Capitolo XVII

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"Nico non hai idea di cosa mi sia successo oggi a scuola! Sai il prof Chase? Beh..." iniziò Hazel dal salotto raggiungendo in fretta i ragazzi in cucina.

Il più giovane rimase perfettamente immobile per quegli interminabili secondi, finché la sorellastra non li raggiunse.

"Non ci crederai mai ma..."

La ragazzina si interruppe immediatamente non appena vide l'estraneo, con ancora in mano la tazza piena di cioccolata come il fratello.

Hazel non lo guardò un secondo di più, solo si voltò verso Nico.

"Aspetta un secondo. Lui è chi penso che sia?" gli chiese con un'espressione di pura felicità e soddisfazione che inquietò leggermente il ragazzo.

"Non so ancora entrare nella tua testa Haz, non so chi pensi che sia" rispose lui con un'occhiata talmente eloquente alla sorella che lo specializzando per poco non scoppiò a ridere.

"Piacere, sono Will Solace" si intromise porgendo la mano libera alla ragazza, che sorrise ampiamente come se avesse ricevuto i regali di natale in anticipo.

"Molto piacere... sono Hazel Levesque" rispose stringendogli la mano.

"Haz piove ancora?" chiese improvvisamente il fratellastro, guadagnandosi un'occhiata assassina da parte di lei.

"No perché?"

Nico sospirò appena di sollievo e afferrò Will per un braccio.

"Perché ora che avete finito i convenevoli lui può anche andarsene"

La ragazzina sgranò gli occhi e tirò lo specializzando dalla propria parte.

"Non se ne parla! Lui resta qui! Non è vero che volevi restare?" chiese speranzosa guardando il ragazzo più grande con i suoi grandi occhi dorati.

Will però sentiva su di sé anche lo sguardo di tenebra che aveva qualcosa di molto pericoloso.

Era uno scontro fra titani e non voleva rimetterci la pelle.

Doveva scegliere il male minore.

"Rimango volentieri"

***

Leo entrò in casa con evidente nervosismo, senza curarsi della porta che sbatté rumorosamente né del rumore sordo dei logori stivali sul pavimento.

"Charles? Leo?" chiese Elena alzandosi dal divano con un' espressione confusa quando vide solo il figlio adottato.

"Che succede Niño?" continuò avvicinandosi e guardando la porta preoccupata.

"Nulla. Beckendorf arriverà fra poco. Io stanotte dormo da un amico, ci vediamo domani pomeriggio" rispose il ragazzo dandole un bacio veloce sulla guancia per poi chiudersi in camera.

Non riusciva neanche a pensare di poter affrontare l'argomento con Elena, tantomeno riprovarci con il fratellastro.

Come poteva pensare che avrebbe perdonato Efesto? Ma, soprattutto, perché credeva che avrebbe dovuto farlo?

Facile per lui, aveva un solo genitore, ma quello che aveva lo amava con tutto il cuore, ed era una delle persone migliori che conoscesse.

Non poteva capire. Nessuno poteva capire.

Prese i primi vestiti che gli capitarono a tiro e li infilò nello zaino insieme ad alcuni libri, cercando di fare il più velocemente possibile per non dover incrociare Charles.

Dove poteva andare? Non aveva amici, o quantomeno non aveva amici abbastanza vicini da poter essere ospitato da uno di loro.

Rimaneva un'unica possibilità.

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