5 Agosto 1914Jennifer's pov
La guerra andava avanti, la Germania, nostra alleata, nonché dell'Austria, aveva invaso il Belgio, anche se dichiarato stato neutrale e la Francia Nordorientale, l'Italia per adesso, non era entrata in guerra poichè il patto dell'Alleanza stabiliva che si doveva entrare forzatamente in guerra solo se l'Austria fosse stata attaccata, siccome è successo il contrario, ce ne siamo potuti tirare fuori, ma non so per quanto tempo, molti vogliono entrare in guerra, dicono che potrebbe portare un cambiamento per un'Italia migliore.
Mio padre, sembrava aver accettato che Jaime fosse diventato come una presenza fissa in casa, e io di sicuro non mi lamentavo. Dal canto suo, Jaime, non voleva andarsene, aveva paura che quel pazzo di Jeremia potesse tornare. Avevo provato più e più volte a convincerlo che andava tutto bene, però non ne voleva sapere. Da una parte ero felice, perché teneva molto a me, ma dall'altra, iniziavo a sentirmi esasperata dalla sua continua protezione nei miei confronti, volevo la mia libertà, e non è che lui non me la concedesse, però appena appena mi avvicinavo a qualcosa di vagamente pericoloso, lui scattava a mi portava via. Ed io puntualmente, alzavo gli occhi al cielo. Era però divertente vedere le sue reazioni mentre sbuffavo, e nella maggior parte dei casi, tutto finiva con un bel bacio. Quindi, tutto sommato, mi andava sempre molto bene.
Era sera, quando bussarono alla porta. Le domestiche andarono ad aprire. Io ero al piano sopra e stavo per scendere le scale, Jaime era dietro di me. Gli feci segno di fermarsi per capire chi era. -Desidera?- chiese Delia. La risposta fu uno sparo. Sgranai gli occhi e mi misi una mano sulla bocca, iniziando a scendere le scale di corsa, per vedere cosa era successo. Jaime prese prontamente il mio braccio, bloccandomi e iniziando a trascinarmi su. -Jaime no! Devo vedere che sta succedendo!- dissi dimenandomi. -Sta succedendo qualcosa che ti ucciderà molto probabilmente se vai sotto!- disse trascinandomi nella mia camera. -Non ti lascio andare per nulla al mondo, chiaro?- disse inchiodandomi alla porta ormai chiusa. -Prendi le cose fondamentali, un paio di vestiti comodi, lo stesso per le scarpe.- disse lasciandomi andare. -T-tu che farai?- chiesi vedendo che stava allungando la mano sulla maniglia. -Vado a vedere cosa succede- -No- dissi categorica, se non ci andavo io, non ci sarebbe andato nemmeno lui. Doveva trovare qualcosa per convincermi -Tuo padre è di sotto, vado a prenderlo e torno subito- disse con convinzione -Jaime...- dissi indecisa. Era pur sempre mio padre, ma sapere che la vita di Jaime sarebbe stata in pericolo, mi portava ad essere altamente egoista. Alla fine cedetti -Sta' attento, ti prego- dissi con un filo di voce. Mi accarezzò la guancia e uscì dalla camera senza fare rumore. Iniziai a mettere dentro la prima sacca che trovai, vestiti per andare a cavallo e abbastanza comodi per correre. Ne trovai sei e ce li misi tutti. Stessa cosa le scarpe. Presi un paio di elastici per i capelli e con un terzo, sostituii il nastro che avevo in testa con una coda alta. Sempre nel massimo silenzio, aprii la porta e sentii molto baccano dal piano di sotto. Sgattaiolai velocemente in camera di Jaime, prendendo indumenti che mi sembravano comodi, nel minor tempo possibile. Ritornai sempre nel massimo silenzio in camera, e guardai le mie mani, tremavano. Avevo paura, paura per Jaime, per mio padre, per Marabella. Avevo paura di dover vedere i loro corpi riversi sul pavimento, paura di vedere la vita abbandonare i loro occhi, come l'avevo visto su mia madre. La porta si aprì di scatto facendomi fare uno scatto dalla paura. Jaime entrò di fretta, con mio padre, che aveva un sacchetto di pelle pieno tra le mani. Andai incontro al ragazzo e mi buttai tra le sue braccia, sentendomi subito più tranquilla. -Non c'è tempo Jennifer- disse mio padre subito. -Sono venuti per te! Devi andare via!- lo guardai senza capire il panico nella sua voce. Poi una consapevolezza si fece strada dentro di me. Oh no, no, no, no! Non poteva davvero essere vero! Jaime nel frattempo chiuse la porta a chiave. Era straordinario come riuscissi a percepire così tanti particolari tutti insieme durante il panico e allo stesso tempo, sentirsi come un estranea, come se non fossi io a guidare il mio corpo. -Dobbiamo andare Jen- disse Jaime prendendomi per le braccia e fissandomi intensamente con quei suoi occhi. Sembravano implorarmi. Mi ridestai dal panico e annuii. Mi accarezzò lo zigomo, prendendo poi il mio mento tra le dita e sollevarlo, portando la sua bocca alla mia. Mi diede un piccolo ma intenso bacio, come se ne avesse bisogno. Ci girammo verso mio padre, che venne verso di me. Mi abbracciò forte, poi mi diede il sacchetto -Qui ci sono quasi tutti i nostri soldi che abbiamo in casa, sono riuscito a prenderli prima che mi trovassero. Se devi prenderne altri, vai in banca e sai già come prenderli.- disse guardandomi fisso negli occhi, accertandosi che avessi capito tutto. Poi si rivolse anche a Jaime:-Restate nascosti, se dovete viaggiare, fatelo di notte. Ritornate in Inghilterra, lì starete più al sicuro di qui.- poi si rivolse solo a Jaime -prenditi cura di lei, te la affido, non farmene pentire- disse mettendo una mano sulla sua spalla. -La proteggerò a costo della vita.- rispose sicuro lui. -Avete la mia benedizione- concluse mio padre. -Tu non verrai con noi- dissi piano. -Non posso, ho scatenato io tutto questo e tocca a me fermarlo. Andate ora! I vostri cavalli sono già pronti!- lo abbracciai un'ultima volta, sapevo cosa voleva dire col sistemare tutto, ma non avevo la forza di crederci. Lui ricambiò. Ricacciai indietro le lacrime, non avrei pianto nemmeno questa volta. Quando mi staccai lui mi sorrise, un sorriso di quelli veri, uno du quelli che non vedevo più da quando era morta mia madre. Poi si girò ed andò incontro al suo destino. Subito si sentirono delle urla, ma non stetti ad ascoltare, non volevo farlo, non volevo sentire la sua morte. -Jen- disse dolcemente Jamie -dobbiamo calarci dall'albero, non è difficile, i rami sono abbastanza regolari e vicini, ce la fai?- -Si- risposi senza esitazione, l'avevo già fatto molte volte. Mi assicurai di avere al collo la collana di mia madre e poi aprii la finestra. La scavalcai e mi ritrovai sul cornicione della casa. Mi aggrappai al ramo più vicino ed incominciai a scendere, sbucciandomi un pò le mani, ma non me ne curai affatto. Quando arrivai al ramo più basso, che stava a più o meno tre metri da terra, mi aggrappai con le mani per creare il minor spazio possibile tra i miei piedi e il terreno, poi mi lasciai andare. L'impatto fu duro e caddi all'indietro, ma non mi feci niente. Mi rialzai subito e aspettai Jaime che era poco dietro di me, infatti atterrò anche lui subito dietro di me. -Tutto a posto?- chiese. -Si, andiamo- risposi senza guardarlo. Mi prese la mano ed iniziammo a correre verso le stalle. Fortunatamente erano vicine. Ero veloce negli scatti, ma non ero resistente. Arrivammo in fretta, e andai a sbattere contro una figura minuta, Marabella. Lei era in lacrime -T-ti p-prego, aiuto!- disse singhiozzando. -Non possiamo lasciala qui- dissi prendendola sotto braccio e portandola verso i cavalli. -Jen, ci rallenterà!- disse Jaime, anche se potevo capire che nemmeno lui voleva lasciarla lì. Presi il primo cavallo che mi capitò a tiro e gli misi velocemente la sella, Jaime la testiera*. La facemmo salire, poi presi Astrid che era già sellata e Jaime prese il suo. -Da dove passiamo per uscire?- chiesi con una calma che non mi apparteneva, con voce glaciale. -Passiamo da dove sono entrato la prima volta, disse issandomi in sella, per poi fare lo stesso. Presi le redini del cavallo di Marabella, che non sembrava in grado di fare niente in quelo momento e partii al galoppo dietro Jaime e seguita da essa. Prima di entrare nel bosco, mi girai verso la mia casa e l'ultima cosa che scorsi, fu mio padre inginocchiato, con Jeremia davanti che puntava una pistola sulla sua fronte, mentre suo padre impartiva ordini ai suoi uomini di seguirci, chiusi gli occhi un momento prima di sentire il colpo della pistola, e sentire gli uccelli cinguettare spaventati, mentre si alzavano in volo per andarsene. Irrimediabilmente, una lacrima solitaria, solcò il mio volto.
My space!!! 😀😎😊❤
No, ok, scherzavo la scorsa volta, aggiornerò di solito il giovedì!!!! E scusate eventuali errori!!!*testiera= finimento che si mette sulla testa del cavallo per guidarlo, comunemente chiamate redini o briglie!
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Non arrendersi mai {IN REVISIONE}
ChickLitJennifer, ragazza diciassettenne, figlia di un membro del Consiglio dell'Italia, al servizio di Giolitti, una sera per caso, incontra un ragazzo, di quelli da togliere il fiato con uno sguardo, quelli che lei potrebbe definire "principi azzurri". Do...