Jennifer's pov
Ero assurdamente felice, oltre a confusa, non sapevo se alla fine del suo discorso, quello che voleva dire era quello che avevo detto io, ma resta il fatto che quel momento mi era sembrato quello giusto per dire tutto. Non so, forse era stata la sua difficoltà con le parole, o forse la sua collera dovuta alla preoccupazione, so solo che le parole erano uscite dalla mia bocca quasi involontariamente. Adesso avevo un po' paura della sua reazione, ma non potevo tornare indietro. Da parte sua, non sentivo nemmeno un respiro, così, titubante, alzai lo sguardo su di lui. Dapprima il suo sguardo era sorpreso, gli occhi gli brillavano, risplendevano di qualcosa che assomigliava alla gioia, ma non era la felicità, era qualcosa di più. Poi le sue labbra si aprirono in un sorriso sincero, che piano piano, si trasformò in una risata di divertimento mista a gioia -Hai detto in due parole tutto quello che cercavo di dire io- La mia bocca, già aperta in un sorriso, si aprì ancora di più. Tuffai le mie braccia attorno al suo collo e lui , senza esitare, ricambiò l'abbraccio. Affondai la faccia nel suo collo, respirando il suo profumo diventato ormai familiare. Incominciai a ridere anche io dalla felicità. Si scansò un po' solo per guardarmi negli occhi, sembravamo anzi eravamo felici come due bambini la mattina di Natale. Le sue labbra si appoggiarono nuovamente sulle mie, con delicatezza. Ogni tanto ci staccavamo solo per riprendere fiato, e quando lo facevamo, sorridevamo, mentre le labbra si sfioravano. Piano piano, il bacio, divenne più profondo, mi mordicchiò il labbro inferiore, facendomi provare sensazioni a me sconosciute. Mi ritrovai, non so come, stesa sul letto, con lui sopra di me che si teneva con gli avambracci per non pesarmi, eravamo praticamente attaccati, una mia mano,giocava con i suoi capelli e l'altra gli accarezzava le guance, con delicatezza, quasi a volermi imprimere nella mente tutto il suo viso, gli zigomi pronunciati, l'arco delle sopracciglia, le ciglia lunghe, le labbra. Ad un certo punto, dopo quelle che credevo fossero ore, ci staccammo. Avevamo tutti e due, i respiri corti e veloci, la sua fronte era appoggiata sulla mia, una mano, mi accarezzava il viso e l'altra reggeva il suo peso. Prese un grande respiro prima di togliersi da sopra di me e mettersi su un fianco, guardandomi. Prese a tracciare un percorso con le dita, che partiva dagli zigomi, al naso, e continuava verso le palpebre, ormai chiuse. La sue dita erano delicatissime, come se a tracciare i contorni del mio viso fosse una piuma. Ripassò di nuovo sul naso, dall'alto verso il basso, andando a finire sulle labbra, tracciandone il contorno. Mi sfuggì un piccolo sospiro, qui dentro, sembrava tutto facile e spensierato, ma sapevo che appena sarei uscita da quella porta, una bufera si sarebbe abbattuta su di me, per prima cosa dovevo affrontare mio padre. -A che pensi?- chiese Jaime. Mio padre lo aveva veramente fatto stare con me, per tutto questo tempo? -A mio padre- Lui fermò di colpo la mano e irrigidì le spalle. Poi riprese il suo percorso. -Ah- disse semplicemente -Jaime, sai qualcosa?- chiesi ancora ad occhi chiusi. -Cosa te lo fa pensare?- chiese lui, con voce innocente -Davvero mio padre ti ha fatto restare qui per tutto questo tempo?- chiesi invece -E' stato un po' duro da convincere, ma alla fine me lo ha permesso- disse. -Jaime dov'è mio padre?- se pensava che mi sarei bevuta quella scusa, era sulla strada sbagliata. Lui non rispose a questa domanda. Sospirai sonoramente e dissi:- Non mi costringere ad andarlo a chiedere alle domestiche- Sospirò anche lui e disse:-Non so dove sia tuo padre- Aprii gli occhi e gli rivolsi l'occhiata più scettica che sapevo fare. -Per favore, non sono in vena di scherzi- -Jen, veramente, non so dove sia. Dalla notte in cui tu...- si fermò un'attimo per schiarirsi la voce, distogliendo lo sguardo da me - la notte in cui tu sei stata ritrovata, è scomparso- disse, poi riportò gli occhi su di me. -che?- chiesi con un filo di voce, incredula. Non aveva senso, doveva essere per forza una bugia! Ma cosa ci ricavava Jaime a mentirmi? -Perché?- dissi più a me stessa che a lui. -A proposito, un po' di giorni fa è passato un ragazzo, più o meno della nostra età, forse poco più grande, alto, biondo, occhi quasi neri- alzai gli occhi di colpo su di lui -Dalla tua faccia deduco che il tizio non ti sia nuovo- Che voleva Jeremia ancora? -Che voleva?- chiesi -Aveva chiesto di vedere te e tuo padre, non mi ha voluto dire il motivo. Gli ho detto che non c'eravate nessuno dei due, e per un certo senso non era una bugia. Ha cominciato a dire che stavo mentendo e che tuo padre doveva rispettare i patti, diceva che sarebbe dovuto venire lui con te entro una settimana, alla Rocca Rossa?- disse incerto -Non so, una cosa del genere, non ricordo, ah giusto, ha detto anche che se non vi presentavate, sarebbe venuto lui, e le conseguenze sarebbero state gravi, a quel punto gli ho chiuso la porta in faccia. Credo sia un pazzo.- cominciavo davvero a sentirmi male, non poteva essere, non poteva assolutamente essere! Cosa sarebbe successo adesso? Sarebbe venuto qui? -Jen! Jennifer! Mi senti? Ehi? Stai bene?-chiese preoccupato Jaime, molto probabilmente perché ero sbiancata -No- -Cosa?- chiese preoccupato -No, non sto bene e non va bene per niente, è un casino!- sbottai. Mi alzai di scatto, non facendo caso al giramento di testa, ed iniziai a camminare per la stanza mettendo le mani nei capelli. Cosa potevo fare, adesso, contro quel pazzo psicopatico?! Adesso, che non sapevo nemmeno dove era mio padre! Almeno se ci fosse stato lui, l'avrei potuto convincere a non far valere più quel maledetto contratto, ma lui non c'era! Maledizione! Il mio cervello lavorava freneticamente, mentre pensavo ad una soluzione plausibile per risolvere questo problema. Jaime venne accanto a me e mi abbracciò mettendo il mento sulla spalla, l'effetto calmante entrò subito in circolo. -Tranquilla ok? Troveremo un modo, anche se non so a cosa, troveremo un modo, insieme.- -va bene- risposi affondando la testa nel suo collo -magari perché non inizi col raccontarmi cosa diavolo sta succedendo?-
My space!!
Grazie davvero davvero grazie per le milleduecento e passa visuallizzazioni!!!!!!!!!!!!!
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Non arrendersi mai {IN REVISIONE}
ChickLitJennifer, ragazza diciassettenne, figlia di un membro del Consiglio dell'Italia, al servizio di Giolitti, una sera per caso, incontra un ragazzo, di quelli da togliere il fiato con uno sguardo, quelli che lei potrebbe definire "principi azzurri". Do...