Jennifer's povEra quasi l'alba, il sole stava iniziando a tingere il cielo di un tenue rosa, la luce si intravedeva nella foresta. Ci fermammo nei pressi di un piccolo laghetto, i cavalli si disetarono e anche noi. Jaime era pallido, ma nonostante le mie proteste diceva che stava bene, che forse era solo un pò di influenza. Non mi diede modo di ribattere, così lasciai perdere. Riprendemmo quasi subito il cammino, e non ci fermammo fino a sera, di nuovo nei pressi di un altro laghetto, un pò più grande del precedente. Sembrava tutto calmo, quasi finto, le acque non avevano quasi mai increspature, solo qualcuna quando le ranocchie vi saltavano, la notte era stellata, potevo distinguere alcune costellazioni come il Sagittario o Cassiopea. Mi piaceva osservare le stelle, il cielo, così vicino, ma così inarrivabile, non lo toccheremo mai. Certo per me, la notte significava buio, dolore, tenebre, più la notte scendeva, più pensavo che la speranza svanisse, poi quando il sole sorgeva, ritornava. Un processo lento ma inesorabile, perché nella vita di tutti, ci sono alti e bassi, momenti in cui dici 'non ce la posso fare' ma poi vai sempre avanti in un modo o nell'altro, periodi di buio alternati alla luce quindi alla felicità e alla spensieratezza. Un ansimo mi distolse dai miei pensieri. Mi voltai di scatto verso Jaime, che sembrava spettrale alla luce della luna. Corsi, per quanto mi permetteva il vestito lacero da lui, appoggiato completamente ad un albero. Aveva il viso contorto dal dolore, il braccio premeva sulla spalla destra, si mordeva il labbro. Lo feci appoggiare a me e lo portai sulla riva del laghetto. Mi morsi anche io forte il labbro, tanto da sentire un sapore metallico in bocca, non sapevo quanto era grave, ma dal suo stato una ferita superficiale non poteva essere. Si mise seduto, e io gli tolsi il mantello gettandolo a caso, mi tolsi in tutta fretta anche il mio, che mi era solo d'impiccio.
-Dove?- chiesi agitata, sapevo cosa fare in caso di un proiettile, me lo avevano imparato, ma non avevo ne gli attrezzi necessari per curarlo, ne altro per anestetizzarlo.
-Schiena- rispose sibilando.
Tolsi giacca, trovando subito il punto in cui era stato ferito, perché la camicia era era madida di sangue poco sopra la scapola destra, con un forellino. Ironico che una cosa così piccola potesse creare tanti danni. Tolsi la camicia il più delicatamente possibile, la schiena era piena di sangue, dovevo fermare l'emorragia e trovare qualcosa per estrarre il proiettile, molto probabilmente ancora nella carne, il colpo non doveva aver preso la scapola. Strappai un due pezzi al mantello, uno lo premetti forte, l'altro lo legai da davanti sopra la ferita, per fermare il sangue, quando strinsi il nodo, lui gemette.
-Lo so, scusa- dissi. -Dové la cittadina più vicina?- gli chiesi mentre lo facevo stendere...
-Continua sul sentiero, dovresti arrivare fra poco.- disse a denti stretti.
-Torno subito- dissi prendendo i soldi e salendo a cavallo, spronandolo a correre sempre più veloce. Dopo quelle che a me sembrarono ore, arrivai al villaggio, irruppi in una taverna guadagnandomi sguardi curiosi. Presi due bottiglie di alcool e chiesi se aveva qualcosa per curare delle ferite profonde. Alla fine uscii dalla locanda con garze, filo, ago e alcool in una borsa. Mi avveturai di nuovo nella foresta, sperando di non perdermi. Lo trovai disteso come lo avevo lasciato.
-Sono qui- dissi inginocchiandomi a fianco a lui. Gli avrebbe fatto sicuramente male, molto male.
-Farà male, na devi farmi un favore- gli dissi prendendogli la testa e guardandolo negli occhi, consapevoli. Annuì appena.
-Non devi lasciarti andare, mai, finché non te lo dico io, va bene? Non devi chiudere gli occhi! Devi restare con me!- dissi con urgenza, sentivo il battito diventare sempre più debole, stava perdendo troppo sangue. Presi l'alcool, come disinfettante e me lo versai sulle mani dopo avergli tolto i pezzi di stoffa sulla schiena. Strappai un'altro pezzo di stoffa e lo imbevvi d'acqua, pulendogli la pelle intorno alla ferita, era molto brutta.
-Pronto?- dissi prendendo la bottiglia di alcool per disinfettare le ferita. Lui annuì debolmente.
-Al mio tre, uno...due...- e versai senza il tre, avrebbe fatto meno male. Lui strinse forte i pugni, urlando.
-Shh, va tutto bene- dissi accarezzandogli i capelli.
-Ricordi la promessa che mi hai fatto?- lui annuì ancora.
-Bene, è tempo di mantenerla.- continuai. Poi presi l'alcool e ne bevvi un sorso, mi serviva, stavo male anche io a vederlo così, avevo paura di non fare in tempo e che anche lui potesse abbandonarmi.
-Forza, andrà bene- dissi più a me stessa che a lui.
Con una mano allargai un pò la ferita, e con l'altra provai a far uscire il proiettile. Jaime non mi rendeva le cose semplici perché si dimenava, urlando, ci si mettevano anche le mie mani tremanti, no, non andava per niente bene. Alla fine, non so nemmeno io come, lo tirai fuori. Le mie mani erano rosse di sangue. Jaime ormai era sfinito.
-Ho quasi finito- dissi, riprendendo l'alcool e disinfettandogli di nuovo la ferita. Gemette ancora.
-Mi dispiace- dissi.
Iniziai a mettergli i punti, se così si potevano definire. Alla fine gli ripulii la schiena dal sangue e fasciai la ferita. Era stremato. Stesi il mantello e lo stesi sopra. Gli portai un pò d'acqua, poi lavaia sua faccia, piano, con delicatezza, sotto il suo sguardo. Dopo un pò sentii il suo cuore che ritornava a battere più forte e mi tranquillizzai, di poco ma mi tranquillizzai.
-Ho finito- dissi accarezzandogli una guancia, lui annuì ancora.
-Grazie- disse con voce flebile. Mi chinai e gli diedi un bacio, restando ferma sulle sue labbra. La consapevolezza di essere andati così vicini a perderlo si era abbattutta su di me, non avrei potuto sopportare di perdere anche lui, non stavolta. Avevo ancora bisogno di convincermi che lui era qui, con me, che non sarebbe andato via.
-Sono qui- disse lui sulle mie labbra, quasi leggendomi nel pensiero.
-Puoi dormire adesso- dissi staccandomi e baciandogli il naso. Non se lo fece ripetere due volte e si addormentò all'istante. Più tardi, mentre mi ripulivo dal suo sangue, pensavo a cosa avrei provato se l'avessi perso. Avevo già perso mia madre e mio padre, avevo perso anche Marabella, per me lei era morta, non potevo perdere anche lui, non me lo sarei mai perdonato. Fino a quel momento, lui mi aveva sempre prottetto, da adesso, toccava a me proteggerlo.My space!!!!
Hola! Mi dispiace se sono sparita e non ho aggiornato, ma tra esami e una nuova arrivata in famiglia, cioè una cucciola di cane di quattro mesi molto pestifera, non ho avuto tempo nemmeno per dormire, letteralmente perché alle 4:00 di notte ci svegliava!! Finalmente adesso sono libera da impegni, il cane si è ambientato e pubblicherò regolarmente una volta a settimana, il mercoledì o il giovedì!!
Bye!!!!
Kisses & hugs!!!!
Occhi_diversi
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Non arrendersi mai {IN REVISIONE}
ChickLitJennifer, ragazza diciassettenne, figlia di un membro del Consiglio dell'Italia, al servizio di Giolitti, una sera per caso, incontra un ragazzo, di quelli da togliere il fiato con uno sguardo, quelli che lei potrebbe definire "principi azzurri". Do...