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26 Giungno 1914

-Thè o latte signorina?-
-Thè, grazie Delia- dissi alla cameriera, dopo di che presi due zollette di zucchero e le misi dentro la tazzina.
-Allora, dove eravamo rimasti?- mi chiese mio padre dopo aver sorseggiato il suo thè.
-Mi stavate dicendo che due giorni fa l'erede al trono dell'Impero Austro-ungarico, l'arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie Sophie Chotek von Chotkowa sono voluti andare a Sarajevo in visita di cortesia- gli ricordai
-Giusto, vedo che la tua attenzione non manca mai, di sicuro avrai preso dal migliore- disse con un lieve sorriso che io non potei non ricambiare.
-Comunque- continuò -il Presidente del Consiglio dei Ministri d'Italia, Giolitti, l'altro giorno all'Assemblea, stava raccontando che appena sono arrivati in città, vi è stato un attentato, non si sa chi è il colpevole, ma abbiamo ragione di credere che sia un'associazione segreta della Serbia. Ormai, cara figlia, sai che le regioni balcaniche non vogliono essere conquistate, ma è inevitabile poiché Russia e Austria le vogliono. L'Austria sta solo aspettando un buon pretesto per dichiarare guerra, e se quello sconsiderato di Francesco Ferdinando non accetta più protezione, visto che andato lì praticamente indifeso e visto le recenti tensioni, non dovremo aspettare molto per vedere l'evolversi e lo scoppiare della guerra. Così per lo meno dice il buon, vecchio Giovanni. Ma speriamo che possa risolversi tutto con la democrazia, come qualche anno fa, ti ricordi tesoro?- mi chiese
-La guerra per il Marocco tra Francia e Germania?- risposi insicura
-Esatto, ben detto. Speriamo bene. Se scoppia una guerra, noi non siamo ancora pronti in campo militare, perderemmo diversi soldati e sarebbe uno spreco adesso che stiamo iniziando a sviluppare le industrie e stiamo crescendo sotto l'aspetto di nazione. Ma per oggi, sono stanco di parlare di guerra, attacchi e violenza. Hai trovato qualcuno di tuo gradimento, mia cara, l'altra sera, al ricevimento? Qualche bel giovanotto interessante?- mi chiese con sguardo incuriosito, increspando lievemente la fronte ormai contornata da piccole rughe, i suoi occhi scuri come pece, mi scrutavano, per vedere se avevo una qualche esitazione o se davo segno di imbarazzo, ma non vi trovò niente.
-No padre, nessun bel giovanotto ha allietato la mia serata, sono tutti molto ristretti in campi che, come sapete, a me affascinano molto, come le questioni politiche.- sospirai, un tantino desolata per non aver trovato nessuno, ma non era certo colpa mia se i ragazzi di adesso non erano ferrati su quelle che erano le mie passioni, come la lettura o il pianoforte, lo studio o la politica. Di fatti, bombardavo sempre mio padre con mille domande, ogni volta che tornava a casa da riunioni o consigli con gli altri parlamentari.
Lui  sorrise compassionevole e disse:
-Mia adorata figlia, vedrai, anche tu troverai qualcuno degno di te. Ora vai a prepararti per questa sera, verrà Giovanni qui a cena.-
-Certamente padre.-
E mi congedai per andare a fare un bagno con i petali di rose. Intanto che le domestiche lo preparavano, scelsi un vestito celeste chiaro, senza spalline, con una rosa in vita e che ricadeva lento sulle gambe. Era uno dei miei preferiti. Ovviamente ci abbinai un cardigan del medesimo colore per coprire braccia e spalle, e per ultimo le francesine rosa con il fiocco. Misi tutto sul mio letto e mi diressi nella stanza adiacente .

Mentre entavo in acqua, stavo ripensando a quello che mi aveva detto mio padre sulla guerra che sarebbe potuta scoppiare da lì a poco. Non capivo però, come mai noi italiani, ci fossimo alleati con l'Austria invece che l'Inghilterra. Con l'Impero Austro-ungarico eravamo addirittura in conflitto poichè avevano dei pezzi di terra che a noi italiani servivano per finalmente finire questa benedetta unificazione d'Italia. Allearsi con l'Intesa sarebbe stata la soluzione più logica e vantaggiosa. Mah, gli uomini a volte, non li capisco proprio.
Forse è anche per questo che non mi interessano i miei coetanei e i miei corteggiatori. Forse dovrei provare a cambiare, ma penso sia infantile, troppo banale parlare di cose frivole e senza senso. Mi sentivo un pesce fuor d'acqua a parlare di argomenti semplici e senza importanza, come balli, ricevimenti, principi più attraenti, ragazzo più maleducato della festa. Quando ero con le mie amiche, dovevo fingere per non farmi escludere, ma tante volte mi sorprendevo ancora della loro ingenuità. Non nego che mi piaceva ogni tanto spettegolare, insomma ero una ragazza anche io, però il tutto aveva un limite.
Tante volte preferivo un buon libro o una cavalcata, alla compagnia delle mie compagne. Uscii dalla vasca e mi avvolsi in un morbido asciugamano di lino. In camera trovai Marabella, mia amica e servitrice, che mi aiutò a vestirmi. Poi mi fece sedere sullo sgabello per elaborare i miei capelli in una complicata acconciatura. In questo era veramente brava, dovevo dargliene atto, poiché i miei capelli ricci e biondi scuri erano pressoché indomabili. Infine rimisi la collana di zaffiri di mia madre che risaltava i miei occhi diversi: uno azzurro contornato da tante pagliuzze gialline e l'altro verde con pagliuzze marroncine.
-Siete bellissima, signorina- mi sorrise rassicurante la mia amica.
-Marabella, quante volte vi ho detto di chiamarmi Jennifer?- dissi con un sorriso.
-Avete ragione, ma è dura farci l'abitudine!-
-Abbiano tutto il tempo del mondo-
Rise tranquillamente e parlò:-Ora mi congedo, il vostro ospite dovrebbe arrivare a momenti.- poi si dileguò dalla stanza.

Non arrendersi mai {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora