Esistono 2 tipi di paura: quella razionale e quella irrazionale, mi sforzavo di pensare che quella che provavo in quel momento fosse una paura irrazionale...Ovviamente mi sbagliavo.
Dopo un breve corridoio ci ritrovammo davanti a un grosso portone di metallo con delle piccole finestre sbarrate, Monika tentò di guardare attraverso quelle fenditure mettendosi in punta di piedi, mise giù i talloni e scosse la testa "È troppo buio, ma non trovi che sia strano ?" , la guardai senza capire, riprese a parlare "Neanche un rumore, è strano".
In effetti non aveva senso, chiamai gli altri col walkie talkie "Ragazzi, come va ?", "Fin qui tutto bene, siamo in un corridoio lunghissimo, ci sono delle celle, sembra un carcere, vi richiamiamo dopo", la voce di Henry tremava.
Aprimmo con cautela il portone e accendemmo le luci, davanti a noi si estendeva un lungo corridoio che sembrava portasse a una stanza molto ampia. L'intero tratto era costellato da targhette numerate con corrispondente stanza, ogni porta aveva una finestrella.
Il vetro della prima porta era scheggiato, come se qualcuno avesse provato a romperlo...dall'interno.
"È la stanza 1 questa, del reparto..." cercai qualche indicazione con lo sguardo "il reparto dei malati di sé stessi, non dobbiamo entrare, andiamo avanti", Monika (come al solito) non mi ascoltò e aprí la porta.
L'odore di umidità e di cantina che fino a quel momento ci avvolgeva fu sostituito da un odore pungente e intenso...sangue...fresco.
A destra c'era una porta chiusa, probabilmente il bagno, facendo pochi passi si accedeva alla camera, era come la stanza di un ospedale solo che non c'era una finestra e il materasso del letto nel mezzo della stanza era pieno di tagli, la scrivania di fronte al letto era spoglia e polverosa. Non capivo da dove arrivasse quell'odore, Monika si avvicinó al letto e, guidata dell'olfatto, si inginocchiò per guardare sotto.
Si alzó e iniziò a indietreggiare lentamente, mi afferrò la mano e mi trascinó con sé. A causa della poca luce che entrava dalla porta aperta alle nostre spalle non vedevo molto bene ma prima che Monika mi spingesse fuori mi sembrò che una sagoma oscura stesse uscendo dal letto.
Monika chiuse silenziosamente la porta e disse sussurrando e indicando la porta in fondo al corridoio "Adesso, senza fare rumore, andiamo dall'altra parte e cerchiamo di barricare la porta", la sua mano era fredda, ghiacciata.
Arrivammo alla porta e mentre la sigillavo incastrando nella maniglia una grossa sbarra di metallo che era appoggiata al muro intravidi qualcosa muoversi nell'ombra.
Eravamo in una sala enorme, col soffitto molto alto, era illuminata da due grosse lampade al neon che proiettavano una fortissima luce fredda che sbatteva contro le lucide superfici di 2 tavoli di legno che si trovavano uno sul lato destro e l'altro sul lato sinistro del salone. In fondo alla sala, di fronte a noi, una scaletta con sopra la grande targa altri reparti. Monika mi indicó una grossa scritta che decorava la nuda parete destra della stanza: area ricreazione, chiamai gli altri.
Solo segnali di interferenza e vago brusio,"Qualcuno mi sente ?" bisbigliai al walkie talkie, silenzio poi un urlo, stridulo, acuto e penetrante, la linea cadde. "Sembrava una risata" mormoró Monika.
La guardai terrorizzato, stavo per chiederle cosa avesse visto sotto il letto quando un colpo fece tremare la porta che avevo appena sigillato.
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Monika non c'è
HorrorTop100 horror 2019 L'agghiacciante storia di un gruppo di studenti che scopre le verità nascoste sull' istituto statale che frequenta, la scuola conosciuta come -L'Istituto dei Pazzi-.