8 Agosto 1916Eravamo andati avanti, non ci eravamo fermati solo per riposare e mangiate. Non sapevo nemmeno dove eravamo diretti, ma mi fidavo di Jaime. Avevo ricominciato a parlare, non molto però meglio di niente era, non che prima fossi una gran chiacchierona! Avevamo costeggiando e attraversato gli appennini per molto tempo, che ora avevano ceduto il posto ad un'enorme pianura, che si estendeva fino a non vederne la fine. I prati erano verdi e rigogliosi, delle coltivazioni si poteva dire lo stesso, il cielo splendeva, però, all'orizzonte, si poteva vedere un cielo molto grigio, carico di tempesta. A confermare la mia ipotesi, un lampo planò a terra e dopo qualche secondo si scatenò un fragoroso tuono. I cavalli si imbizzarrirono un pò, ma niente di incontrollabile.
-Sarà meglio trovare un riparo- disse Jaime, osservando il temporale che si avvicinava. Iniziammo a galoppare, con il vento che iniziava a farsi più evidente. Arrivammo ad una piccola città, dove andammo nel primo albergo che trovammo libero, evidentemente non eravamo gli unici ad avere avuto l'idea di ripararci durate la tempesta. Come ogni notte, le camere prenotate furono due, Marabella non parlava più di tanto, solo se le veniva chiesto, ma credevo fosse normale dopo quello che aveva visto, per questo mi sorprese, quando insistette tanto per avere una camera ai piani più alti, ma che ci potevamo fare? Ogni donna ha le sue esigenze particolari! Ci dirigemmo nella nostra camera, al quarto piano, che aveva addirittura un bagno dove lavarsi, si, assolutamente, mi mancava la città. Non ero mai stata una di quelle ragazze smaniose di vedere il mondo, io stavo bene a casa mia, con un libro in mano.
-Vai tu a fare il bagno?- chiese Jaime tranquillamente.
-No, tranquillo, vai tu- dissi sorridendogli leggermente, dopo tutto quello che aveva fatto, se lo meritava di rilassarsi per primo. Conoscendolo stava per ribattere, ma mi alzai velocemente e lo spinsi dentro, chiudendogli la porta alle spalle.
-Le gambe ce le ho!- disse scherzando. Scossi la testa divertita, poi dissi:- Vado di sotto
a vedere se c'è qualcosa da mangiare!-
-Sta' attenta- disse di rimando. Alzai gli occhi al cielo per la sua smania di proteggermi. Andai tranquillamente di sotto e presi qualcosa da mangiare sia per me che per Jaime e ritornai sopra. Lo trovai intento a togliersi l'acqua dai capelli, con solo dei pantaloni addosso. Non aveva un fisico scolpito, aveva i muscoli giusti, però non si poteva negare che aveva la tartaruga, mentre io, la tartaruga l'avevo all'incontrario!
-Hai finito di divorarmi con gli occhi, oppure vuoi restartene lì impalata?- chiese guardandomi mentre si scuoteva i capelli un'ultima volta, mi piacevano come gli stavano, selvaggi e sparati da tutte le parti, lo facevano più giovane e provocante. Mi ridestai dal mio sogno ad occhi aperti ed arrossii involontariamente.
-Come mai sei arrossita?- chiese avvicinandosi piano Jaime.
-Ti ho portato la cena- dissi sviando l'attenzione da me e porgendogli il cibo. Dalla sua espressione, capii che aveva capito il mio tentativo di non rispondere e che ero nei guai.
-Grazie, ma non hai risposto alla mia domanda- disse prendendomi il cibo dalle mani e posandolo sulla scrivania -Il caldo, fa veramente caldo qui dentro, non lo senti anche tu...- sparai la prima scusa che mi venne in mente, abbassando lo sguardo, poi alzandolo, mi accorsi che, a parte che non credeva ad una parola, Jaime si stava divertendo un mondo. Poi mi ricordai che non avevo preso niente da mangiare per Marabella, e ritornai di sotto, ma mi fermai a metà passo, quando stavo per sorpassare la porta. All'entrata dell'albergo, Marabella, stava parlando con qualcuno, e mentre faceva questo, indicava verso di me, credendo di indicare le scale, poiché era di spalle e non poteva vedermi. Poi venne abbracciata dalla persona che non riuscivo a vedere. Quando lui, sporse il suo viso oltre la spalla di lei, quello che vidi, mi fece accapponare la pelle. I nostri occhi si incontrarono, i suoi pieni di gelo, cattiveria e soddisfazione, i miei pieni di terrore, ora capivo perché Marabella aveva insistito tanto per prendere una camera in un piano alto. Quel tradimento fece più male di una coltellata, proprio lei, che io consideravo come una sorella. La rabbia agí dentro di me, dandomi la forza di correre e raggiungere il quarto piano senza mai fermarsi. Dietro di me, risuonavano gli scalpiccii pesanti dei suoi uomini e suoi. Arrivata alla nostra camera, mi fiondai dentro e chiusi la porta a chiave. Il mio respiro affannato mi impedii di parlare per bene
-Di sotto...Jeremia...Mara...ella... traditi- Jaime venne subito verso di me, prendendomi per le guance
-Calma Jen, respira e dimmi cosa è successo!- disse con voce preoccupata ma calma. Presi un bel respiro, sentendo il mio cuore rallentare un pò.
-Marabella ci ha traditi, di sotto ci sono Jeremia e i suoi uomini- come a voler sottolineare tutto, si sentí un tonfo al di là della porta. -Siete in trappola!- urlò Jeremia. Jaime fece una smorfia, e andò alla finestra, ma ora non c'erano alberi con cui scendere ed eravamo a più o meno dieci metri d'altezza, quindi saltare era escluso. Era giunta l'ora di arrendersi? Avevo già pensato che molto probabilmente il nostro piano era destinato a fallire, ma non immaginavo così presto! Sospirai e presi Jaime per mano, lui mi guardò interrogativo.
-Se devo morire, voglio farlo con te a fianco-
-Non moriremo, per lo meno, no sta notte-
Poi mi prese il mento e me lo alzò per poter lasciare sulle mie labbra un fugace bacio. Appena ci staccammo iniziai a dirigermi verso la porta.
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Non arrendersi mai {IN REVISIONE}
ChickLitJennifer, ragazza diciassettenne, figlia di un membro del Consiglio dell'Italia, al servizio di Giolitti, una sera per caso, incontra un ragazzo, di quelli da togliere il fiato con uno sguardo, quelli che lei potrebbe definire "principi azzurri". Do...