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Avevamo passato l'intera mattina seduti sul letto, con la schiena poggiata sulla testiera, l'uno accanto all'altra, il suo braccio mi cingeva la vita ed io avevo appoggiato la testa sulla sua spalla. Mi aveva ascoltata senza fiatare per quasi tutto questo tempo, e in un certo senso gliene ero veramente grata, avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno. Ora, eravamo in silenzio, entrambi persi nei propri pensieri. Dovevamo trovare una soluzione al più presto, mio padre sarebbe stato utile, ma non si sapeva dove si era andato a cacciare. Ad un certo punto, Jaime mi abbracciò più forte e mi diede un bacio sulla tempia, poi mi chiese:- Hai fame?- mi venne da ridere -Perché ridi?- disse guardandomi confuso -Perché con tutto quello che sta succedendo, tu pensi al mio stomaco!- poi mi alzai e vidi come ero vestita. -Ehm, potresti uscire?- lui mi guardò con un sorrisetto malizioso -Perché? Si sta tanto bene stesi sul letto!- Sbuffai alzando gli occhi al cielo. Possibile che i maschi non crescano mai?! Lo presi per un braccio e cominciai a tirarlo -E cammina!- dissi, mentre provavo in tutti i modi a smuoverlo, ma niente era peggio di un masso. Intanto lui se la rideva. Quando mi arresi, non senza rimpianto, lo guardai mentre si sbellicava dalle risate, possibile che fosse così maledettamente bello anche quando ero arrabbiata con lui? Mi andò a finire l'occhio sulla caraffa sul comodino, dovevano averla portata per me. La presi velocemente e rovesciai tutta l'acqua che conteneva sulla testa di Jaime. Stavolta fu il mio turno di ridere, davanti alla sua espressione esterrefatta. Avevo bagnato anche tutto il letto attorno a lui, ma quello era l'ultimo dei miei pensieri. Lui alternò lo sguardo da me al suo corpo ormai fradicio, evidentemente doveva esserci più acqua del previsto nella caraffa. -L'hai voluto tu- disse e poi mi ritrovai sulla sua spalla a testa in giù, mentre lui usciva a grandi passi dalla stanza e si dirigeva verso il bagno. -Jamie ci possono vedere!- dissi tra una risata e l'altra. Entrò nel bagno e chiuse la porta dietro di sé. Si diresse verso la vasca aprendo il rubinetto. Mi fece scendere dalle sue spalle, ma non mi lasciò andare, anzi, mi mise dentro la vasca con l'acqua aperta, iniziando a bagnarmi tutta. -No!- urlavo mentre ridevo. Lui rideva con me. Mi misi di colpo seduta per terra, con le gambe stese, trascinando lui con me, l'acqua arrivava più o meno a metà vasca. Eravamo tutti e due completamente bagnati, mentre ridevamo. Poi, mi accorsi in che posizione eravamo, e le risate vennero meno: lui era sopra di me, con le gambe che cingevano i miei fianchi, le bocche erano vicinissime, bastavano pochi centimetri e si sarebbero toccate. Il mio cuore prese a galoppare, imbizzarito, e non c'era modo di fermarlo. Evidentemente anche lui doveva essersi accorto della nostra vicinanza perché aveva smesso di ridere e aveva il respiro leggermente affannato. I suoi occhi erano puntati sui miei, poi scesero sulle mie labbra. Cominciò ad avvicinarsi piano piano, millimetro dopo millimetro e l'attesa stava diventando snervante. Poi, finalmente, le sue labbra furono sulle mie, calde e morbide, la sua mano si staccò dall'acqua e cominciò ad accarezzarmi col pollice le guance, bagnandole ulteriormente. Picchiettò con la lingua per chiedere accesso alla mia bocca, la schiusi leggermente, lasciandolo entrare, le nostre lingue scivolavano l'una sull'altra lentamente, con calma, non avevano fretta di esplorarsi. Poi morse leggermente il mio labbro inferiore, facendomi provare come una scossa per tutto il corpo. Troppo presto si staccò da me, appoggiando la fronte sulla mia. Sorrise e disse:-Ti amo- Sorrisi anche io e lo ritirai a me, ricominciando a baciarlo. Dopo non so quanto tempo, ci staccammo e ci alzammo, tutti e due grondanti d'acqua. -Adesso come farai con i vestiti?- chiesi sorridendo come un'ebete, i suoi baci erano meglio della cioccolata. -Ti sei scordata che ho vissuto in casa tua per due settimane?- disse ironico sorridendo come me. -Giusto- Aprii la porta e mi ritrovai Marabella con il pugno alzato, pronta a bussare. Mi guardò dalla testa ai piedi con gli occhi sgranati -Oh santo cielo! Ma cosa hai combinato?!- chiese con gli occhi fuori dalle orbite -Marabella- disse Jaime dietro di me alzando la mano in segno di saluto per poi metterla sulla nuca imbarazzato. Lei alternò lo sguardo da me a lui varie volte senza proferir parola. -Che stavate facendo lì dentro insieme?- chiese sospettosa, lei era una di quelle che seguiva le regole senza mai infrangerne una, e una cosa del genere era abbastanza inammissibile per lei, io ero quella più spericolata e libertina, lei quella ragionevole e perfetta. -Un bagno- risposi con un sorriso da orecchio a orecchio -Un bagno- disse scettica e incredula -Vestiti- aggiunsi -Vestiti- ripeté lei con lo stesso tono. -Certo, come no, e io sono l'erede al trono d'Inghilterra.- -Perché non potresti esserlo?- chiesi con tono innocente e Jamie mascherò con un colpo di tosse una risata. Ci guardò esasperata poi disse:-Questa ve la faccio passare, la prossima non fatevi scoprire.- poi cambiò espressione con una felice:- Comunque sono felice di vedere che stai bene e che sei ritornata fra noi- disse, gli sorrisi in ricambio e risposi:-Anche io sono felice di essere tornata, l'aldilà non è poi così divertente.- scosse la testa e si avviò verso le scale. Si girò di scatto e disse:- Ah, è pronto il pranzo, quando volete- e ricominciò la sua discesa. Mi girai verso Jaime e scoppiai a ridere con lui -Rispetta sempre le regole vero?- chiese, annuii in assenso. -Forza, vai a cambiarti- disse spingendomi verso la mia camera. -Ah, non entri?- chiesi. -No no, mi è bastata la prima esperienza- disse e mi lasciò entrare. Chiusi la porta e mi asciugai e mi cambiai velocemente, legando i capelli bagnati in una coda temporanea. Quando uscii, lo trovai appoggiato al muro di fronte la mia stanza, si era cambiato, ma i capelli, resi ancora più scuri dall'acqua, gli ricadevano sulla fronte senza un senso, eppure riusciva ad apparire perfetto. Sembrava un Dio greco, con le braccia e le gambe incrociate, con il riflesso della luce che entrava dalla finestra e faceva cambiare il colore agli occhi. Si voltò verso di me, e sorrise. -Andiamo?- disse mentre mi offriva la mano, che accettai volentieri. Scendemmo le scale mano nella mano, ed io non riuscivo a togliermi dalla faccia il sorriso.

Il pranzo passò velocemente, non facevamo che ridere, ci raccontavamo aneddoti successi quando eravamo piccoli, i nostri gusti, tutto. Scoprii che eravamo più diversi di quanto pensassi, avevamo gusti totalmente diversi, però stavamo benissimo insieme, ci capivamo al volo, senza il bisogno delle parole, bastava uno sguardo. E così passò tutto il giorno, era riuscito a farmi smettere di pensare a tutti i problemi. Marabella ogni tanto ci veniva a controllare e noi ce la ridevamo sotto i baffi. La notte Jamie dormì nella camera degli ospiti, sotto stretta sorveglianza della mia amica, ma riuscì comunque a rubarmi un bacio prima di andare a dormire. Questa era stata decisamente una delle più belle giornate della mia vita.

29 Luglio 1914

Mi svegliai col sorriso, pensando di sgattaiolare nella camera degli ospiti e così feci, aprii piano la porta, senza emettere nessun rumore e in punta dei piedi mi diressi verso di essa. L'aprii pochissimo, quel tanto per vedere in che posizione era Jaime, stava dormendo, ed era adorabile, sembrava un angelo arrabbiato, aveva un piccolissimo broncio mentre dormiva, le spalle si sollevavano ritmicamente sotto la coperta, era girato su un lato, con un braccio sotto la testa e l'altro sotto la trapunta leggera. Involontariamente alla vista di quello spettacolo, sorrisi. Mi avvicinai di soppiatto, mentre lui si girò sulla schiena facendo scivolare un po' la coperta, scoprendo il suo petto nudo, diventai rossa come un peperone a tale vista, si, decisamente era un Dio greco. Andando contro a tutto quello che mi avevano insegnato, mi sedetti piano sul letto e lo toccai piano sulla spalla , lui aprì piano gli occhi e mi fissò confuso -Che succede?- chiese con voce arrochita dal sonno. Scossi la testa e dissi sussurrando -Niente, ho solo pensato di farti compagnia, Marabella ha smesso di fare la guardia- Lui sorrise e si scansò un pochino -Ce li hai i pantaloni vero?- chiesi nel totale imbarazzo. Lui rise leggermente ed annuì, la luce che gli brillava negli occhi era giocosa, e con i capelli arruffati gli occhi luminosi e la bocca sorridente, sembrava ancora più bello di sempre. Sollevò un po' la coperta per invitarmi a stendermi, offrendomi un bellissimo scorcio dei suoi addominali, bello spettacolo, soprattutto di prima mattina. Mi stesi e lui mi cinse con le sue braccia, avvicinandomi e stringendomi al suo petto. Lo sentii sospirare tra i miei capelli, e poi disse:- Buona notte, anzi buon risveglio- per poi ripiombare nel sonno. Sorrisi alla sua pigrizia, però avvolta dal calore confortante del suo petto mi riaddormentai anche io.

Non arrendersi mai {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora