Capitolo XXII

665 54 22
                                    


Leo aveva deciso di sedersi alla fermata dell'autobus per pensare, la musica altissima nelle cuffiette.

Non voleva rivederlo, non voleva essere costretto a parlargli di nuovo, ma soprattutto non voleva mostrarsi debole ai suoi occhi.

Se avesse iniziato a parlare di Esperanza, il ragazzo dubitava che sarebbe riuscito a rimanere impassibile.

Se fosse stata una situazione normale, una di quelle situazioni dove sapeva di poter contare su Beck, lo avrebbe chiamato immediatamente, chiedendogli di venire con lui e non lasciarlo solo con Efesto.

Ma Beckendorf credeva che avesse ragione, che andasse perdonato come se non fosse successo nulla, come se non l'avesse abbandonato, come se sua madre non fosse morta.

Ma non voleva, non poteva andarci da solo a quell'incontro.

Le dita sottili stavano maneggiando velocemente il fil di ferro, i piccoli taglietti che bruciavano sulla pelle senza che se ne rendesse conto, la mente che cercava di lavorare allo stesso ritmo impossibile.

Aveva vagliato ogni ipotesi, ma una dopo l'altra le aveva dovute scartare tutte.

Meno una.

Si rialzò con un mezzo sospiro, mise il fil di ferro nello zaino e si avviò esitante verso dove voleva andare fin da prima della chiamata.

La casa di Hazel non era troppo lontana, una mezz'ora a piedi se camminava veloce.

'Ti prego, di Angelo, non buttarmi fuori a calci e aiutami'

***

Hazel aveva capito che non sarebbe riuscita a tirar fuori nient'altro dalla bocca di Nico, ma scoprì che non le importava così tanto a confronto con quel mezzo sorrisetto dell'altro che aveva visto così raramente.

"Quindi oggi ci vai all'obitorio, mh?" chiese mordendosi il labbro per non ridacchiare soddisfatta, mentre decideva che non era giornata di dieta perciò poteva preparare un'enorme cioccolata per entrambi.

"Sì, ho già saltato troppe volte..." rispose Nico con aria seria, evitando lo sguardo lievemente malizioso della sorella.

"Si certo..." ridacchiò lei "Ora taci e bevi"

Il ragazzo non riuscì a reprimere una breve risata e prese la tazza di cioccolata.

"Grazie Haz"

"Di nulla" replicò facendogli un occhiolino scherzoso e sedendosi di nuovo accanto a lui sul divano "Fidati, Nico, non hai idea di quanto sia felice per te"

Il ragazzo si morse il labbro accennando un sorriso e bevve un po' di cioccolata.

"Non è successo ancora nulla, perciò non farti strani filmini mentali" rispose sorridendole con dolcezza.

"Quindi... non vi siete baciati?"

Il fratello arrossì visibilmente, riportando alla mente ciò che era successo la sera prima, quanto era stato dannatamente fantastico baciarlo ma anche quanto fosse stato male dopo.

Decise che non voleva che fosse così quello stupido bacio con quello stupido biondino.

"No" rispose, il lieve sorriso ancora sulle sue labbra.

Doveva ancora baciare quell'odioso Solace, sempre che non fosse morto prima per autocombustione spontanea dall'imbarazzo e dal panico, ovviamente.

Hazel sbuffò appena, quasi infastidita, quando sentirono bussare alla porta d'ingresso.

"Aspetti qualcuno?" gli chiese la sorella, accigliata, mentre si alzava per aprire.

Voglia di vivereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora