Non siamo poi tanto diversi (Cap. 19)

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L'urlo di Marija mi perforó i timpani, il braccio che le avevo appena spezzato penzolava mollemente e lei lo guardava allibita mentre dondolava.
Mi girai e vidi che Lucia si era fermata e mi guardava stupita, Monika mi fissava, il suo sguardo supplicava aiuto, mi diceva io voglio vivere.
Scattai verso Lucia, l'afferrai e lanciai sul letto poi aiutai la mia amica a rialzarsi, mi guardava spaventata, forse temeva che uccidessi la sua amica oppure aveva paura di me.
La mia rabbia avrebbe trovato sfogo su Marija, avrei pensato dopo a come gestire Lucia.
Mi avvicinai lentamente all'infermiera ancora alle prese col suo braccio, era più pallida di prima, quando si accorse di me sorrise e disse "Non sei poi così diverso da noi", esitai, io non ero un assassino...Io non ero pazzo.
Marija sputó per terra e iniziò a ridere mentre il braccio continuava a dondolare, mi guardó con uno sguardo folle, gioioso e pieno d'ira allo stesso tempo: "Cosa ti ha dato fastidio? La brutta fine che ha fatto il tuo amico?", si avvicinó barcollando, si appoggiò a me e sussurró "Ha sofferto come un cane quel maledetto".
Da lì il corpo si è mosso da solo, la mente era piena di immagini di Francesco che soffriva atroci dolori, le sofferenze che immaginavo avesse provato ricadevano sul corpo di Marija, una bestia che veniva trattata come tale, la mano pesante non aveva pietà e il senno ormai non poteva fermarla. Nella testa le urla del mio amico si mischiavano col rumore del metallo che piegava la carne.
Quando finalmente il cervello riprese il controllo l'infermiera giaceva inerme in una pozza di sangue e, sono sicuro, il suo volto sporco di sangue era corrugato in un ghigno malefico.
Sarebbe stato il turno di Lucia ma non volevo altro sangue, Dio, ho sempre odiato l'odore del sangue.
La rabbia era sparita, la rossa collera placata col sangue, mi voltai verso le due ragazze, Monika mi abbracciò piangendo mentre Lucia rimase sul letto sorridendo.
Il suo sguardo mi spaventava.
"Grazie gianlu", disse la mia sventurata compagna. Già, mi ringraziava per aver ucciso una persona, l'Istituto ci stava cambiando, dovevamo andarcene.
La volontà di restare in quell'inferno era sparita, restavanano solo paura, stanchezza e sangue sulle mie mani, sangue che non sarebbe andato via.
Lucia si alzó dal letto e iniziò a singhiozzare, raccolse il coltello, e iniziò a parlare "Grazie ragazzi per essere tornati...Ma è troppo tardi, non riuscirete a scappare, loro stanno già arrivando", indicó tremando l'angolo più scuro della camera, una luce rossa brillava nell'oscurità, una telecamera...Stavano arrivando.
"Mi avevano convinto che uccidervi era la cosa giusta, ma voi avete reagito, avete lottato e non vi siete lasciati abbattere, siete incredibili ma ormai siamo condannati, apparteniamo all'Istituto".
Grosse lacrime le rigavano il volto mentre parlava, "Perdonatemi" disse a bassa voce.
Detto ciò si portó il coltello alla gola e la laceró con violenza, la tenera carne del collo si lasció trapassare facilmente dal freddo metallo,schizzi di sangue bagnarono le bianche pareti della stanza e un tiepido e nauseante odore si diffuse in pochi istanti in tutta la camera.

Monika non c'è Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora