Jennifer's povQuando mi risvegliai, il sole era abbastanza alto nel cielo e la luce entrava in abbondanza dalle finestre chiuse. Avevo un caldo infernale, soprattutto sulla schiena, era come se fossi compressa da qualcosa, però non capivo cosa. Poi quando una voce parlò quasi sussurrando mi ricordai dov'ero -Buongiorno- disse Jaime ed io arrossii di botto, capendo che eravamo praticamente spalmati l'uno sull'altro invece di stare abbracciati. Mi sentivo bollente e la mia pelle formicolava tutta. Lui iniziò ad accarezzarmi il braccio con la punta delle dita ed io sospirai poi risposi:- 'giorno- mi girai e mi ritrovai con la sua bocca a pochi millimetri dalla mia. Pessima mossa la mia, la sua bocca era irresistibile. Infatti mi avvicinai e gliele sfiorai, diventando, se possibile, ancora più rossa. -Bel risveglio, magari tutte le mattine potesse essere così- disse con quel suo sorrisetto. Poi notando le mie guance rosse, mi chiese:- Hai caldo?- -Eh? No, no, perché?- chiesi facendo finta di nulla -Sei rossa- disse guardandomi negli occhi. Stava iniziando a capire e non mi piaceva per niente fargli capire quanto potere aveva su di me -Ora che me lo dici, davvero, un po' di caldo lo ho- dissi per sviarlo poi tolsi la trapuntina da me e la gettai in fondo al letto, completamente dimenticata che il ragazzo davanti a me era a petto nudo. Credevo che la mia faccia avesse assunto diverse sfumature dal rosa forte al rosso bordò perché lui scoppiò a ridere di gusto tenendosi la pancia. Gli diedi la schiena e affondai la faccia nel cuscino totalmente in imbarazzo. Mio Dio però, che fisico da Dio greco aveva?! Poi sentii le sue braccia intorno al mio corpo e la sua faccia sepolta tra i miei capelli. Iniziò a darmi dei baci giocosi sul collo facendomi rabbrividire. Ad un certo punto sentii le sue mani stringermi i fianchi e mi ritrovai stesa sopra di lui. -Ti fa così tanto imbarazzo vedermi così?- chiese sorridendo tra i miei capelli. Avevo seppellito la faccia nel suo collo, si stava così bene, andavamo perfettamente ad incastro. -Ti sei mai visto alla specchio?- chiesi retorica. Sentii chiaramente la sua bocca stendersi a contatto con la mia testa -Quindi mi trovi attraente?- -Ti rifaccio la domanda: ti sei mai guardato allo specchio?- ridacchiò leggermente -Non esaltare troppo il tuo ego, credo sia abbastanza grande di suo- dissi sorridendo. In compenso il rossore era diminuito. Inspirai profondamente il suo odore e mi rilassai completamente sopra di lui, non sembravo pesargli.
Dopo non so quanto tempo, sospirò pesantemente e disse:-Dovremmo scendere- sospirai anche io, ma non accennai a muovermi. -Forza- disse tirandosi sù e trascinandomi con lui. -Guastafeste- borbottai sorridendo, mi metteva sempre di buon umore. Mi prese il mento e lo alzò per avere le mie labbra a portata. Si abbassò piano piano e premette le sue labbra sulle mie. Quando si staccò disse la frase più bella che potessi sentire:- Ti amo- toccai il suo naso con il mio, gli diedi un altro bacio a fior di labbra e dissi anche io:- Ti amo- poi uscii dalla camera e andai nella mia per cambiarmi anche io.
Dopo colazione mi passò sotto mano il giornale al quale, all'inizio non degnai nemmeno di uno sguardo poi scorsi con la coda dell'occhio la parola Austro-Ungarico. Zittii Jaime che stava dicendo del matrimonio di sua sorella e lessi il titolo -Mio Dio!- esclamai. Jaime venne dietro di me e lesse ad alta voce -L'Impero Austro-Ungarico ha dichiarato guerra alla Serbia. Iniziano gli schieramenti.- -siamo in guerra- dissi -siamo in guerra- ripeté lui. -Adesso stiamo a vedere cosa farà il consiglio d'Italia- -Jen?- -Mmh?- dissi -Se l'Italia si schiera con l'Austria, noi saremo nemici- lo guardai senza rispondere. Cosa avrebbe implicato essere nemici? Ma soprattutto, mi avrebbero obbligato a lasciarlo? Credo sarei andata in un posto sperduto piuttosto che lasciarlo. -Accendi la radio, vediamo che dice- dissi. La radio diceva le stesse cose che avevamo intuito: l'Austria aveva mandato un ultimatum alla Serbia, con il quale il colpevole dell'omicidio dell'arciduca doveva essere consegnato alle guardie che avrebbero poi provveduto a giustiziarlo. La Serbia ha rifiutato l'ultimtum e la guerra è scoppiata. La Russia si era alleata con la triplice Intesa cioè, in teoria, i nostri nemici, tra cui Inghilterra e Francia. Il patto che ci vincolava all'Austria era solo in caso di attacco subito e non di dichiarazione di guerra, quindi c'era una piccola speranza che l'Italia, prima o poi non dovesse entrare in guerra. C'era solo da aspettare e vedere cosa decidevano i ministri e il re.
La mattina e il pomeriggio passarono relativamente veloci, siamo stati per tutto il tempo abbracciati, ognuno perso nei propri pensieri. Credo fosse preoccupato per una nostra possibile divisione, di quello che potrebbe comportare se i nostri due stati dovessero dichiararsi guerra. Per stare insieme, dovremmo scappare, non mi permetterebbero mai di stare insieme ad un nemico, soprattutto i partiti d'estrema destra. Il rumore della porta che si apriva, attirò la mia attenzione, facendomi alzare, seguita da Jaime. Mio padre fece il suo ingresso, guardandosi intorno, spaesato. -Padre!- dissi sollevata, non avevo avuto più sue notizie, e sa da una parte ero tremendamente arrabbiata con lui per quello che aveva fatto, da una parte, ero anche sollevata che stesse bene. Gli andai in contro e chisi:- Dove siete stato?- Jaime rimaneva guardingo dietro di me. -Jen!- esclamò mio padre. Poi mi abbracciò forte, io rimasi per un attimo immobile, sorpresa dalla sua reazione. -Oddio, mi dispiace tantissimo Jen! Non dovevo...ho provato ad annullare tutto, ma non ci sono riuscito...adesso tu...- disse iniziando a balbettare, preso dall'agitazione e dalla preoccupazione. Mi staccai e proposi:- Andiamo a sederci, faccio preparare un thè caldo.- lo accompagnai sul divano e feci cenno a Jaime di andare a dire tutto alle cameriere. -Con calma, ditemi, dove siete stato?- mi faceva pena, sembrava ridotto male, come se avesse passato intere notti senza sonno. -All'inizio, ero andato dai Malcolm a provare ad annullare il contratto, ma non ci sono riuscito, mi dispiace tanto Jen- disse prendendomi una mano -Andate avanti- risposi sospirando, credevo di essere un pò troppo dura con lui, però non riuscivo a farne a meno -Poi un pò di giorni fa, mi hanno convocato al Consiglio per la questione dell'Austria. Sai vero che ha dichiarato guerra alla Serbia?- annuii. Intanto Jamie arrivò col thè. -Grazie- disse mio padre, quando glielo porse. -Di niente- rispose lui. -Abbiamo deciso, per il momento, di non entrare in guerra, l'Italia non è assolutamente pronta per la guerra- si vedeva che era stanco, non ne poteva più. -Va bene padre, che ne dite di un bel bagno e un po' di riposo?- chiesi -Jen, davvero, ho combinato un casino, mi dispiace tantissimo, ti prego perdonami, io, non so cosa mi sia preso.- -va bene padre, va bene- dissi stringendogli la mano che aveva precedentemente preso. Poi lo accompagnai in camera, e lo lasciai in balia delle domestiche. Jamie mi seguiva silenzioso come un'ombra. Davanti alla porta della mia camera mi girai e lo tirai a me, posando le labbra sulle sue, ne avevo bisogno. Lui ricambiò subito il bacio, approfondendolo. Quando ci staccammo, nel silenzio del corridoio, si sentivano solo i nostri respiri affannosi. -Notte- disse dandomi un bacio sulla fronte, poi fece per andarsene, ma lo presi per un polso e dissi senza pensare:- Resta con me- lui mi guardò, imperscrutabile -Sei sicura?- chiese. -Ti prego- dissi sussurrando. Accarezzandomi una guancia disse:- Metto il pigiama e arrivo- gli diedi un altro bacio e lo lasciai. Mi cambiai rapidamente e mi buttai sul letto, faceva seriamente troppo caldo per stare sotto le coperte. La porta si aprí di poco e Jamie entrò. La richiuse senza fare il minimo rumore e si appoggiò alla porta, fisso a guardarmi, io ricambiai lo sguardo. Questa volta portava una camicia a maniche corte invece di stare a petto nudo. Peccato.
Poiché non si muoveva, mi alzai e andai verso di lui. Mi fermai a pochi centimetri, ma non lo toccavo con nessuna parte del corpo. Mi prese per i fianchi e mi attirò a sé e mi baciò con passione, come non aveva mai fatto. Gli cinsi il collo con le braccia, senza staccarmi. Iniziò ad avanzare verso il letto e le mie mani scesero sui bottoni della sua camicia, cominciando a sbottonarli, uno per uno. Non sapevo cosa stavo facendo, ma qualsiasi cosa fosse, mi piaceva. Cominciai ad accarezzargli il petto scolpito, ormai scoperto. La sua camicia finí per terra, non sapevo chi era stato a toglierla, se io o lui stesso. Poi, come se tutto rallentasse, i baci divennero più dolci, più intrisi d'amore e non solo di passione. Non so quanto tempo era trascorso quando ci staccammo, so solo che avevamo tutti e due le labbra rosse e gonfie per i baci che ci eravamo scambiati e che lo amavo più che mai.My space!!
Mi dispiace di non aver aggiornato, ma purtroppo, ultimamente sono molto impeganta.... Cercherò di aggiornare più o meno una volta a settimana, di solito il mercoledì... Grazie per l'attenzione!! Baci!!!
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Non arrendersi mai {IN REVISIONE}
ChickLitJennifer, ragazza diciassettenne, figlia di un membro del Consiglio dell'Italia, al servizio di Giolitti, una sera per caso, incontra un ragazzo, di quelli da togliere il fiato con uno sguardo, quelli che lei potrebbe definire "principi azzurri". Do...