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Frank rimase impietrito per alcuni secondi, la sua bugia era crollata, si diede dell'idiota, per una debolezza della carne si era fatto scoprire senza fatica, avrebbe potuto inventare una scusa migliore! Aveva puntato sul fatto che non fosse un segreto che all'imperatore piacesse approfittare dei suoi schiavi sotto il naso della moglie, ma ormai era troppo tardi, il momento era arrivato, doveva comportarsi da uomo e dimostrare coraggio.
«Ho portato da bere e mangiare ad alcuni cristiani che Nerone teneva prigionieri» sospirò.
«Cosa?» alzò il tono di voce e spalancò le palpebre.
Non era un buon segno, sapeva che gli avrebbe fatto qualcosa da lì a poco, abbassò la testa rassegnato e mise debolmente le braccia in avanti in segno di resa, senza neanche pensare alla sua nudità. Gerard gli prese i polsi li strinse piano facendolo sussultare, ma invece di essere aggressivo come al solito, li fece ricadere lungo i fianchi, lo schiavo alzò la testa sorpreso.
«Forse tu non sai che torture, persecuzioni o umiliazioni a quella setta sono state vietate dal nostro Senato secondo un editto ufficiale, stipulato in seguito ad una votazione regolamentare in cui ha vinto la maggioranza» disse con una calma disarmante.
«Ovviamente il nostro imperatore non era d'accordo, sappiamo entrambi quanto ami vedere il sangue scorrere».
«Io...» balbettò annuendo.
«Tu sei andato contro il volere del tuo padrone, hai sbagliato, ma Nerone ha fatto molto peggio, è andato contro il Senato, contro la legge di Roma, contro tutta la patria, non poteva compiere sopruso peggiore»
Qualcosa si accese negli occhi del tribuno che sembrava non avere un cuore, era l'amore per la patria. C'erano solo due cose a cui il tribuno Gerard teneva più della vita, la sua famiglia e la sua patria. Prima di quel momento, lo schiavo aveva colto solo il valore del primo. Sembrava essere stato ferito nel profondo, come se avesse subito un torto personale. Era straordinaria la forza dentro ai suoi occhi, era come se volesse uscire fuori e bruciare tutto, invece il suo corpo era fermo.
Frank sospirò di sollievo, forse il suo gesto non era risultato tanto terribile agli occhi del tribuno.
«Voglio sapere i dettagli schiavo, tutto» precisò.
«Nerone li tiene nei sotterranei, tiene solo gli uomini, alcuni sono vecchi... Vengono torturati e poi uccisi, nei modi più atroci... Vuole sapere dove si trova il loro nascondiglio per sterminarli tutti...» abbassò la testa pensando a quelle scene che gli passavano davanti.
«E' un folle, peggio di suo zio Caligola che aveva nominato senatore il suo cavallo» disse il tribuno.
«Una volta l'ho sentito parlare con il suo maestro, Seneca penso sia il suo nome, gli diceva che nessuna divinità potesse essere superiore a lui, nè tanto meno questo Gesù Cristo... Forse vuole lui!» spiegò.
«Impossibile, costui è morto da anni»
«Ho avuto l'occasione di parlare con loro, parlavano di lui come se fosse tra loro» sospirò Frank.
«Non conosco molto di questo gruppo di fanatici, so solo che questo Gesù veniva da Nazaret, in Palestina, ha creato vari problemi nella nostra provincia, per cui è stato crocifisso, ma dopo qualche giorno, il suo corpo è sparito dal sepolcro, non si sa che fine abbia fatto, ma secondo me sarà stato venduto a qualche mago o cose del genere».
«Deve essere stato importante... loro amano incondizionatamente senza averlo neanche visto».
«Lo so, per questo ancora oggi la situazione lì è turbolenta».
Il tribuno guardò in basso e sospirò amaramente, sembrava pensieroso. A Frank venne in mente quando lo vide per la prima volta, quando era a terra stremato per le torture.
«Mi dispiace per Mikey...» provò a dire.
Gerard alzò lo sguardo e si avvicinò sorridendo.
«Se fossi in te, invece di parlare di questioni che non ti riguardano, mi preoccuperei di più per la punizione che ti spetta Frank» Con la punta delle dita gli sfiorò un braccio, sempre mantenendo quel sorriso che faceva tremare Frank, sia di piacere che di paura.
«Apprezzo che tu abbia voluto fare un gesto nobile, ma ciò non ti risparmierà, non ti punirò per onore a quella bestia dell'imperatore, ma perchè hai mentito al tuo padrone» disse ritirando la mano.
Il suo respiro si fermò, cominciò a tremare, non sapeva se era per l''acqua che si stava asciugando sul suo corpo o per il terrore,cosa gli avrebbe fatto?
«Voglio lasciarti un segno che non scorderai mai» sorrise di più mostrando i denti
«Ma non è ancora il momento».

I giorni passavano e la paura cresceva, sentiva di stare per impazzire, ogni volta che Gerard lo chiamava era sempre una tragedia, non lo preoccupava tanto la punizione, quanto l'ansia di non sapere quando gli sarebbe stata inflitta, la sua fantasia vagava creando le ipotesi più malate, dalla mutilazione alle torture, le peggiori cose gli passavano per la mente, sapeva che il tribuno non scherzava e che non si sarebbe dimenticato, era un milione di volte più agile e forte di lui, gli bastavano pochi secondi per agire, secondi in cui la mente di Frank non sarebbe riuscita neanche ad elaborare le azioni. Gerard Way era un uomo giusto, forse troppo.

Gerard era seduto vicino al fuoco, che poco prima lui stesso aveva acceso, Frank pensò quasi di essersi immaginato la sua chiamata.
«Girati e alza la tunica»
Lo schiavo alzò le sopracciglia come se non avesse capito.
«Voglio vedere la schiena, voglio accusare Nerone di alto tradimento e mi servono come testimonianza» spiegò.
Esitante si girò e con lentezza si alzò la tunica stringendola davanti, per mostrare i segni bianchi che la crudeltà dell'imperatore gli aveva lasciato. Era ancora spessi, ma un pò meno evidenti, la lozione che il padrone gli aveva dato, aveva fatto effetto, ma quelle cicatrici sarebbero rimaste per ancora molto tempo.
Sentì le dita calde di Gerard girarci intorno con delicatezza, segnavano leggere il contorno, non sembravano quasi appartenere a lui, Frank si stava quasi rilassando, nessuno si era preso cura delle sue ferite e un pò di carezze non guastavano, chiuse persino gli occhi. La mano del tribuno vagò per un pò su quella superficie un pò cura, fino a scendere sul suo osso sacro, lì ebbe un sussulto. Con entrambe le mani aperte afferrò dai lati il bacino e lo tirò indietro, tutto il suo corpo non potè fare altro che obbedire davanti a quella prepotenza, e accovacciarsi. Sentì qualcosa di viscido cominciare a leccarlo e baciarlo, pensò di sciogliersi, quella era la lingua di Gerard, la sentiva muoversi percorrendo una strada che sembrava casuale, ma ben presto si accorse che in realtà aveva una meta precisa. Cominciò ad ansimare, mentre i palmi delle mani del padrone lo stringevano più forte, Gerard stata toccando con la punta della lingua la sua apertura, era la cosa migliore che avesse mai provato. Si mise a gemere forte appena il tribuno succhiò e leccò con più foga, stava provando un piacere indescrivibile. Per un attimo si girò e ciò che vide lo fece eccitare ancora di più, le labbra di Gerard erano seppellite dentro al suo sedere, i suoi occhi erano schiusi, con la fronte sudata e i capelli corvini attaccati ad essa, anche lui gemeva tra una leccata e l'altro e questo fece impazzire Frank ancora di più. Si chiese il perchè, ma in quel momento non importava, c'era solo quella meravigliosa lingua. Quando lo schiavo stava per cedere, il tribuno si staccò lentamente con il fiatone, diede un bacio con schiocco ad una natica.
«Ti hanno mai detto che hai un culo spettacolare?» ansimò guardandolo rapito. «Così perfetto... Così tondo... Mmh... lo mangerei» alzando la testa.
«Quasi mi dispiace» disse accarezzandolo.
Passò un secondo e sentì un forte bruciore provenire da lì, il dolore si stava velocemente diramando lungo tutto il suo corpo, ebbe la forza di urlare, una sola volta, appena il ferro incandescente poggiò sulla sua pelle pulita. Era stato un contatto di cinque secondi, che nella sua testa equivalsero a cinque ore, a fargli ancora più male fu il contatto con l'aria, era come veleno per la sua carne viva. Era come se gli avessero strappato via un pezzo di pelle, per non parlare dell'odore di bruciato che emanava, strinse fortissimo gli occhi, quasi a voler cancellare tutto ciò, ma non funzionava. A risvegliarlo fu il gelo, una violenta secchiata di acqua fredda su quel punto che adesso era troppo sensibile, anche questo gesto lo fece urlare, ma fu più pacato rispetto a prima. Strinse forte con le mani la tunica, che ormai si era ammucchiata sul suo busto piegato, si sarebbe lacerato la pelle delle mani, ma non gli importava, avrebbe fatto di tutto pur di togliersi quella sensazione. Si girò lentamente rimettendosi in piedi, facendo attenzione a non far entrare in contatto il tessuto con la pelle bruciata. Incontrò gli occhi severi ma divertiti del tribuno, a cui lanciò uno sguardo che bruciava più di quel ferro. Si mise ad osservarlo, l'asta aveva un'impugnatura di legno, che il tribuno teneva saldamente, e all'estremità c'era un simbolo che lo schiavo non distingueva perchè distorto dal calore.
«Adesso sei marchiato per sempre, prima o poi ti sarebbe toccato, è una prassi, ma se vuoi, consideralo come un impegno a non disobbeddire» disse vincitore e sorridente.
Frank si mise a tremare senza togliergli gli occhi di dosso, il tribuno si alzò con non curanza, facendo un forte rumore con la sedia, camminò fino ad arrivargli a fianco.
«Sono stato clemente, resta ugualmente bello» disse dando una rigorosa pacca sulla natica liscia.

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