Non ci resta che l'odio (Cap.18)

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"Un movimento e ti taglio la gola, al contrario di Ismaele io ci vedo benissimo" l'infermiera scoppió a ridere per la sua stessa battuta, nel tremare per le risa mi fece un piccolo taglio sul collo, iniziò a uscire un po' di sangue, Dio, odio l'odore del sangue.
"Luci...Cosa stai dicendo? Vuoi davvero uccidermi?", lacrime incandescenti iniziavano a rigare il volto di Monika. Lucia la guardó impassibile e rispose "Non è ciò che voglio fare, è ció che devo fare".
Senza aspettare una risposta la nuova paziente dell'Istituto si scaglió sulla mia compagna inerme brandendo il coltello maldestramente, con affondi lenti e scoordinati, se avesse voluto, Monika, avrebbe potuto disarmarla senza difficoltà ma si limitava a schivare con pigrizia, senza convinzione...Senza lucidità.
Volendo avrei potuto liberarmi, Marija era persa a guardare quell'esecuzione senza senso, avrei potuto afferrare la mazza da baseball e in pochi secondi salvare Monika ma prendere una decisione è difficile e anche la scelta più ovvia per me diventava difficile problematica da intraprendere.
Ero schiavo delle circostanze, dipendente delle scelte degli altri e in quel momento questa mia debolezza poteva trasformarsi nella morte della mia amica più cara...
Nell'inferno dantesco avrei inseguito una bandiera per tutta la vita.
La speranza non mi avrebbe portato a combattere, neanche la paura o l'istinto di sopravvivenza ma poi un'emozione, un sentimento che guida l'uomo dalla notte dei tempi si risveglió in me: l'odio, e a far scatenare tutta questa fiumana di rancore fu una cosa stupida che disse Marija, forse lo disse per ferirmi o forse per caso, per pura noia.
"Sai, il ragazzo che è stato portato all'Istituto con lei ha resistito molto di più, non è bastato neanche tagliargli una mano, rimaneva lucido nonostante le atroci torture che fino a qualche ore fa lo facevano urlare così forte che anche qui si potevano sentire".
Lo scontro procedeva monotono, Monika piangeva mentre evitava con facilità i lenti colpi di Lucia.
"Mentre lo toruravano io ero lì, piangeva e urlava ma non si dimenava, era incredibile, resisteva bene al dolore".
Francesco amava sorridere, sorrideva sempre, non l'ho mai visto triste o arrabbiato e quando aveva conosciuto Lucia al posto di soffrire di qualche depressione adolescenziale era felice di aver trovato quella giusta; quando il fisioterapista gli aveva detto che avrebbe dovuto abbandonare il calcio era venuto a casa mia per propormi di iscriverci a nuoto (sport secondo lui molto più sano); quando sua sorella venne a mancare mi disse che era in un posto migliore a vegliare su di noi...Lui era davvero incredibile, lui era più forte di tutti noi.
Il sangue cominció a scorrere più velocemente nel mio corpo, non avevo più dubbi su cosa fare, avrei ucciso Marija, poi Lucia, poi chiunque avrebbe tentato di fermarmi, avrei salvato Francesco o sarei morto provandoci, questa era la mia scelta, questo era l'odio e il dolore di qualcuno che non aveva più niente da perdere.
"Sembra che siamo arrivati a un punto di svolta, l'ultima luce si spegne" la voce di quella maledetta infermiera era un oscuro presagio, mi risvegliai dai miei pensieri, Monika era per terra, Lucia sopra di lei la guardava con occhi spenti, abbozzó un tenue sorriso; "Muori" disse.
Afferrai la mano con cui la capo reparto stringeva il coltello e la allontanai dalla mia gola"Sai Marija" dissi torcendole il braccio dietro la schiena; "non ci resta che l'odio quando l'ultima luce si spegne" poi il rumore stridulo di un osso che si rompeva e un urlo disumano.

Monika non c'è Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora