alla nuca e percepisco che il mal di testa di stamattina sta per tornare.
"Senti Nikki... io... non so che dirti al momento, mi sembra tutto così strano..."
"Lo so e mi dispiace, non doveva succedere così."
"No, infatti. Ascolta, adesso chiamo qualcuno per poter avere una visita."
"Ehm... va bene."

Grazie al cielo riesco ad avere un appuntamento per domani, così lo comunico subito a Nikki.
"Ian, proprio domani non posso, ho un impegno che non posso rimandare."
"Nikki, credo che questo sia più importante di qualsiasi altra cosa al momento."
"Lo so, hai ragione ma..."
"Nikki, ti prego. Ho bisogno di sapere, di avere la certezza, e ne ho bisogno subito."
"D'accordo. Ci vediamo domani, dimmi a che ora."
"Ti passo a prendere alle 8.00."

La mattina dopo, la sveglia suona alle 7.00. Non ho fame per cui salto la colazione e in venti minuti sono pronto.
Faccio avanti e indietro senza sosta fino alle 7.40, percorrendo il percorso che va dalla cucina al salotto.
Salgo in macchina e prima di mettere in moto mando un messaggio a Nikki per avvertirla che sto per arrivare.
Quando sono sotto casa sua noto che non è ancora scesa. Suono il clason, e lei appare dopo qualche interminabile minuto.
"Scusa se ti ho fatto aspettare."
"Come ti senti? Cioè stai bene? Hai nausea? Strane voglie?"
La osservo serio e mi sembra quasi di vederla ammiccare un sorriso.
"No, Ian. Ma mi fa piacere che ti comporti già da padre premuroso."
Quella parola mi fa sussultare, anche se spero non se ne sia accorta.
Padre. No, non è possibile. Non era ciò a cui avevo pensato, non con lei.

"Eccoci." Le apro lo sportello e dopo essere scesa ci dirigiamo in clinica.

"Salve Dottor Sherman."
Dopo delle brevi presentazioni il dottore fa accomodare Nikki sul lettino, pronto a procedere, con tutti i suoi strani aggeggi tra lei mani.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 09, 2016 ⏰

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