La Difesa dei Disperati (Cap. 20)

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Monika pianse per qualche minuto... O in eterno, non ricordo molto bene, io l'aspettai fuori da quella camera che ormai conteneva più morti che vivi.
Ero stanco, non c'era nulla che mi facesse andare avanti, Monika era più persa di me, la speranza si era piantata un coltello in gola e l'odio... L'odio non fa andare avanti, l'odio distrugge, l'odio fa diventare pazzi.
Mi sedetti con la schiena appoggiata al muro, Monika uscí dalla camera col volto rosso, segnato da troppe lacrime, e si sedette di fianco a me.
"È finita, vero?" mi chiese fissando il vuoto. Non risposi.
"Chissà se gli altri c'è l'hanno fatta..." disse girandosi verso di me, ricambiai lo sguardo, c'era un accenno di sorriso sul suo volto.
Non ebbi il tempo di rispondere, sentii dei passi che si avvicinavano veloci, arrivavano dal reparto fantasma che avevamo attraversato poco prima.
Raccolsi le ultime forze che avevo, con l'aiuto della mazza da baseball mi alzai, una volta in piedi tesi la mano a Monika per aiutarla a sollevarsi.
"Stanno arrivando" dissi mentre una lunga lacrima mi rigava il viso, ero stanco, se doveva finire tutto avrei opposto un'estrema resistenza, mi voltai verso il grosso portone che avevamo attraversato poco fa e come una fortezza sotto assedio mi preparavo a un'ultima eroica difesa prima di soccombere. Forse, più che eroico, ero ridicolo.
I passi svelti erano sempre più vicini.
"Monika, tu vai, trova una via di fuga" le dissi abbozzando un sorriso amaro "Io li tratterró finché posso".
"Sei un idiota, vorresti lasciarmi anche tu eh? Non te lo permetteró".
Già, nessuno deve essere lasciato solo.
I passi si fermarono davanti al portone che cominció a spalancarsi cigolando, i cardini arrugginiti tremano ma non quanto me.
Dall'oscurità del corridoio uscí un ragazzo, molto basso, coi vestiti strappati e rovinati, diavolo, era davvero troppo basso...Era Minus.
Mi corse incontro abbracciandomi, io fui in un primo momento felice e ricambiai la stretta ma poi mi chiesi dove fossero gli altri, perché era da solo?
Ci lasciammo e glielo domandai:"Mirko?Sanders?", lui guardò per terra e scosse la testa.
Mirko era morto, il mio migliore amico, che aveva paura di tutto, che probabilmente neanche voleva entrare era stato ucciso; ciò che provavo non era odio ma rimorso, se Mirko era entrato in quell'incubo è perché io lo avevo trascinato lí, io avevo ucciso Mirko.
E Sanders invece? Se erano riusciti ad abbattere quel mastino britannico noi quante possibilità avevamo?
"Minus raccontaci tutto" intervenne Monika.
Ci spiegó che superarono qualche reparto vuoto e proprio quando erano vicini a Francesco,nell'atrio delle due parti del complesso, erano apparsi dei pazzi armati di siringhe e coltelli arrugginiti, Mirko ed Henry erano stati brutalmente massacrati e lui era tornato indietro per cercare noi. Gesticolava molto mentre parlava e i suoi occhi balenavano di follia, era teso, anche lui probabilmente aveva visto cose orribili. Non ci chiese nulla di ciò che ci era successo, di Ismaele (del quale avrebbe dovuto incontrare il cadavere), di Lucia...Ma al momento non notai queste stranezze poiché ero divorato dai sensi di colpa, il cadavere di Mirko mi avrebbe perseguitato per sempre.
"Grazie per essere tornato" disse Monika tra le lacrime, Minus fece un sorriso sincero e rispose "Non vi avrei mai abbandonato ragazzi".

Monika non c'è Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora