Capitolo XV

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Avendo finito presto con la seconda autopsia, il medico supervisore ne aveva assegnata un'altra a Nico.

"Ragazza, 22 anni, incidente stradale" spiegò questo in fretta scoprendo il viso sconosciuto.

Il ragazzo sentì un peso insostenibile all' altezza del petto ma rimase impassibile finché il medico non se ne andò e lui ebbe il tempo di guardare il corpo.

Aveva i capelli castano scuro non neri, la pelle non era coperta di efelidi, ma la forma delicata del viso, quell'espressione quasi serena come se gli enormi tagli ed ematomi non la sfigurassero, fecero sentire Nico come la prima volta in cui era entrato all' obitorio.

Se Bianca fosse stata ancora viva, avrebbe compiuto 22 anni qualche mese dopo.

"Non è lei. Mia sorella è morta quattro anni fa" sussurrò pianissimo e ripeté le stesse parole più e più volte cercando inutilmente di calmarsi.

Doveva solo prendere il bisturi, incidere con attenzione, completare l'autopsia e riferire tutto al medico supervisore.

Ma non ci riusciva.

Uomini, donne, anziani, persino i bambini avevano smesso di farlo sentire così, per quanto il dolore di una morte fosse sempre lì accucciato nel suo cuore.

Ma una ragazza morta in quelle circostanze sembrava risvegliare in Nico tutto ciò che era riuscito ad arginare negli ultimi mesi.

Il bisturi tremava fra le sue dita, la presa insicura che quasi lo fece scivolare, i singoli battiti del proprio cuore che risuonavano nella cassa toracica.

Appoggiò la lama per incidere, ma lui stesso si rendeva conto che non avrebbe mai potuto fare un lavoro pulito se tremava così tanto.

Una mano grande e calda si appoggiò sulla sua fermando il tremore e impedendo che il bisturi incidesse la pelle.

"Nico..." sussurrò una voce alle sue spalle, una nota di preoccupazione.

"Sparisci Solace, lasciami fare il mio lavoro" replicò il ragazzo, senza il solito tono tagliente, la voce stanca ed esausta.

Will gli tolse la lama dalla mano riappoggiandola vicino agli altri strumenti.

"Non puoi. Non so cosa ti stia succedendo ma non puoi" mormorò lo specializzando "E se vuoi evitare che tutti i medici si accorgano che stai per fare una cazzata, vieni con me"

Nico fu davvero tentato di mandarlo al diavolo, di coprirsi con il cappuccio nero e di affrontare tutto da solo, come sempre.

Ma la ragazza sul tavolo era troppo simile a Bianca per poterlo affrontare.

"Vado a casa, non mi sento bene" disse allora stringendo piano i pugni.

Will già lo aveva visto non riuscire a sopportare nulla i primi giorni, non voleva certo dimostrarsi debole un'altra volta.

Lo specializzando lo afferrò per un polso.

"Nico, diamine, vieni e non fare storie" gli sussurrò all' orecchio per poi trascinarlo nella stanza adiacente, piena di alti scaffali, farmaci e quelli che Nico pochi mesi prima aveva solo saputo definire come strumenti di tortura.

Non voleva certo indagare più a fondo.

Quando la porta alle loro spalle si chiuse, lasciando il corpo della ragazza fuori dal proprio campo visivo, Nico si sentì leggermente sollevato.

"Okay, ora che mi hai rapito cosa ne farai di me, Solace? Intendi torturarmi e poi buttare i miei resti nel fiume? Perché se così fosse, te lo sconsiglierei visto che potresti tranquillamente finire tu nel fiume al posto mio" disse il ragazzo cercando di riprendere quel tono indifferente e menefreghista che lo contraddistingueva.

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