Capitolo X

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"Chi è stato?" chiese Ade con sguardo vacuo, ma con voce ferma, osservando il viso del figlio.

Nico tolse il braccio dalla stretta del padre con una smorfia.

"Non ti interessa" mormorò guardandolo male.

"Nico sei mio figlio! Certo che mi interessa!"

"Sono tuo figlio solo quando ti viene comodo! Sono tuo figlio solo quando hai tempo di fare il padre!" replicò il ragazzo con uno sguardo pieno di odio.

"Ormai non mi serve più un padre... sei in ritardo di anni" continuò assottigliando gli occhi.

Ade ritirò il proprio braccio continuando a guardarlo.

"Parli come se non ci avessi provato..." replicò lui con una punta di rabbia nella voce apparentemente calma.

"Ma tu non ci hai provato. Dopotutto era Bianca la tua figlia prediletta. Non io, non Hazel... solo lei... e l' hai lasciata morire" sibilò il ragazzo infuriato.

Ade sbiancò a sentir nominare le due ragazze, ma mantenne un' atteggiamento distaccato.

"Sai che non è così"

"Invece è andata esattamente così. Perciò non venire da me adesso pretendendo di poterti comportare da padre. Tu non mi sei mai stato vicino, hai fatto solo del male alle persone che ti amavano, non voglio certo fare la stessa fine di mia madre e mia sorella"

Nico si stupì delle proprie parole nell' istante stesso in cui le pronunciava.

Mai aveva detto una cosa del genere al padre, ma adesso sembrava che tutto ciò che aveva pensato per anni volesse venir fuori.

Ade non rispose nemmeno a queste accuse, guardò solo il figlio con quell' espressione di finta calma che mal celava la profonda irritazione, la stizza e la delusione che provava verso di lui.

L' espressione che Nico aveva imparato a capire e odiare negli ultimi anni.

"Anche se a volte può non sembrare, lui ci vuole bene, non dimenticarlo"

Bianca credeva nel loro padre in un modo che Nico non mai era riuscito a capire.

"Vedi, papà, tu non sei capace di amare" continuò lui, una punta di disgusto nel chiamarlo in quel modo.

Ade lo guardò, in silenzio, senza traccia di emozioni sul viso, anche se lui era certo di non aver mai visto quella vena sul collo del padre tanto evidente.

"Tu pretendi. Pretendi rispetto, pretendi risultati, pretendi affetto. Ma non funziona così, io non ho intenzione di chiamare padre una persona che mai mi ha trattato come figlio" finì il ragazzo, quasi sollevato nel dire, per la prima volta dopo anni, la più assoluta verità.

Di dire finalmente la sua opinione.

"Vattene"

Nico guardò Ade con gli occhi sgranati ma non vide alcuna traccia di risentimento sul suo volto segnato.

Lo stava davvero cacciando di casa.

***

Erano passate due settimane dal funerale.

Due settimane dall' ultima volta che Nico era uscito di casa.

Il ragazzino era sveglio, ancora sotto le pesanti coperte nonostante fosse pomeriggio inoltrato.

Guardava il soffitto mentre ascoltava assorto il proprio respiro regolare.

Erano passati due giorni da quando Ade era ripartito per l' ennesimo viaggio di lavoro.

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